Dune – Parte due, recensione: la lotta per il controllo di Arrakis si espande e abbraccia l’èpos

Dune - Parte due - Timothée Chalamet e Zendaya
Dune - Parte due - Timothée Chalamet e Zendaya

La nostra recensione dell’attesissimo Dune – Parte due, la seconda parte della trilogia diretta da Denis Villeneuve basata sull’opera di Frank Herbert con protagonisti Timothée Chalamet e Zendaya: un trionfo di cinema epico, solenne, complesso e intimo assieme

Tre anni fa Dune – Parte uno arrivava al Festival di Venezia tra trepidante attesa e comprensibile paura, viste le trasposizioni precedenti non esattamente memorabili (inclusa la tanto famigerata versione di David Lynch del 1984). Denis Villeneuve ha raccolto il guanto di sfida già arrivando dal (bel) sequel di Blade Runner e potendo contare sui lanciatissimi Timothée Chalamet e Zendaya, sebbene quest’ultima comparisse solo per pochi minuti, e su un cast con nomi quali Rebecca Ferguson, Oscar Isaac, Stellan Skarsgård, Dave Bautista, Jason Momoa, Charlotte Rampling, Javier Bardem e Josh Brolin.

Ora, dopo aver perso per strada solo Isaac per ragioni di trama a cui subentrano Ana Taylor-Joy, Christopher Walken, Léa Seydoux, Florence Pugh, Austin Butler e Stephen McKinley, Dune – Parte due riparte esattamente da dove il primo capitolo si era fermato con una durata, un’ambizione, una portata e un respiro ancora più grandi, un world-building ancora più imponente e una capacità di coniugare le esigenze dello spettacolo con quelle drammaturgiche più matura. Un vero e proprio trionfo cinematografico che riesce ad essere epico, solenne e intimo assieme senza rinunciare alla complessità o all’emozione.

Dune - Parte due - Stellan Skarsgård e Austin Butler
Dune – Parte due – Stellan Skarsgård e Austin Butler

La lotta per Arrakis

Dopo la fuga di Paul Atreides (Timothée Chalamet) nel deserto di Arrakis insieme a sua madre Lady Jessica (Rebecca Ferguson) e ai Fremen e la riconquista di Dune da parte degli Harkonnen, l’intento del nuovo giovane duca è di tramare la sua vendetta e organizzare la guerra contro il malvagio barone Vladimir Harkonnen (Stellan Skarsgård)e di conseguenza contro l’imperatore Shaddam IV (Christopher Walken) della casa Corrino, il quale ha ordito il piano insieme al barone per distruggere casa Atreides.

Paul rafforzerà il suo rapporto con Chani (Zendaya), farà la conoscenza della principessa Irulan Corrino (Florence Pugh), figlia dell’imperatore, e apprenderà lo spirito del deserto proseguendo la sua strada come “Mahdi”, ovvero il messia profetizzato dal popolo del deserto, lo Kwisatz Haderach auspicato dalle sorelle Bene Gesserit. La guerra di vendetta porterà verso il futuro predetto nelle visioni di Paul, ma il prezzo da pagare potrebbe essere l’universo stesso.

Dune - Parte due - Zendaya
Dune – Parte due – Zendaya

Tutto è potere

Il grande drammaturgo e sceneggiatore David Mamet una volta affermò che tutte le storie sono storie sul potere. Come e più che nel primo capitolo, Dune – Parte due riafferma questa considerazione già dal nero dello schermo quando ci ricorda come e perché è iniziato tutto. Per cosa. Il controllo di una semplice spezia, chiamata melange, che dà assuefazione, che allunga la vita e dona visioni mistiche ma che, soprattutto, è in grado di garantire i viaggi interstellari. Il potere della Vita, il potere dello Spazio e del Tempo, il potere della Conoscenza. Non è quindi un caso che l’intero universo di Dune sia stato costruito intorno al controllo della spezia e dell’unico pianeta da cui è possibile estrarla.

