Venezia 80, The Palace, recensione: Polanski perde di ferocia nel suo hotel extralusso

The Palace - Oliver Masucci (foto di M. Abramowska)
The Palace - Oliver Masucci (foto di M. Abramowska)

Da Venezia la nostra recensione di The Palace di Roman Polanski: satira di grana grossa ambientata in un lussuoso hotel svizzero durante il capodanno del 2000, più inferocita che feroce e forse troppo triviale

Con J’Accuse quattro anni fa ha conquistato un meritatissimo Leone d’Argento alla regia, ora il regista polacco naturalizzato francese premio Oscar Roman Polanski torna a Venezia (ma fuori concorso) con un genere completamente diverso grazie a The Palace. Un po’ satira politica e sociale, un po’ commedia degli equivoci e un po’ racconto grottesco il nuovo film del cineasta francese più odiato dall’altra parte dell’oceano è un guazzabuglio di idee e suggestioni, dove solo di tanto in tanto si intravede la mano del maestro.

3, 2, 1…

Siamo sulle Alpi svizzere all’alba del 2000. Nel lussuoso ed esclusivissimo Palace Hotel sono tutti in subbuglio per l’arrivo degli ospiti che festeggeranno l’ultimo 31 Dicembre del secondo millennio, a partire dal direttore Hansueli (Oliver Masucci). L’ansiosa Marchesa (Fanny Ardant), il magnate Arthur William Dallas III (John Cleese) con la neo-moglie Magnolia (Bronwyn James), l’arrogante Bill Crush (Mickey Rourke) e l’affascinante dottor Lima (Joaquim De Almeida) sono alcuni degli ospiti pronti a portare con sé tutte le loro stranezze e idiosincrasie, per la gioia dello staff dell’hotel e in particolare del general manager Tonino (Fortunato Cerlino).

The Palace - Joaquim De Almeida e Oliver Masucci (foto di M. Abramowska)
The Palace – Joaquim De Almeida e Oliver Masucci (foto di M. Abramowska)

Il raduno dei mostri

Se non fosse stato scritto con il tono e il corpo di una commedia The Palace sarebbe quasi potuto diventare un film dell’orrore, magari uno slasher con tanto di killer mascherato che fa fuori tutti gli ospiti uno ad uno. Invece Polanski, da buon padrone di casa, decide di avere pietà dei suoi ospiti, almeno dal punto di vista delle morti atroci e sanguinose, per presentarceli però in tutta la loro mostruosità. Sono uomini e donne ricchi, potenti e per questo pericolosi perché controllano il destino di tutti, ma paradossalmente sono anche degli incredibili inetti, delle figurine piangenti e disperate per le quali una camera poco lussuosa o una diarrea canina rappresentano dei problemi insormontabili.

Il buon Roman sembra divertirsi un mondo a confinarli in una struttura dalla quale non possono (o non vogliono) uscire, come se fossimo in uno zoo e loro fossero gli animali selvatici da guardare rigorosamente da dietro una gabbia. Nel suo incedere inarrestabile e indiavolato, complice un montaggio a martello pneumatico e un minutaggio di poco superiore all’ora e mezza, la nuova fatica di Polanski cede al triviale e allo scatologico a più riprese, tanto da ricordare i cari cinepanettoni di una volta, ma l’impressione è che anche questa concessione faccia parte di un discorso più grande, e che per rappresentare al meglio dei mostri sia necessario non aver paura di sporcarsi.

The Palace - Fortunato Cerlino, John_Cleese e Oliver_Masucci (foto di M. Abramowska)
The Palace – Fortunato Cerlino, John_Cleese e Oliver_Masucci (foto di M. Abramowska)

Ricchi e poveri

Ovviamente un lungo come questo non poteva esimersi da una riflessione sullo stato della forbice sociale odierna, sebbene la vicenda sia ambientata in un mondo molto diverso dal contemporaneo come quello di ventitré anni fa. In fondo, se ci pensiamo, cos’è davvero cambiato? I ricchi sono sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri e l’unica vera consolazione è il tempo, un giudice spietato che non guarda in faccia a nessuno. D’altronde non c’è periodo migliore del Capodanno per riflettere sul tempo passato e per fare dei bilanci, specialmente se quel Capodanno chiude un intero millennio per aprirne un altro.

The Palace tenta quindi anche la carta della critica socioeconomica verso la ridistribuzione della ricchezza, ma ben presto effettua un ulteriore scarto ed è in quel momento che comincia a girare a vuoto in maniera vorticosa. Perché la grande satira di Roman Polanski non ha il piglio feroce di un Salce o di un Risi, l’arguzia di un Monicelli, la capacità di un Edwards di costeggiare la linea di demarcazione tra irriverente e cattivo gusto. Sembrano lontani i tempi di Carnage, quando c’era la volontà di fare a pezzi il rassicurante mito borghese con la ferocia necessaria; lì leone, qui gattino.

The Palace - Oliver Masucci (foto di M. Abramowska) 1
The Palace – Oliver Masucci (foto di M. Abramowska)

Questione di controllo

Ciò che manca appunto a The Palace è il controllo della materia narrativa, del tono del racconto, dei suoi stessi personaggi. Si finisce per essere trascinati dall’orgia viscerale messa in piedi dal maestro, come se l’intento fosse principalmente quello di travolgere lo spettatore o di stravolgerlo; è tutto talmente eccessivo, grossolano, persino kitsch da richiedere un patto di non belligeranza verso chi guarda, nonostante un parco di attori di primissimo pelo che prova a sopperire alla mancanza di eleganza di alcune battute o sequenze lavorando in sottrazione, cercando di smussare quanto possibile.

Eppure ci sono dei momenti (non molti a dire il vero) in cui si intravede la mano dell’uomo dietro a Chinatown e Per favore non modermi sul collo, ma sono perlopiù confinati alla Storia, quella vera. Come il primo discorso televisivo di Putin alla Russia, appena insediato come presidente dopo le dimissioni di Eltsin, un momento che sembra lontanissimo da certe dinamiche stravaganti di The Palace e che fissa su schermo un orrore ben più indicibile di un po’ di feci sul letto. Ecco, forse Polanski avrebbe dovuto usare più lo scalpello e meno la mannaia per farci inorridire, perché i suoi mostri faranno anche un po’ ridere, ma non fanno mai ribrezzo.

The Palace. Regia di Roman Polanski con Oliver Masucci, Fanny Ardant, John Cleese, Bronwyn James, Mickey Rourke, Joaquim De Almeida e Fortunato Cerlino, in uscita nelle sale il 28 settembre distribuito da 01 Distribution.

VOTO:

Due stelle e mezzo

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