RoFF17: Django-la serie, conferenza stampa con Francesca Comencini e il cast

RoFF17 - Django-la serie conferenza stampa
RoFF17 - Django-la serie conferenza stampa

Dalla Festa del Cinema di Roma 2022, ecco la conferenza stampa di Django-la serie con i registi Francesca Comencini, Enrico Maria Artale e gli attori Matthias Schoenaerts, Lisa Vicari, Noomi Rapace, Jyuddah Jaymes

Direttamente dalla Festa del Cinema di Roma 2022, ecco la conferenza stampa di Django-la serie. Presenti i registi Francesca Comencini e Enrico Maria Artale, gli attori Matthias Schoenaerts, Lisa Vicari, Noomi Rapace e Jyuddah Jaymes. Nel 2023 in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW.

Che ruolo ha avuto il western nella tua formazione di cinefila, di spettatrice e di regista? E come hai lavorato per conciliare la tradizione con la contemporaneità di questa serie? 

Francesca Comencini: I western degli anni ’70 erano dei film di rivolta, di ribellione e ho sempre amato molto questo aspetto.I protagonisti sono sempre stati degli antieroi che erano contro le forme di potere refrattari, anarchici. E sono stati dei film, sia i western italiani che quelli americani, in quell’epoca che hanno costruito un grande racconto, una favola nera per adulti. I registi sono stati in grado di parlare di quel tempo, dei conflitti, di quello spirito di rivolta e indomito. Almeno questo mi hanno trasmesso. Questi film quindi hanno avuto un ruolo importante nella mia formazione di persona, di ragazza ribelle direi. Allora noi sappiamo che avevamo una tradizione leggendaria e l’abbiamo rispettata e omaggiata, al tempo stesso abbiamo cercato in primis gli scrittori di fare come hanno fatto loro e cioè di parlare del nostro tempo. Abbiamo cercato di utilizzare questa cornice, questo sogno di cinema smisurato che è il western per parlare del nostro tempo, per dare un grande protagonismo ai personaggi femminili, per raccontare una nuova tipologia di antieroe. Anche il nostro Django è un antieroe come i suoi predecessori con forse delle delle delle crisi più intime, più legate a una sfera affettiva. Abbiamo raccontato anche un mondo senza frontiere, un mondo pieno di differenze, in cui ognuno è il diverso di qualcun altro, in cui c’è l’utopia che tutti siano accolti e in cui c’è chi ha paura e si chiude in un antagonismo che qui è magnificamente incarnato. L’antagonista è un personaggio femminile, un altro elemento di grande interesse per me e abbiamo cercato di dare anche  a questa antagonista, una profondità e diversi strati di complessità, non limitarci a farne la cattiva perché anche questo ci è sembrato molto interessante. Questo personaggio di donna che diventa in un rovesciamento quasi la più feroce guardiana di un ordine patriarcale e abbiamo cercato di capire e di interrogare cosa c’era dietro questo suo estremismo.

RoFF17 - Django-la serie conferenza stampa - Francesca Comencini
RoFF17 – Django-la serie conferenza stampa – Francesca Comencini

Il tuo personaggio che tipo di riflessioni ha fatto e come lo avete costruito? Che dimensione avete voluto dargli?

Noomi Rapace : Dal primo contatto abbiamo cominciato ad approfondire il personaggio, come capire un personaggio che è motivato da grande odio, violenza e con atti brutali e violenti. E quindi il mio primo sguardo, naturalmente, è soltanto una persona cattiva poi però se si va in profondità si capisce perché. Ho trovato tutto molto interessante perché diventa uno studio profondo della psiche di qualcuno e non soltanto interpretare la persona, il cattivo.  C’è stato veramente un processo di collaborazione e mi è piaciuto moltissimo mettere in vita questo personaggio.

Qual è il messaggio della sua opera? Poi ha parlato di patriarcato, secondo lei il cinema può formare i giovani a contrastare, soprattutto in quest’epoca, la violenza contro la donna?

Francesca Comencini: Non credo ci sia un messaggio. C’è il tentativo di esplorare, di raccontare bene, il meglio possibile con i mezzi che sono del cinema, cercare di fare un’opera che sia il più possibile accattivante e il più possibile sorprendente per raccontare le contraddizioni. Il cinema, penso che quello che possa fare è raccontare dei personaggi femminili forti, complessi, ricchi, autonomi, anche negativi, non per forza positivi.

RoFF17 - Django-la serie conferenza stampa - Matthias Schoenaerts
RoFF17 – Django-la serie conferenza stampa – Matthias Schoenaerts

È chiaro come vi siete rapportati con Corbucci ma la curiosità è di sapere se vi siete rapportati anche con Tarantino.

Antonella D’Errico: Sì, ci siamo rapportati anche col Django di Tarantino dal punto di vista della scrittura, in quanto anche questo film, in una maniera spettacolare, con azione, con quelli che sono gli stilemi che conosciamo, fa un racconto politico in senso non ideologico. Cioè non è uno statement politico ma una riflessione che parte dalla condizione reale della popolazione black dopo la fine della guerra civile americana. Un’apparente vittoria, in realtà una clamorosa sconfitta di fatto e  partendo da questo metti in scena dei personaggi che rispecchiano delle condizioni ancora esistenti oggi, quindi in questo potenzialmente universali.

