La nostra recensione di September 5 – La diretta che cambiò la storia, il film di Tim Fehlbaum con Peter Sarsgaard e Ben Chaplin che racconta la trasmissione in diretta dell’attentato di Monaco ’72: un’opera potente su potere e responsabilità del giornalismo (e non solo)
Il momento pivotale raccontato in September 5 – La diretta che cambiò la storia è stato uno di quei punti di svolta miliari per la storia della televisione, e non solo perché si trattò del primo attentato trasmesso in diretta televisiva. In quel giorno di settembre del 1972, nel bel mezzo delle Olimpiadi di Monaco di Baviera, prese vita un nuovo modo di intendere la comunicazione e il racconto televisivi, e fu l’Occidente tutto a dover approcciare una nuova angolazione, un nuovo punto di vista. Tim Fehlbaum dirige così un cast grandioso formato da Peter Sarsgaard, Ben Chaplin e Leonie Benesch (tra gli altri) e mette in scena una sceneggiatura d’acciaio, in cui spettacolo e riflessione intelligente convivono.

Restare in onda
5 settembre 1972. Nel bel mezzo delle ventesime Olimpiadi dell’era moderna, quelle di Monaco di Baviera, un commando di terroristi palestinesi denominato “Settembre nero” attacca la palazzina dove risiedono gli atleti israeliani, prendendone alcuni in ostaggio e minacciando di ucciderli a meno che le loro condizioni non vengano soddisfatte. Il team di ABC Sports si ritrova ad essere il primo a ricevere la notizia, passando dalla copertura di una tranquilla giornata sportiva a quella di un evento tanto tragico quanto epocale.
Al suo interno lavora Geoff (John Magaro), un giovane produttore deciso a farsi strada sotto la guida del leggendario Roone Arledge (Peter Sarsgaard). Con l’aiuto di Marianne (Leonie Benesch), interprete tedesca, e del suo mentore Marvin Bader (Ben Chaplin), Geoff si muove tra le sfide tecniche e le scelte morali di una diretta che ha segnato la storia della televisione.

Quando il dilemma morale incontra lo spettacolo
Alla fine di September 5 – La diretta che cambiò la storia, appena prima dei titoli di coda, ci viene ricordato che quello alle Olimpiadi di Monaco fu il primo attentato nella storia a venire raccontato e ripreso in diretta televisiva. Una precisazione non da poco, perché l’impatto che ebbe sul mondo dell’epoca (anche forse a causa del suo tragico epilogo) fu paragonabile a quello che ebbero le immagini delle torri gemelle in fiamme quasi trent’anni dopo. E se quest’opera terza dello svizzero Tim Fehlbaum ha tanti meriti, uno di questi è proprio nel modo in cui sceglie di non filtrare nulla, di far sì che lo sguardo della macchina da presa coincida perfettamente con quello della telecamera davanti e dietro le quinte.
Quello di Fehlbaum è un cinema di prima linea, in cui lo spettacolo fornito dall’anima thriller e dalla messa in scena claustrofobica si accompagna ad una serie di riflessioni di natura etica e morale mai urlate, ma soltanto sottolineate dalla potenza e dalla complessità degli eventi e dal modo in cui i personaggi reagiscono ad essi. Minuto per minuto assistiamo al modo in cui la questione morale abbraccia la deontologia professionale, la necessità o meno di riprendere le uccisioni in diretta, la necessità di verificare le fonti prima di fornire notizie al mondo che potrebbero offrire false speranze ma anche, al contempo, la consapevolezza di non avere molto tempo a disposizione prima che lo scoop non sia più tale.
Una serie di interrogativi che sono più attuali che mai, in un’epoca di fake news e di social in cui lo sguardo investigativo si è moltiplicato ed è diventato alla portata di tutti e in cui la responsabilità non è più solo individuale ma collettiva. E i personaggi in September 5 funzionano proprio in rapporto alla loro capacità di non subire passivamente la notizia e quindi gli eventi che la alimentano, ma bensì di essere loro stessi a rendersi attivi, a cercare risposte, testimonianze, nuove angolazioni da cui vedere e raccontare un mondo che sta inesorabilmente cambiando sotto i loro occhi attoniti; un cambiamento che viene intercettato e temuto, ma anche per certi versi auspicato.

Un racconto dai tempi perfetti
Per rendere al meglio l’urgenza e la potenza di questo salto epocale era però necessario un polso di ferro sia nella gestione drammaturgica che in quella tematica. Per fortuna Fehlbaum gira con spavalderia e sicurezza, dirige un cast di grandi attori, guarda al cinema di Lumet e a Mann senza però rischiare di riproporne una copia sbiadita e soprattutto pennella uno script veloce ed essenziale (assieme a Moritz Binder e ad Alex David) in cui ogni elemento è funzionale al racconto, anche quando sceglie di delineare certe figure meglio di altre. Senza considerare l’unico personaggio femminile del film, l’interprete tedesca Marianne, che diventa la cartina di tornasole di questo conflitto interno.
Un personaggio creato ad hoc per regalare più morbidezza ed ampliare, per l’appunto, il discorso delle nuovi angolazioni di un film che altrimenti avrebbe avuto un taglio troppo maschile, troppo legato a dei retaggi di un mondo in disfacimento. E lo si nota anche nelle piccolezze, nel modo in cui arabi e israeliani interagiscono all’interno dello stesso televisivo ad esempio, che September 5 fotografa un intero macrocosmo attraverso lo stesso microcosmo che dovrebbe raccontarlo, cioè spostando il conflitto esterno alla redazione nella redazione stessa, nei piccoli gesti o nelle parole sbagliate, in una guerra ideologica che si appresta a non avere fine.
E se Spielberg in Munich cercava di cogliere il senso di questa guerra attraverso un finale simbolico in cui la pace veniva rifiutata con un atto di estrema violenza, qui la violenza viene completamente svuotata dal suo valore simbolico e le viene restituito quello puro e senza filtri dell’immagine. Lo strumento più potente di tutti, che sia televisione o cinema.
TITOLO | September 5 – La diretta che cambiò la storia |
REGIA | Tim Fehlbaum |
Peter Sarsgaard, John Magaro, Ben Chaplin, Leonie Benesch, Zinedine Soualem, Georgina Rich, Corey Johnson, Marcus Rutherford, Daniel Adeosun,Benjamin Walker, Ferdinand Dörfler | |
USCITA | 13 febbraio 2025 |
DISTRIBUZIONE | Eagle Pictures |
Quattro stelle