Tra sociale e fantascientifico: recensione di Una luna chiamata Europa.

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Una luna chiamata Europa è il nuovo film di Kornél Mundruczò, presentato al Festival di Cannes 2017. In questo film il dramma delle condizioni dei migranti viene raccontato mediante l’espediente della fantascienza. Al cinema dal 12 luglio distribuito da Movies Inspired.

Matrice teatrale

Una luna chiamata Europa è un film in cui il regista ungherese Mundruczò ricorre alla propria abilità acquisita dietro le quinte dei palcoscenici. Nel film è presente la matrice teatrale tradotta in ripresa cinematografica sin dall’inizio della prima sequenza. Il senso di smarrimento dei profughi viene registrato ed evidenziato dai movimenti per niente regolari della macchina da presa. In questo modo il regista fa della verosimiglianza la chiave attraverso la quale guidare l’occhio dello spettatore lungo il decorso narrativo del film. Ad accompagnare il viaggio infinito dei due protagonisti, Aryan (Zsombor Jéger)e il dottor Stern (Merab Ninidze), vi è un utilizzo sapiente del cromatismo visivo al fine di destare, nel finale, maggior stupore dal punto di vista scenografico.

Ricerca consapevole della confusione

Non si può affermare che Una luna chiamata Europa sia un film chiaro allo spettatore medio. Non è un film che si segue dall’inizio alla fine senza chiedersi a che punto della storia ci si trovi, o il perché dell’ingresso di un altro personaggio o, ancora, di un simile comportamento da parte dei protagonisti. Questo senso di straniamento che avanza lungo la visione del film viene controbilanciato da espedienti tecnici della miglior scuola cinematografica. I piano sequenza sono, a dir poco, eccellenti, così come il gusto metafisico che si gusta nelle scene in cui Aryan mostra il suo potere. Troppo poco, comunque, per evitare l’assegnazione di un film caotico e di difficile comprensione.

Una luna chiamata Europa - Protagonisti
Aryan e Stern, personaggi principali del film Una Luna chiamata Europa

Fotografia di un Paese

Nonostante la ricezione negativa ricevuta durante il Festival di Cannes 2017, il film Una luna chiamata Europa necessita di essere visto, se non altro per la riflessione a cui può portare. Il regista racconta il destino di uno Stato come l’Ungheria vittima di un’incontrollata diffusione del sentimento razzista. Vittima è lo Stato e vittime sono i cittadini e, naturalmente, i rifugiati. L’attività comune è la persecuzione degli immigrati, di quelli che sono fuggiti, dalla Siria nel caso specifico. Nella sua visione teatrale dell’arte cinematografica il regista permette che gli immigrati abbiano la loro giusta ricompensa per le continue persecuzioni. Così un rovesciamento dei ruoli per cui Aryan è accolto e trattato come un figlio dal medico Stern il quale, però, ha in mente di risollevare il proprio bilancio economico.

Una luna chiamata Europa è il nuovo film di Kornél Mundruczò, presentato al Festival di Cannes 2017. In questo film il dramma delle condizioni dei migranti viene raccontato mediante l’espediente della fantascienza. Al cinema dal 12 luglio distribuito da Movies Inspired. Nel cast Zsombor Jéger, Merab Ninidze, Gyorgy Cserhalmi. 

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