Romantiche, recensione: Pilar Fogliati debutta alla regia raccontando 4 donne contemporanee

Romantiche - Pilar Fogliati nel ruolo di Tazia (foto Vision Distribution)
Romantiche - Pilar Fogliati nel ruolo di Tazia (foto Vision Distribution)

La recensione di Romantiche, buon esordio alla regia dell’attrice Pilar Fogliati che sceglie di raccontare in quattro episodi diversi altrettante donne specchio della nostra contemporaneità, con ironia e un po’ di leggerezza

Eugenia, Uvetta, Michela, Tazia. Sono le quattro donne che l’attrice Pilar Fogliati ha deciso di rappresentare in questo Romantiche, suo esordio come regista e sceneggiatrice (qui la conferenza) assieme a Giovanni Veronesi e Giovanni Nasta. Un film intessuto di grande ironia che punta sull’effetto comico e sulla leggerezza, senza però rinunciare ad uno o due momenti più intimi e melanconici per provare a raccontare l’insicurezza di un’intera generazione.

Ragazze di oggi

Eugenia Praticò (Pilar Fogliati) è una sceneggiatrice o aspirante tale che viene da Palermo ma vive a Roma, al Pigneto per la precisione. Da anni sta cercando piazzare quella che considera essere la sua sceneggiatura capolavoro, Olio su Mela, ma con risultati deludenti. L’incontro con una famosa sceneggiatrice di nome Susanna Celeno (Diane Fleri) potrebbe rappresentare la svolta della sua vita, ma non tutto va come previsto. Uvetta Budini Di Raso (Pilar Fogliati) è la discendente di un’antica casata nobiliare toscana che trascorre le sue giornate senza un vero scopo, finché un giorno incontra Kamal (Ibrahim Keshk), un fornaio di cui si innamora che la spingerà a voler tentare di lavorare per la prima volta nella sua vita. Michela Trezza (Pilar Fogliati) fa la commessa in un negozio di calzature di Guidonia ed è felicemente fidanzata col carabiniere Ivano (Emanuele Propizio) con il quale sta per convolare a nozze, finché un giorno non reincontra dopo diversi anni Fausto (Giovanni Anzaldo), appena tornato dall’Irlanda in tempo per scardinare le sue certezze. Tazia De Tiberis (Pilar Fogliati) è una rampante pariolina dal carattere solo in apparenza forte, la quale entra in crisi col fidanzato Riccardo (Edoardo Purgatori) dopo aver cominciato a sospettare che lui possa tradirla con una escort. Le quattro ragazze non si conoscono, non hanno nulla in comune tranne una persona: la psicoterapeuta Valeria Panizzi (Barbora Bobulova) dalla quale vanno ogni settimana in terapia.

Romantiche - Giovanni Anzaldo e Pilar Fogliati nel ruolo di Michela (foto Vision Distribution)
Romantiche – Giovanni Anzaldo e Pilar Fogliati nel ruolo di Michela (foto Vision Distribution)

Sulle orme di Verdone

Come già dichiarato dalla stessa Fogliati durante la conferenza di presentazione, Romantiche è un film che deve molto al cinema di Carlo Verdone del quale rappresenta una naturale prosecuzione, in particolare dei suoi primi due film. Le protagoniste di Romantiche sembrano infatti far da contrappeso ai personaggi di Furio o Pasquale, con la loro capacità di racchiudere tante diverse sfumature dell’universo femminile ma anche per certi versi maschile. Tazia, Uvetta, Michela ed Eugenia rappresentano degli archetipi a cui però la Fogliati dona maggior complessità, rendendoli dei personaggi che si muovono su una linea che sta a metà tra il luogo comune e la rappresentazione realistica. Sono tutte donne alla ricerca dell’amore, come il titolo suggerisce, ma anche e soprattutto di se stesse, della loro emancipazione, del loro posto nel mondo, della loro voce. E un po’ come con i personaggi di Verdone ridiamo con loro delle loro idiosincrasie, dei loro sbagli, della loro adorabile imperfezione e tifiamo per loro, anche quando si ostinano a non cambiare.

Romantiche - Pilar Fogliati nel ruolo di Eugenia (foto Vision Distribution)
Romantiche – Pilar Fogliati nel ruolo di Eugenia (foto Vision Distribution)

Quattro mondi diversi

Romantiche racconta quattro mondi completamente separati l’uno dall’altro per coordinate geografiche e sociali, ma non solo. Il merito principale di Pilar Fogliati è quello di aver raccontato, con quattro modalità e toni diversi, gli aspetti che appartengono ad un’intera generazione la quale deve districarsi tra paura del futuro e incertezze (come nel primo e nel terzo episodio), ma anche tra perdita del contatto con la realtà e appropriazione di valori vacui e superficiali (come nel secondo e nel quarto). Non è forse un caso che gli episodi siano collegati da una serie di stories su Instagram, come non è forse un caso che proprio gli episodi appena citati siano quelli con più graffio. In un film che rincorre le illusioni per demolirle, non solo quelle del digitale, la Fogliati carica i suoi quattro personaggi di una levità e di un’innocenza magari difficili da scorgere a prima vista ma che man mano vengono fuori. Si vede che Pilar ama tutte le sue protagoniste allo stesso modo, forse perché le ha conosciute attraverso altre persone o forse perché un po’ la rappresentano tutte in un modo o nell’altro; la cura, il rispetto, l’attenzione che nutre per ciascuna lo si percepisce dai dialoghi quasi sempre a fuoco, dal modo in cui le ha caratterizzate e dal fatto che non siano né troppo positive e né troppo negative. Cambiano, chi più e chi meno, evolvono, imparano, sbagliano  poi si rialzano come nel caso di Tazia, protagonista dell’ultimo episodio e meritevole di un film tutto per sé.

Romantiche - Emanuele Propizio e Pilar Fogliati nel ruolo di Michela (foto Vision Distribution)
Romantiche – Emanuele Propizio e Pilar Fogliati nel ruolo di Michela (foto Vision Distribution)

Qualche ingenuità c’è ma va bene così

Non tutto è perfettamente calibrato in Romantiche e delle ingenuità di scrittura o di rappresentazione le si intravedono soprattutto nei dettagli (come l’improbabilità che Michela ed Eugenia possano permettersi di andare da una psicoterapeuta di quel livello o che un fornaio prenda a lavorare qualcuno come Uvetta senza la minima esperienza), ma sono cose alle quali si può soprassedere perché il ritmo indiavolato, la scrittura affilata e l’umanità delle nostre protagoniste fagocitano letteralmente la pellicola. È un film universale Romantiche, che funzionerà da Milano fino a Palermo, perché il suo sguardo è universale, fuori dal tempo ma in grado di intercettare il tempo. Di afferrare il cambiamento linguistico, di mostrarci come la società non sia poi così chiusa e impenetrable come fino a qualche tempo fa. Ci vuole anche un certo talento per riuscirci e Pilar Fogliati di talento ne ha. Speriamo che non lo butti via.

Romantiche. Regia di Pilar Fogliati con Pilar Fogliati, Diane Fleri, Barbora Bobulova, Emanuele Propizio, Giovanni Anzaldo, Edoardo Purgatori e Ibrahim Keshk in uscita nelle sale il 23 febbraio distribuito da Vision Distribution.

VOTO:

Quattro stelle

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