Da Venezia 81, in concorso, la nostra recensione di The Order di Justin Kurzel con Jude Law e Nicholas Hoult: un crime thriller di maniera e di buonissima fattura, abile nel lavorare col sottotesto e nel montare la tensione mentre ci ricorda i pericoli del fondamentalismo
The Order è ambientato nei primi anni ’80 in Idaho, ma è più attuale e vicino che mai. Il canadese Justin Kurzel sbarca a Venezia 81 assieme a Jude Law, Nicholas Hoult e il resto del cast di questo crime thriller avvincente e abilissimo nel tenere in pugno lo spettatore, nel montare la tensione lavorando col sottotesto mentre ancora una volta ci ricorda quanto sia facile spaccare un’intera nazione e un’intera democrazia a metà, partendo dal basso. Una storia di odio e di fondamentalismo profondi quindi, ma anche un’opera densa e crudissima che non è violenta in ciò che mostra bensì in ciò che non mostra e che, manierismi a parte, è capace di regalare del bel cinema.
Non delle semplici rapine
Nel 1983 una serie sempre più violenta di rapine in banca, operazioni di contraffazione e rapine a mezzi blindati sta instillando il terrore nel nordovest degli Stati Uniti. Tra la confusione delle forze dell’ordine che si affannano per trovare risposte, un solitario agente dell’FBI di nome Terry Husk (Jude Law), di stanza nella pittoresca e sonnolenta cittadina di Coeur d’Alene in Idaho, giunge alla conclusione che non si tratta di criminali comuni assetati di denaro, ma di un gruppo di pericolosi terroristi interni al seguito di un leader radicale e carismatico, Bob Mathews (Nicholas Hoult), il quale sta tramando una devastante guerra contro il governo degli Stati Uniti.
Il seme dell’odio
Come si fa a ricucire una nazione strappata da un odio strisciante, sotterraneo, invisibile? Un odio di cui abbiamo assistito al suo punto – forse – più basso nel gennaio di tre anni fa con l’attacco al Campidoglio, ma che sedimenta da decenni in tutti gli Stati Uniti provocando spaccature sempre più insanabili. Dev’esserselo chiesto l’australiano Justin Kurzel, che con l’odio ha già avuto a che fare quando ha raccontato la storia dello stragista Martin Bryant nel bel Nitram (recuperatelo), ma che ora ha alzato l’asticella nel tentare la stessa operazione in un paese ancora più complesso come lo sono gli Stati Uniti.
Tutto parte da The Turner Diaries, un romanzo di discutibilissima qualità letteraria scritto dal simpatizzante nazista William Luther Pierce e usato poi come Bibbia dall’arianesimo americano. In The Order quel libro torna spesso, ma finisce di mano in mano di continuo come fosse una bomba pronta ad esplodere da un momento all’altro in un film in cui le bombe esplodono eccome, le armi automatiche sparano e i finestrini schizzano via sbrandellati dai colpi di fucile. Eppure, in mezzo a tanta violenza e al sangue che spurga dalle ferite, è quel tomo rosso a rappresentare la minaccia più grande e al contempo il tesoro più prezioso per chi ha deciso di innalzarlo a proprio vessillo ideologico.
L’abilità maggiore di Kurzel è però quello di utilizzare il sottotesto come motore narrativo, piuttosto che affidarsi a dialoghi inutilmente didascalici ed esplicativi. Certo, c’è una bella sequenza in cui Bob Mathews/Nicholas Hoult incita il proprio “gregge” con l’arma della retorica, ma The Order ha la capacità di restare sulle immagini e sul loro senso semantico bypassandola quasi del tutto. È evidente come all’autore australiano interessi ben poco lanciare un qualche tipo di messaggio, bensì è molto più injteressato all’utilizzare linguaggio e grammatica cinematografici per costruire un mondo narrativo solido con personaggi solidi, giocare con la tensione e utilizzare il genere con intelligenza.
Un thriller che ha tante cose dentro
Il buon lavoro sul genere sia in cabina di regia che in fase di scrittura dello sceneggiatore Zach Baylin ha la capacità e il respiro di produrre una pellicola che ha tante anime dentro: ci sono il crime thriller che si mischia con il thriller investigativo, c’è l’heist movie che per taglio e intensità ricorda The Town di Affleck (ma senza maschere), c’è ovviamente il family drama e c’è il film con un chiaro intento politico. Tutti elementi che convivono in maniera piuttosto organica e definita all’interno di The Order, che è abbastanza intelligente e anche un po’ furbo da utilizzare lo spettacolo come veicolo promulgatore e non il contrario.
Il resto è puro mestiere, ottimo mestiere a dire la verità che non è facile, anche e soprattutto quando manca il guizzo del campione che Kurzel non ha e forse non avrà mai (come ha dimostrato anche nel resto della propria filmografia). Però l’australiano ha anche ampiamente dimostrato di saper creare un cinema intelligente, dal taglio piacione quando serve e dagli obiettivi chiari, che non insegue necessariamente l’emozione o l’empatia ma che nella sua lucida e algida visione ha la capacità di trattenere lo zeitgeist contemporaneo anche quando lavora con gli eventi passati. Non è da tutti.
TITOLO | The Order |
REGIA | Justin Kurzel |
ATTORI | Jude Law, Nicholas Hoult, Tye Sheridan, Jurnee Smollett, Marc Maron, Alison Oliver, Odessa Young, George Tchortov, Victor Slezak |
USCITA | 2025 |
DISTRIBUZIONE | Prime Video |
Quattro stelle