Da questo assunto si può capire come tutta la struttura portante del capolavoro sci-fi di Frank Herbert, pubblicato per la prima volta a metà degli anni ’60 e che si snoda in diversi libri, si sviluppi come una costante e infinita guerra per il potere, la supremazia e soprattutto il controllo. Che sia politico, economico, sociale, militare o persino religioso poco importa, perché come ogni potere è destinato a fare del male sia a chi lo possiede e sia a chi viene posseduto da esso. Però, allo stesso modo, Dune – Parte due riafferma in maniera ancora più evidente come l’oppressione alle volte funga da fiamma per gli oppressi, compattandoli affinché possano riappropriarsi di ciò che è stato loro sottratto.

In questo secondo capitolo Denis Villeneuve gioca con i fili di questo potere, lo esibisce o più spesso lo nasconde nelle piaghe dell’opportunità o peggio dell’idealismo, perché è consapevole del fatto che tutti (o quasi) i suoi personaggi alla fine non siano altro che marionette della loro sete di controllo e di potere. Lo dimostrano le parabole di Paul Atreides e di sua madre Jessica ma anche quella degli Harkonnen, la quale viene sviluppata a specchio in un lento e inesorabile declino. Perché qui l’impressione costante è quella di un gioco dei troni, delle alleanze, dei tradimenti e degli interessi che si muovono su una scacchiera gigantesca tanto quanto l’universo stesso e che non fa prigionieri.

Dune - Parte due - Rebecca Ferguson
Dune – Parte due – Rebecca Ferguson

Villeneuve va all-in

Consapevole delle tante possibili direzioni e dei tanti argomenti da sviscerare nel corse delle quasi tre ore di durata, il regista canadese decide di andare letteralmente all-in e di forgiare il proprio racconto epico, buttando nel calderone praticamente tutto quello che uno spettatore si aspetterebbe di vedere in un simile spettacolo. Attenzione però, Villeneuve è tutt’altro che uno sprovveduto e quindi sa esattamente cosa mettere e in quale quantità per non appesantire il tutto o al contrario per non renderlo troppo leggero ed effimero. Dune – Parte due è un trionfo di cinema dalle molteplici facce perché sa essere tante cose tutte assieme.

Il buon Denis cerca (e trova) l’epos delle grandi tragedie greche, l’amore, il racconto di guerra, il romanzo di formazione (dai toni più adulti), il mito e la religione con conseguente analisi e denuncia dei pericoli della suggestione e del fondamentalismo, il grande racconto famigliare e tanto altro. Con incredibile perizia e anche un po’ di follia miscela il tutto e ci regala 165 minuti di cinema purissimo, epico e commovente nella portata e nell’ambizione, complesso e intimo, sussurrato ed esplosivo, persino frustrante delle volte ma mai troppo respingente. Certo, servirà più di una visione se non si è già a proprio agio con i tanti nomi, le tante informazioni e i tanti eventi che si susseguono sullo schermo.

In tutto questo gigantesco e meraviglioso marasma Dune – Parte due non dimentica mai i propri personaggi, riuscendo contemporaneamente a regalare respiro sia alla diegesi che ai loro archi di trasformazione e facendo risaltare la bravura di tutti gli interpreti, dal primo all’ultimo. Perché forse è vero quello che sostiene Mamet sulle storie, ma è altrettanto vero che in fondo tutte le storie nascono e muoiono coi loro personaggi, le loro insicurezze, i loro piccoli tradimenti, la paura verso responsabilità troppo grandi o la frustrazione per non essere abbastanza considerati. Ci sono Paul, Chani, lady Jessica, gli Harkonnen e i Fremen tutti in questi tratti.

E poi c’è un Universo infinito e oscuro lì fuori, a cui forse di noi e delle nostre lotte fratricide per una semplice spezia neanche importa più di tanto.

TITOLO Dune – Parte due
REGIA Denis Villeneuve
ATTORI Timothée Chalamet, Zendaya, Rebecca Ferguson, Stellan Skarsgård, Dave Bautista, Jason Momoa, Charlotte Rampling, Javier Bardem, Josh Brolin, Ana Taylor-Joy, Christopher Walken, Léa Seydoux, Florence Pugh, Austin Butler, Stephen McKinley
USCITA 28 febbraio 2024
DISTRIBUZIONE Warner Bros Pictures Italia

 

VOTO:

Quattro stelle

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