Senza lasciare traccia, recensione del film sul profondo rapporto padre-figlia

Senza lasciare traccia, di Debra Granik esplora con delicatezza il rapporto tra un padre e una figlia che hanno vissuto lontani dalla società per scelta, e che si ritroveranno ad entrare in contatto con il mondo, dovendo fare i conti con i diversi effetti che questo avrà su di loro.

Un insolito modus vivendi

Senza lasciare traccia di Debra Granik racconta la vicenda di Will (Ben Foster) e Thomasin (Thomasin McKenzie), padre e figlia adolescente che vivono in fondo al bosco, da soli. Will è un veterano di guerra traumatizzato che ha scelto volontariamente di vivere come un eremita, lontano da un mondo di cui non riesce di fare parte, Tom è una ragazzina che non ha mai conosciuto una vita diversa da quello nei boschi. Esperto nell’arte della sopravvivenza, Will ha trasmesso a Tom delle solide conoscenze. Un giorno vengono scoperti e costretti a fare i conti con un ordine socio-economico conforme alle leggi. I servizi sociali gli propongono un tetto, una scuola, una vita normale a cui Will non riesce a rassegnarsi e che Tom vive come una scoperta, una scoperta che lentamente comincia ad apprezzare.

Evoluzioni naturali

Il film di Debra Granik rappresenta la crescita e il desiderio di indipendenza della protagonista, Thomasin, che nonostante una vita fuori dalla norma e dal comune, scopre di avere le stesse necessità e desideri dei ragazzi della sua età. La sua connessione con la natura, il mimetizzarsi con essa e le sue tecniche di sopravvivenza non escludono il piacere di vivere sotto un tetto, di stringere rapporti sociali e conoscere persone con realtà diverse. Lentamente capisce che suo padre ha una necessità e un problema che lei non ha, suo padre non riesce, lei può.

Senza lasciare traccia - Foster e McKenzie
Tom (Thomasin McKenzie) e Will (Ben Foster) durante la loro fuga per continuare a vivere nei boschi, a contatto con la natura

Le possibilità di cambiamento

Will non ha scelta, nasconde qualcosa legato alla sua esperienza in guerra che lo blocca e lo frena, non viene detto di cosa si tratti perché effettivamente non è importante. Come tutti i veterani ha vissuto un’esperienza che solo chi è stato in guerra può comprendere, eventi di cui non vuole parlare, che rivive nei suoi incubi e che non gli permettono di entrare in contatto con il mondo, quello che sua figlia scopre di voler conoscere. Entrambi devono compiere una scelta: restare o andare via, stare insieme o vivere da soli, tra di loro o nel rapporto con gli altri.

L’era preistorica 

Senza lasciare traccia riporta ad una condizione primordiale, ai quattro elementi: terra, aria, acqua, fuoco e ai bisogni primari dell’uomo, come mangiare, bere e dormire. Il legame d’amore e affetto che hanno i due protagonisti basta a colmare quel vuoto che provoca l’assenza di contatto umano. Ma finché non si prova qualcosa sulla propria pelle non si può sapere che effetto faccia, e la reazione di Thomasin ne è la prova. La regia pulita ed essenziale e la fotografia che racconta con gesti lenti e un’attenzione ai minimi dettagli della foresta dà al film una dolcezza e una tranquillità che crea un ottimo contrasto con il tormento dei due protagonisti. Tra Will che dovrà accettare la sua condizione e Thomasin che dovrà compiere una scelta che la porterà all’inevitabile fine della propria adolescenza.

Senza lasciare traccia, diretto da Debra Granik, con Ben Foster, Thomasin McKenzie, Jeff Kober, Dale Dickey, Peter James DeLuca è uscito nei cinema giovedì 8 novembre distribuito da Adler Entertainment.

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