RoFF17: Foudre, recensione del film di Carmen Jaquier su un’estate ricca di passione

Foudre - Benjamin Python, Noah Watzlawick, Lilith Grasmug e Mermoz Melchior ( foto WTFilms)
Foudre - Benjamin Python, Noah Watzlawick, Lilith Grasmug e Mermoz Melchior ( oto WTFilms)

La nostra recensione di Foudre, elegante e trattenuto lungometraggio d’esordio della regista svizzera Carmen Jaquier, presentato nella sezione Progressive Cinema della Festa del Cinema di Roma

Foudre in francese vuol dire fulmine, lo stesso che travolge metaforicamente la protagonista dell’esordio alla regia di Carmen Jaquier presentato oggi alla 17ª Festa del Cinema di Roma: un film di grande eleganza formale ma un po’ incompiuto.

All’alba di un nuovo secolo

Siamo nella Svizzera francese del 1900, precisamente nella valle del Vallese. Elisabeth (Lilith Grasmug) è una giovanissima ragazza di famiglia contadina che sta per prendere i voti, quando viene costretta a tornare a casa per l’estate per aiutarli nei campi. Sua sorella Innocente è morta poco tempo prima per cause sconosciute, ma ha lasciato un diario che viene rinvenuto da Elisabeth; all’interno la sorella racconta dei vari incontri sessuali avuti nel corso dei mesi con tre ragazzi della valle: Emile (Benjamin Python), Pierrot (Noah Watzlawick) e Joseph (Mermoz Melchior). I quattro condividevano, oltre al sesso di gruppo, la necessità di sentirsi parte della natura, di un mondo arcaico e puro che andasse al di là della religione probabilmente per sfuggire ai rigidi dettami imposti da una comunità fin troppo religiosa. L’incontro di Elisabeth coi tre provocherà nella ragazza delle sensazioni mai provate prima e, mentre scoprirà il sesso e sperimenterà delle nuovi pulsioni, dovrà vedersela coi propri genitori che vedevano nella stessa Innocence una creatura diabolica e impura.

Foudre - Lilith Grasmug ( foto WTFilms)
Foudre – Lilith Grasmug ( foto WTFilms)

Un fulmine a ciel sereno

Elisabeth è costretta a vivere in un’epoca e in un luogo totalmente refrattari al sesso. Di sesso e menchemeno di piacere sessuale non si può parlare, perché l’unico piacere è quello spirituale derivato dal contatto con Dio. In Foudre, poi, il piacere non è solo legato alla carne ma anche al gusto del proibito, della mela rubata nel giardino dell’Eden, della tentazione. Come una novella Eva Elisabeth si lascia contaminare dal peccato, lo accoglie fino in profondità per poi pentirsene con una preghiera rivolta alla Vergine. Finché, dagli sguardi languidi e dalle occhiate attraverso il buco della serratura, non si passa al contatto vero e proprio. La sublimazione dell’atto sessuale spinge Elisabeth in posti oscuri e sconosciuti, ma anche eccitanti. Posti che la regista Carmen Jaquier inquadra con sguardo trattenuto, senza eccedere ma senza mai neanche tirarsi troppo indietro. Foudre è un film che parla di ribellione, di scelte che ti portano a sovvertire lo status quo scegliendo la forza della passione e della giovinezza, ma anche del momento irripetibile e sconvolgente in cui il tuo corpo si fa unione col corpo di qualcun altro. Ecco, forse avrebbe avuto bisogno di più calore in tutto questo.

Foudre - una scena del film ( foto WTFilms)
Foudre – una scena del film ( foto WTFilms)

Un diario come una bomba

La scoperta del diario di Innocente provoca un’esplosione nella vita di Elisabeth e della sua famiglia. Non conosciamo le cause che hanno portato alla sua morte, ma sappiamo che i suoi stessi genitori la chiamavano “figlia del diavolo” e che la consideravano addirittura pericolosa per il benessere della famiglia. A dispetto del nome Innocente è una creatura che porta il caos, ma che soprattutto porta la colpa per abbattere il senso di colpa. Lo fa attraverso il sesso certo, ma la sua è una rivendicazione di libertà. Riappropriandosi del loro corpo, sia Elisabeth che la sorella si riappropriano anche della loro identità o almeno di una parte di essa. In una storia di affermazione di autonomia, volontà e desiderio come questa, dove la repressione del credo religioso viene man mano consumata dall’energia vitale di cinque giovani ragazzi, ogni cosa che devii da ciò che è stato considerato giusto può accendere la scintilla. Ed esplodere, proprio come una bomba.

Foudre - una scena del film ( foto WTFilms)
Foudre – una scena del film ( foto WTFilms)

Un film che si morde la coda

Nonostante il tema fortissimo e l’interpretazione altrettanto potente di Lilith Grasmug nei panni di Elisabeth, il film tende a girare intorno alla ricerca di quell’esplosione di cui avrebbe bisogno ma che non arriva mai davvero. Tutto è rarefatto, frammentato, costruito intorno agli sguardi, alla nudità del corpo (comunque non eccessiva) e dello spirito, ma è tutto fin troppo trattenuto. La storia avanza troppo lentamente e, sebbene il personaggio di Elisabeth subisca un arco di trasformazione piuttosto netto, la sensazione è che ci sia una disparità troppo netta tra il cambiamento radicale nel mondo interiore dei personaggi e gli avvenimenti esterni che dovrebbero poter scaturire da quel cambiamento. Foudre resta lì in bilico con una materia incandescente ma senza la volontà o forse la capacità di farla bruciare. Brucia la passione, brucia la carne e bruciano anche le rigidità e i dettami di una società per ovvie ragioni bigotta e reazionaria, ma il film non riesce a bruciare mai come dovrebbe. Ed è forse questo il vero peccato.

Foudre - Lilith Grasmug ( foto WTFilms)
Foudre – Lilith Grasmug ( foto WTFilms)

Foudre. Regia di Carmen Jaquier con Benjamin Python, Noah Watzlawick, Lilith Grasmug e Mermoz Melchior, in uscita prossimamente nelle sale distribuito da WTFilms.

VOTO:

Due stelle e mezza

 

 

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