La recensione di Renfield, commedia horror ad alto tasso ematico con Nicolas Cage nei panni di Dracula e Nicholas Hoult in quelli del suo fido lacchè Renfield: ipercinetico, divertente e sboccato ma fin troppo vacuo
Il 2023 si appresta a diventare l’anno del grande ritorno dei vampiri al cinema e, in particolare, del vampiro par excellence: il Conte Dracula. Se però The Last Voyage of the Demeter, atteso per quest’estate, promette atmosfere cupissime da horror puro, con questo Renfield i toni sono decisamente più scanzonati e leggeri. Diretto dal Chris McKay de La guerra di domani e interpretato da Nicolas Cage, Nicholas Hoult, Awkwafina, Shohreh Aghdashloo e Ben Schwartz, Renfield è un film curiosamente legato ai cinefumetti anni ’90 come Blade e affini, nonostante un pallido tentativo di disegnare delle coordinate tematiche legate al presente con la sua deuteragonista femminile.
Debiti di sangue
New Orleans. Renfield (Nicholas Hoult) è condannato da decenni a servire il proprio padrone, il principe delle tenebre Dracula (Nicolas Cage), il quale non può nutrirsi ancora da solo perché troppo debole. Renfield però è stufo di essere trattato come uno schiavo e vorrebbe sciogliersi dal vincolo che lo lega allo spietato vampiro, solo che non sa come farlo. Tutto cambia quando si imbatte casualmente in Rebecca (Awkwafina), una poliziotta dai solidi principi che vorrebbe sgominare la potente famiglia mafiosa dei Lobo, guidata da Bellafrancesca (Shohreh Aghdashloo) e da suo figlio Tedward (Ben Schwartz). Rebecca però ha un conto in sospeso di natura personale con i Lobo, poiché anni prima questi ultimi sono stati responsabili della morte in servizio di suo padre. Renfield e Rebecca diverranno perciò degli improbabili alleati nella lotta al male, ma Dracula è in attesa nelle tenebre del momento giusto per riacquistare la sua antica forza e dominare il mondo.

Pioggia di sangue
Corpi divelti nei modi più osceni che si possano immaginare, teste strappate letteralmente via dal resto del corpo, sbudellamenti vari e una quantità di emoglobina tale da mandare in estasi tutti i vampiri di tutte le epoche presenti e passate: Renfield va letteralmente all-in col tasso di violenza, beandosi di una sana e scanzonata sfacciataggine nel mostrare tutti i modi possibili in cui una persona possa essere eviscerata senza mai prendersi troppo sul serio. Ed è proprio questa violenza ipercinetica e volutamente anti-realistica, unita ad un’abbondante dose di ironia, a depotenziarne l’effetto scioccante; Renfield si muove sui binari di un cinema di genere che ricorda a tratti quello della saga di Underworld o della trilogia di Blade con echi comici alla John Landis, sebbene McKay sia ben lontano dalla potenza immaginifica e simbolica di Del Toro, potenza che quest’ultimo ha regalato al secondo episodio della trilogia suddetta. Piuttosto questa è una pellicola che non ha l’ambizione di ampliare il proprio mondo narrativo, ma bensì raccatta pezzi di immaginario del cinema e della letteratura horror qua e là per farne un pastiche tanto godibile sull’onda del momento, quanto dimenticabile a luci accese.

Nicolas e Nicholas
Liberamente ispirato, almeno in parte, al Dracula di Bram Stoker, Renfield racconta di una relazione assolutamente disfunzionale e tossica tra il personaggio omonimo e il principe delle tenebre, ma anche di una relazione altrettanto tossica che Rebecca ha con il proprio passato. È una parabola di riscatto quella raccontata nella pellicola, un riscatto che può passare solo attraverso la sempiterna rottura metaforica di quelle catene che ci tengono legate a chi o a cosa può farci del male, perché non pensiamo di meritare di meglio. In un film che non ha propriamente il dono del sottotesto, ma che invece procede per didascalie e accumuli, questo concetto tematico viene ribadito più e più volte grazie alle scene che vedono l’incontro/scontro tra il Nicolas Dracula e il Nicholas Renfield. Cage è assolutamente a suo agio nel ruolo e si vede, riuscendo ad essere divertente e spaventoso a seconda delle esigenze del copione e trasudando un carisma interpretativo che, onestamente parlando, si temeva ormai scomparso da anni e anni. È lui il mattatore del film, nonostante lo screen time non particolarmente generoso che gli viene concesso, mentre Hoult fa quel che può con un personaggio senza guizzi, piatto nel suo prevedibile arco di trasformazione e fin troppo serioso e compunto nella sua mancanza di pathos e tragica disumanità. Non va molto meglio ad Awkwafina, la cui Rebecca lavora sempre e comunque di sponda o di rimessa, ingarbugliata in un eterno e inconsistente sentimento di rivalsa.

La mancanza di New Orleans
Forse però l’unica vera colpa di Renfield, o comunque la più imperdonabile, è quella di non aver minimamente valorizzato l’arena del film: quella New Orleans foriera di magia, leggende, miti e folklore da cui attingere che avrebbero reso sicuramente più succoso e appetitoso il banchetto cinematografico. Invece, colpevolmente, la pellicola la ignora quasi del tutto specialmente nel momento in cui sembra quasi flirtare con il gangster movie, una scelta francamente discutibile che toglie ritmo e vivacità alla storia nonché interesse nel mondo narrativo. Renfield riesce comunque a portare a casa un risultato tutto sommato apprezzabile, per via di una durata che a malapena arriva all’ora e mezza e di una discreta gestione del pacing soprattutto nel secondo e nel terzo atto, ma permane la sensazione che avrebbe dovuto e potuto osare di più, non restare su dei lidi ormai già ampiamente battuti da tanto cinema di genere prima di esso. Con un’abbondante ciotola di popcorn e una coca ghiacciata il film di McKay fa il suo sporco lavoro, ma il risultato di Renfield non è mai di troppo superiore alla somma delle sue modeste ambizioni. Il Conte Dracula merita sempre qualcosa di meglio, confidiamo nel viaggio a bordo della Demeter quest’estate.
Renfield. Un film diretto da Chris McKay con Nicolas Cage, Nicholas Hoult, Awkwafina, Ben Schwartz e Shohreh Aghdashloo, in giovedì 25 maggio distribuito da Universal Pictures.
Tre stelle