Black Panther: Wakanda Forever, la recensione: women’s empowerment nel ricordo di Chadwick Boseman

Black Panther Wakanda Forever - Letitia Wright (foto Walt Disney Studios)
Black Panther Wakanda Forever - Letitia Wright (foto Walt Disney Studios)

Il re è morto, lunga vita al re! Ryan Coogler torna quattro anni dopo il primo capitolo con Black Panther: Wakanda Forever, un altro tassello della fase 4 del MCU in cui le donne sono le assolute protagoniste con l’indimenticato Chadwick Boseman sempre nel cuore e nello spirito

Due anni fa una malattia si è portato via Chadwick Boseman, nominato all’Oscar per Ma Rainey’s Black Bottom e protagonista del primo Black Panther oltre che dei due successivi Avengers Infinity War e Avengers Endgame. Oggi il regista Ryan Coogler ne omaggia l’eredità spirituale e non solo con Black Panther: Wakanda Forever, non un semplice sequel e neanche soltanto un semplice tassello della fase 4 del MCU, ma anche e soprattutto un film che omaggia il passato per guardare al futuro. Un inno all’empowerment femminile ma anche un inno per l’indipendenza culturale e sociale contro gli oppressori, contro i potenti e gli arroganti, nel segno di una comunità che deve compattarsi per fronteggiare i pericoli del mondo esterno e rivendicare la propria sovranità.

Le guerriere del Wakanda

Un anno dopo la morte del re T’Challa il regno di Wakanda si trova coinvolto in una crisi internazionale legata al timore, da parte degli stati membri del consiglio di sicurezza dell’Onu, che il prezioso vibranio possa essere utilizzato dai wakandiani come una super arma bellica. Quando una nave dei servizi segreti americani viene attaccata da alcuni esseri provenienti dal mare, gli Stati Uniti incolpano il Wakanda per l’aggressione minacciando ritorsioni ma la principessa Shuri (Letitia Wright) capisce che dietro c’è qualcun altro e che il loro obiettivo ha a che vedere con una geniale studentessa del MIT a Boston di nome Riri (Dominique Thorne), la cui vita è in pericolo. Nonostante i timori della regina Ramonda (Angela Bassett), Shuri, l’ex compagna di T’Challa Nakia (Lupita Nyong’o) e il capo delle forze speciali wakandiane Okoye (Danai Gurira) dovranno lanciarsi al salvataggio della ragazza con l’aiuto dell’agente Ross (Martin Freeman), mentre dal profondo del mare lo spietato Namor (Tenoch Huerta), re di Talokan, trama nell’ombra per vendicarsi di un terribile torto subito. La guerra per il destino del Wakanda sta per cominciare.

Black Panther Wakanda Forever - Angela Bassett (foto Walt Disney Studios)
Black Panther Wakanda Forever – Angela Bassett (foto Walt Disney Studios)

Molto più di un retaggio

Come la morte di T’Challa ha creato un grosso vuoto di potere all’interno della narrazione immaginaria, anche la perdita di Chadwick Boseman ha creato un vuoto difficile da colmare. Nonostante alcuni limiti, infatti, il primo Black Panther aveva rappresentato una sorta di hic sunt leonibus filmico in cui la spettacolarità del blockbuster si faceva rappresentazione di un’urgenza molto più profonda e altrettanto esplosiva: quella scaturita dai movimenti Black Lives Matter e dalla rinnovata consapevolezza di tutti gli afroamericani (e non solo) di non essere più scarti sociali a cui destinare le briciole, ma di possedere una voce, dei sogni, delle capacità e soprattutto un valore da riconoscere e preservare. Da questo punto di vista Black Panther: Wakanda Forever continua il suo grido disperato e inarrestabile, ma questa volta lo ammanta anche di una spinta femminista in cui sono le donne ad avere il controllo non solo di un paese, ma del mondo intero. Donne in grado di combattere, rialzarsi e reagire sia davanti al dolore di un fratello o di un figlio scomparso, sia davanti alla paura di una guerra potenzialmente distruttiva. Per poi poter celebrare ciò che è stato e andare avanti nel segno di un retaggio che è molto più di un semplice ricordo, ma piuttosto una promessa di essere sempre pronti a sacrificarsi per il bene comune.

