Il legionario, recensione: Caino, Abele e le seconde generazioni nel film presentato a RomaFF16

Il legionario - Germano Gentile
Il legionario - Germano Gentile

La recensione de Il legionario, lungometraggio d’esordio di Hleb Papou in concorso ad Alice nella Città 2021: un film che parte dal tema delle seconde generazioni ma che sa toccare le contraddizioni della società moderna e soprattutto i conflitti familiari

Da che parte stare

Daniel (Germano Gentile), nato a Roma da genitori africani, è cresciuto in un palazzo occupato. Da grande, tuttavia, ha deciso di andarsene per farsi una nuova vita come poliziotto del Primo Reparto Mobile della Polizia di Stato. Proprio in queste vesti è costretto a ritornare nei luoghi della sua infanzia: la sua missione è sgomberare il palazzo in cui ancora vivono la madre (Félicité Mbezelé) e il fratello Patrick (Maurizio Bousso), che intanto è diventato il leader degli occupanti. Così Daniel sarà costretto a fare una scelta dolorosa: restare fedele al corpo di polizia o salvare la propria famiglia dallo sgombero.

Conflitto multietnico e periferia, ma non solo

Il legionario rappresenta il lungometraggio d’esordio di Hleb Papou, regista bielorusso “naturalizzato” romano. I suoi personaggi per certi versi gli somigliano: italiani di seconda generazione, sentendoli parlare nessuno penserebbe che hanno origini straniere. Il cineasta parte proprio dai temi del conflitto multietnico e della periferia romana ma è bravo nel tenersi lontano dagli stereotipi. Il palazzo occupato è centrale nel racconto e rappresenta una miniera di storie pronte a scontrarsi l’una con l’altra.

Il legionario - Maurizio Bousso
Il legionario – Maurizio Bousso

Caino contro Abele

Ad emergere, in questa ricchezza di spunti che in un primo momento tende quasi a confondere lo spettatore, è lo scontro tra i due fratelli Daniel e Patrick. Le loro scelte di vita non potrebbero essere più diverse: celerino il primo, occupante il secondo. Insomma, un chiaro rimando all’antico mito di Caino e Abele. Stavolta però lo scontro tra fratelli rappresenta la punta di un iceberg ben più grande: è un confronto con se stessi e soprattutto con la moderna società.

Cameratismi a confronto 

Tanto il palazzo occupato quanto il reparto della polizia mostrano un profondo cameratismo. I 400 abitanti dello stabile vivono lì da decenni e sono pronti a lottare fianco a fianco per difendere la propria abitazione. Il reparto Celere, dal canto suo, è fatto di rituali, duro allenamento oltre ovviamente ai classici scudi e caschi. Patrick si è integrato nel primo micro-cosmo tanto quanto Daniel è stato accettato nel secondo. Chi è nel giusto e chi nel torto? Come restare fedeli alle proprie ideologie senza voltare le spalle alla famiglia (Daniel16 arriva persino a negare l’esistenza della propria davanti ai colleghi)? Papou procede nel suo racconto riempiendolo di realismo – tangibile nei luoghi, nei volti, nei personaggi – e  cercando di far emergere un tessuto sociale in fermento. Resta l’emergenza abitativa, come un quesito aperto che una pellicola può solo limitarsi a portare sotto i riflettori.

Il legionario, diretto da Hleb Papou, si è aggiudicato il Pardo per il Miglior regista esordiente al Festival di Locarno. La pellicola è stata poi presentata in concorso ad Alice nella Città 2021, sezione parallela della Festa del Cinema di Roma. Nel cast Germano Gentile, Maurizio Bousso, Marco Falaguasta e Félicité Mbezelé. Il film uscirà in sala distribuito da Fandango.

VOTO:

3 stelle

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci qui il tuo nome