Leonardo Fasoli :Abbiamo guardato tutto il cinema western che ci ha dato dei riferimenti visivi per capire come erano stati fatti prima. Era assolutamente necessario guardare il film di Tarantino e capire come ha svolto quel compito, quel lavoro lì che era straordinario. E il tentativo, però, appunto rispetto al western italiano, era proprio quello di cercare di trovare una delle chiavi per parlare attraverso un racconto che è una sorta di fiaba di problemi che sentiamo vicini.

Vorrei chiedere a Matthias di raccontarci il suo personaggio caratterizzato da una crisi molto evidente. Un padre tormentato da sensi di colpa, che ha fallito. Come ha vissuto questo personaggio e che tipo di riflessioni ha suggerito sul genere?

Matthias Schoenaerts: Io credo che il personaggio di Django si possa racchiudere nel suo modo di pensare che è: come si continua a vivere quando si perde quasi tutto ciò che si ha di più caro? Questo ovviamente è diventato ancora più pertinente oggi, considerata la situazione del mondo in cui ci sono molte persone che stanno soffrendo questo tipo di realtà. Il desiderio di Django è quello di riuscire a cogliere la sua ultima possibilità di esprimere l’amore nei confronti di un’unica persona che le è rimasta. E questo, come ha detto Francesca, è una crisi molto personale.

RoFF17 - Django-la serie conferenza stampa - Jyuddah Jaymes
RoFF17 – Django-la serie conferenza stampa – Jyuddah Jaymes

Per la regista Francesca Comencini, come si è trovata a dirigere l’attrice più brava del mondo? Come è stata la vostra interazione proprio con Elizabeth?

Francesca Comencini: Mi sono trovata molto bene con tutto questo cast che è stato  straordinario, con un livello di impegno e anche di esigenza difficile perché sono attori e attrici che hanno collaborato a costruire, allargare questa serie. Ciascuno di loro si è implicato in maniera molto personale, molto appassionata. Io non avevo mai fatto un lavoro con un cast internazionale e sicuramente è stata un’esperienza da cui ho imparato molto.

Jyuddah Jaymes: Io credo che l’amore possa essere interpretato in molti modi diversi. Noi abbiamo toccato con mano la sostanza di quest’idea. Abbiamo parlato moltissimo con Francesca rispetto a come esplorare l’argomento senza avere una visione parziale e stereotipata. Volevamo essere reali. Abbiamo a che fare con una mascolinità tossica e fragile nei confronti di una femminilità forte. Abbiamo esplorato e siamo arrivati in un punto, forse che non ci attendevamo e questo è stato veramente bello.

Che cosa rappresenta invece per te il western e come è stato conciliare il tuo sguardo con quello di Francesca su un genere che è stato sempre appannaggio di registi uomini?

Enrico Maria Artale: Devo dire che io ho amato il western prima di andare il cinema e questo è stato sicuramente il motivo determinante che mi ha fatto accettare un progetto così entusiasmante ma anche per me così problematico nel momento in cui mi veniva proposto. È bastato molto poco tempo per capire l’intelligenza dell’approccio di Francesca, prima di tutto sulla collaborazione, nel senso che lei ha improntato questa relazione con me, e ovviamente anche con David, sull’idea di libertà. Ognuno doveva sentirsi privo di qualunque tipo di condizionamento stilistico estetico perché tanto poi in qualche modo il processo sarebbe stato organico e quindi la coerenza sarebbe venuta da sé, con l’unica raccomandazione di andare al cuore delle vicende. Credo che in questa in questa frase c’è anche la differenza di cui parlavi, cioè all’interno di un racconto western che chiaramente ha una mitologia ben codificata, generalmente molto improntata anche su degli eventi spettacolari legati alla violenza, qui c’era una volontà forse più europea di cercare l’emozione dei personaggi.

Ai produttori, cosa avete amato del mondo creato dagli sceneggiatori e portato in vita dai registi? 

Riccardo Tozzi: Ci corrisponde molto, cioè l’idea di usare una struttura di genere per fare un racconto sul presente, che è poi lo specifico del western all’italiana. Periodicamente ci piace metterci nei guai con operazioni così gigantesche e sapevamo che avremmo trovato immediatamente ascolto in Sky.

Olivier Bibas:  Difficile fare Django come serie perché i riferimenti sono molto alti. La sfida di trasformare tutto questo mondo in una serie, era un’impresa difficile ma ci siete riusciti molto bene. Credo che non abbiamo mai visto in televisione una cosa di tale forza. Quindi in realtà questo genere è stato trasformato in qualcosa di molto attuale, e molto moderno, con una complessità.

Nathalie Perus: Sono molto fortunata di aver lavorato a questa serie televisiva. Sono rimasta subito molto colpita perché si tratta di una serie che è veramente un bel lavoro collettivo.

Nils Hartmann: Questa serie è quello che con Cattleya ci è sempre piaciuto fare, ossia grande cinema. In questo caso si tratta di un progetto internazionale ma con tantissimi talenti, a partire dagli autori. Oltre a questo fantastico cast internazionale ci sono un paio di chicche. Vinicio Marchioni che fa un ruolo molto bello. Manuel Agnelli che ha posato la chitarra per imbracciare il fucile.

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