Black Panther Wakanda Forever - una scena del film (foto Walt Disney Studios)
Black Panther Wakanda Forever – una scena del film (foto Walt Disney Studios)

Tra thriller geopolitico e cinecomic

Black Panther: Wakanda Forever si presenta fino alla metà del secondo atto come un thriller geopolitico, in cui le decisioni che vengono prese nelle stanze dei bottoni devono necessariamente confrontarsi con la realtà spesso più complessa di un mondo che cambia in continuazione. Non è un caso che si respiri spesso l’acre odore di una guerra imminente, e il fatto che il film sia stato completato nelle fasi immediatamente iniziali del conflitto in Ucraina lo pone quasi come un film istantaneo perfetto nel catturare lo zeitgeist extradiegetico. È quindi un peccato come, superato il midpoint, la sua anima da cinecomic più sfrenato e fracassone prenda un po’ troppo il sopravvento soprattutto nel terzo atto, annacquando un po’ il nobile lavoro di costruzione di un’atmosfera che si avvicinasse più allo spirito di un romanzo di Le Carré che ad uno Spiderman qualsiasi. Nonostante quindi l’ottima partenza e il notevole supporto musicale in grado di staccarsi dai toni e dalle atmosfere di tanti film Marvel, la pellicola di Coogler non riesce a compiere quel sospirato passo definitivo verso l’emancipazione dello sguardo, pur rimanendo comunque un prodotto decisamente più interessante degli ultimi lavori della casa delle idee.

Black Panther Wakanda Forever - Letitia Wright (foto Walt Disney Studios)
Black Panther Wakanda Forever – Letitia Wright (foto Walt Disney Studios)

Invasi ed invasori

Se alcuni degli argomenti del capostipite vengono ulteriormente sviscerati in questo secondo capitolo, come il rapporto tra scienza e fede o la dicotomia che si sviluppa tra dovere privato e dovere collettivo, il tema di Black Panther: Wakanda Forever ha a che vedere questa volta con lo scontro tra invasi e invasori. Sia le motivazioni del villain Namor (le cui origini vengono raccontate in un flashback estremamente d’impatto a livello emotivo), che quelle di Shuri e del Wakanda stessi hanno a che fare con la necessità di proteggere i propri popoli da coloro che vorrebbero soltanto invaderli per impossessarsi di risorse preziose o sfruttarli per il proprio tornaconto. Sebbene attuate con i metodi sbagliati risulta quindi chiaro che alla base di un piano come quello di Namor siano presenti delle rivendicazioni legittime, che volgono lo sguardo indietro ad un passato di colonizzatori spietati in grado di distruggere intere civiltà pur di ottenere più di quanto già avessero.  Ed è nel dolore di chi è stato costretto a convivere con la paura di essere assoggettato di nuovo, che Namor risulta essere un villain e un personaggio più convincente del solito. In questo Black Panther: Wakanda Forever si dimostra essere un film un po’ più maturo, che smorza completamente il lato umoristico in favore di un’epica voluta e a volte trovata.

Black Panther Wakanda Forever - Tenoch Huerta (foto Walt Disney Studios)
Black Panther Wakanda Forever – Tenoch Huerta (foto Walt Disney Studios)

Wakanda per sempre

Nel cuore dell’Africa sorge il Wakanda, in quella che è una terra tanto inospitale per certi versi quanto ricca di meraviglie per altri. Ed è il Wakanda stesso a rappresentare l’anima e la forza propulsiva di un racconto che fa della celebrazione delle proprie radici e della forza della propria cultura il perno ultimo di questo meccanismo narrativo non perfettamente rodato. Nel funerale che apre il film e nell’omaggio elegante ed etereo che lo chiude, riusciamo a scorgere quanto importante sia per Coogler questo luogo e cosa rappresenti il Wakanda per lui e per tutti gli appartenenti alla comunità afroamericana. Una terra di antenati, di tradizioni millenarie, di dei antichi e superstizione che si sposa però con il più totale modernismo tecnologico e con il rifiuto più totale di ogni reazionarismo. E allora Black Panther: Wakanda Forever è l’addio definitivo sì a T’Challa/Chadwick Boseman e a tutti coloro che hanno servito la causa del Wakanda, ma anche un modo per poter dire che per ogni fine c’è sempre un nuovo inizio, che per ogni morte c’è sempre una nuova vita. E che il Wakanda sarà sempre lì per i suoi figli, anche per coloro che ormai sono diventati solo un’impronta profonda nel sentiero della Storia.

Black Panther: Wakanda Forever. Regia di Ryan Coogler con Letitia Wright, Angela Bassett, Martin Freeman, Dominque Thorn, Tenoch Huerta, Lupita Nyong’o e Chadwick Boseman, in uscita nelle sale domani 9 novembre distribuito da Walt Disney Studios.

VOTO:

Tre stelle e mezzo

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