Wonder: White Bird, recensione: durante la seconda guerra mondiale la gentilezza era tutto

Wonder: White Bird - Orlando Schwerdt e Ariella Glaser
Wonder: White Bird - Orlando Schwerdt e Ariella Glaser

La nostra recensione di Wonder: White Bird, prequel del film del 2017 diretto da Marc Forster e interpretato da Gillian Anderson ed Helen Mirren: il racconto di formazione si sposta nella seconda guerra mondiale, ma riabbraccia i valori di gentilezza e altruismo del primo film

In principio fu il Wonder del 2017 con la sua storia a metà tra sentimentalismo pre-natalizio e denuncia del bullismo attraverso i valori di gentilezza e altruismo. A sei anni di distanza arriva il suo immancabile prequel, Wonder: White Bird diretto da Marc Forster, che sposta l’arena temporale e spaziale alla Francia della seconda guerra mondiale mantenendo però l’impianto tematico del primo film. Un’opera che non aggiunge granché a quello che la storia di August ci aveva già raccontato, ma che ha almeno il merito di provare ad allargare lo sguardo cinematografico a dei modelli tutt’altro che semplici come Spielberg, Zemeckis e Del Toro, cercando di arrivare alla meraviglia attraverso l’oscurità.

Wonder: White Bird - Helen Mirren e Bryce Gheisar
Wonder: White Bird – Helen Mirren e Bryce Gheisar

C’era una volta in Francia

Dopo gli eventi di Wonder, il bullo Julian (Bryce Gheisar) è stato espulso dalla scuola e cerca di ambientarsi nel nuovo istituto. Sentendolo in difficoltà la nonna Sarah (Helen Mirren) lo sorprende, gli fa visita da Parigi e gli racconta la storia della sua infanzia. Di come lei, giovane ragazza ebrea nella Francia occupata dai nazisti, fu nascosta e protetta da un compagno di classe di nome Julien (Orlando Schwerdt). Di come la sensibilità e il coraggio di questo ragazzo le abbiano salvato la vita. Di quanto può essere forte il potere della gentilezza, tale da cambiare il mondo.

Wonder: White Bird - Bryce Gheisar
Wonder: White Bird – Bryce Gheisar

Trovare la magia

Ci sono storie che hanno in sé una fortissima componente che potremmo definire magica, perché pregne di una potenza immaginifica unita alla capacità di generare nuovi mondi e nuovi, per l’appunto, immaginari. Poi però ci sono anche storie che di questi mondi già esistenti si nutrono, che li rielaborano per creare narrazioni ibride con tutti gli elementi che già conosciamo ma con un taglio quanto più possibile personale. Wonder: White Bird si colloca decisamente più nel secondo caso, però non riesce del tutto a restituire quella dimensione personale sia tematica che diegetica necessaria a dare nuova linfa al tema della gentilezza che scaturisce dal perdono.

Non che non ci provi, intendiamoci, soprattutto nel momento in cui si concentra sulla dimensione più intima dei due giovanissimi protagonisti Julien e Sarah. Le belle scene nel fienile con il proiettore richiamano alla memoria lo Spielberg di The Fabelmans mentre la componente simbolica e quasi favolistica dell’uccello bianco del titolo non può che farci ripensare al Pinocchio di Del Toro, costretto a sfuggire agli orrori della guerra e del fascismo (qui è il nazismo invece) attraverso il valore della disobbedienza come antidoto al male. Solo che in Wonder: White Bird delle volte il simbolismo sembra un po’ troppo oppressivo e forato, fintanto didascalico, rovinando un po’ il senso di eterea magia.

Wonder: White Bird - Ariella Glaser
Wonder: White Bird – Ariella Glaser

La gentilezza come arma

È evidente però come questo prequel/spin-off del capostipite del 2017 abbia voluto ricalcare pienamente l’intenzione tematica del film precedente, affidandosi ad una storia dai buoni propositi che possa far sedimentare i semi della gentilezza e dell’altruismo come medicine alla spietatezza dell’uomo, sia che si tratti di un bullo tra i banchi di scuola che di un perfido generale nazista. Non è un film interessato alle sfumature questo Wonder: White Bird, e da ciò scaturisce sia il suo più grande pregio che il suo più grande limite.

Se infatti il messaggio arriva forte e chiaro senza tentennamenti, ma anzi con un’intenzione di rara intensità, a pagarne le spese è un certo manicheismo di fondo in cui i buoni sono puri e candidi, bianchi come il già citato uccello, mentre i cattivi sono anime nerissime mai in grado di provare la benché minima empatia o di sollevare un dubbio morale sulle proprie azioni. Quella di Forster è quindi un’opera perfettamente leggibile in tutto e per tutto, in maniera del tutto volontaria e consapevole s’intende, e che per questo potrebbe raccogliere più di una lacrima di commozione o un borbottio di sottofondo. Entrambi, probabilmente, meritati.

È comunque destinato a poter diventare un classico delle feste Wonder: White Bird, uno di quei film da vedere davanti al camino con un a bella cioccolata calda e il cuore pieno di canti natalizi e di buone intenzioni. Certo, se si sta cercando una pellicola dalla scrittura più tagliente e raffinata, dai personaggi più rotondi e dalla struttura meno prevedibile il rischio è di rimanere fortemente delusi; bisogna prenderlo per ciò che è, un feel-good movie pregno di realismo magico che vuole in primis commuovere e poi far pensare al prezzo delle nostre azioni nei confronti degli altri. Alle loro conseguenze, piccole o grandi che siano, perché come affermava Martin Luther King solo l’amore può scacciare l’odio.

TITOLO Wonder: White Bird
REGIA Marc Forster
ATTORI Helen Mirren, Gillian Anderson, Bryce Gheisar, Orlando Schwerdt, Ariella Glaser
USCITA 4 gennaio 2024
DISTRIBUZIONE Notorious Pictures

 

VOTO:

Tre stelle

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