A Giffoni50 sono arrivati i ragazzi di Skam Italia: Beatrice Bruschi, Filippo Turano, Ibrahim Keshk, insieme al creatore e regista Ludovico Bessegato hanno incontrato i giovani giffoner, ecco il video integrale
Un liceo romano, il sole e la spensieratezza, la pioggia e l’incertezza, una generazione che non si arrende e la libertà di essere, semplicemente: Skam Italia è vita vera, una fotografia della realtà diventata l’immagine autentica dei giovani alla ricerca costante di felicità. Alla cinquantesima edizione di Giffoni Film Festival 2020 arriva dritto al cuore, perché è la bella immagine di giovinezza a convincere i giffoner. Osservare, scrutare, vedere e poi guardare, per raccontare l’arcobaleno ma anche le tempeste che provano a offuscare la vera essenza di un’adolescenza passata tra interrogativi e insicurezze.
Le parole di Ludovico Bessegato (creatore e regista)
«Bisogna approfondire – ha raccontato il creatore e regista, Ludovico Bessegato – non fermarsi all’apparenza. C’è esigenza di confronto, di conoscenza e di uno sguardo libero dai pregiudizi. “Skam” è una storia di verità, le cose spesso sono più complesse di quanto sembrano e noi dobbiamo fermarci a guardarle da vicino». Scalciati i cliché legati all’universo dei giovani, in Skam Italia le storie dei protagonisti si intrecciano tra loro con un’intensità notevole per un viaggio di emozioni e sentimenti. Perché essere giovani non è cosa semplice e Bessegato ha provato a spiegarlo in una chiave insolita e completamente nuova. Dialoghi realistici, calati nel vissuto con una delicatezza speciale, dalla sessualità al razzismo passando attraverso le dipendenze e le fragilità: uno spaccato di vita, un mosaico di esperienze per toccare con mano quello che è e non quello che sembra.
«Tutti dovrebbero passare più tempo con i giovani – ha continuato Bessegato – Abbiamo incontrato tanti ragazzi per costruire queste storie, conoscere le cose aiuta a renderle vere ed è per questo che la fase di analisi e di osservazione è stata fondamentale. Nel corso del tempo ho sempre lasciato agli interpreti il proprio spazio, ho voluto facessero loro quelle parole e qui momenti che avremmo raccontato. Solo così avremmo ottenuto un racconto completamente vibrante, pienamente sincero». E che Giffoni da sempre ascolta e legge i giovani, Bessegato lo sa bene: «In questo posto c’è quello che serve, respirate – si è raccomandato con i giffoner – Fatevi capire, fatevi conoscere. In tutti i personaggi di “Skam”, ad esempio c’è un po’ di me e la cosa più sorprendente è stata riuscire ad arrivare a tanti adulti che hanno cominciato a guardare questo mondo dei giovani sempre super criticato con occhi nuovi».
Le parole di Beatrice Bruschi (Sana)
«”Skam” mi ha dato la possibilità di scoprire e scoprirmi – ha spiegato Beatrice Bruschi, che interpreta Sana – siamo cresciuti insieme ai nostri personaggi, ho conosciuto persone meravigliose che mi hanno aperto un mondo nuovo. La curiosità è la chiave di ogni cosa, basta davvero poco per accogliere opportunità in grado di cambiarti la vita». La sua Sana è una ragazza musulmana dall’intelligenza brillante, in conflitto tra la voglia di divertirsi e il timore di contrastare i precetti della fede islamica. «Per prepararmi a questo ruolo ho indossato il velo e ho passeggiato per le strade della città – ha continuato – Volevo percepire gli sguardi delle persone, capire cosa sentisse realmente Sana. Ho incontrato degli occhi impietositi, ma anche ragazzi che senza alcun pregiudizio mi hanno guardato come persona semplicemente» Un filo sottile ma prezioso: «”Skam” ha accorciato i tempi, sta provando a farlo. Tante ragazze che mi hanno seguita in questo percorso e che ora sono mie amiche hanno definito “Skam” una salvezza – ha aggiunto la Bruschi – ed è stata un’emozione forte, la più bella».
Le parole di Ibrahim Keshk (Rami)
Il coraggio di venir fuori, di parlare e parlarsi. Di vivere, senza l’illusione di dover necessariamente somigliare a qualcuno o qualcosa per essere veramente felici. «Il mio personaggio è un’ancora, un punto di riferimento», ha aggiunto Ibrahim Keshk, Rami nella serie. «Con una serie come “Skam”, mi sarei sentito meno solo. Certi sguardi feriscono, certe parole non possono essere cancellate». Skam, che vuol dire vergogna, punta dritto al cuore con uno specchio di storie nel quale riflettersi. Con immediatezza, con quel senso di pudore e ragione che guarda a domani. Negli episodi riconoscersi è sorridere, dare voce a fragilità e sofferenze.
Le parole di Pietro Turano (Filippo)
«Queste storie sono l’occasione necessaria per sentirsi meno soli – ha spiegato Pietro Turano, che in Skam è Filippo – Quando abbiamo il coraggio di parlare tra noi è più semplice riconoscersi l’uno negli occhi degli altri e “Skam” prova a fare questo, ad ascoltare e raccontare con parole semplici e occhi attenti il nostro mondo. Per crescere davvero bisogna mettersi in discussione, ma soprattutto bisogna vivere con il cuore a posto. Non dobbiamo abituarci alla finzione, non dobbiamo limitarci per fare felici gli altri». Con il personaggio di Filippo è affrontato il tema dell’omosessualità: «Non sempre è semplice fare coming out. I più fortunati – ha aggiunto Turano – lo fanno con serenità, tanti e forse ancora troppi devono invece misurare tempi e spazi e con “Skam” abbiamo provato a raccontarlo a tutti. Fregatevene dei giudizi, pensate al vostro bene».