Ecco la nostra intervista a Riccardo Stellini, affermato modello italiano, che ci ha parlato della sua vita e carriera, e della sua nuova attività: creare esclusive cucce di design e lusso per gli amici a quattro zampe
Riccardo Stellini è un modello italiano che lavora da anni nel settore della moda: dall’amore per gli animali e per il design è nata una collezione di cucce dall’impatto avanguardistico. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con lui per farci raccontare qualcosa in più sul progetto e sulle sue ispirazioni.
Innanzitutto, chi è Riccardo Stellini?
Questa è la domanda che mi crea sempre maggiori difficoltà, nonostante sembri all’apparenza la più facile. Per questo sorvolerò sui concetti filosofici sulla mia anima, che si presentano nella mia testa alla domanda “Chi è Riccardo Stellini” e resterò sul concreto.
Riccardo è un modello italiano (questo il suo profilo Instagram ndr), 31 anni, fiorentino trapiantato a Milano. Mi piacerebbe definirmi un eclettico creativo, non mi sento addosso l’etichetta del modello nonostante sia al 100 per 100 il mio lavoro. Forse sono più un sensibile alla ricerca del bello, della spiritualità della vita, un ricercatore del vero.
Come sei diventato un affermato modello?
La chiave è la passione, la banale passione, non c’è altro che possa condurti dove il tuo cuore desidera. Grazie per aver aggiunto affermato, ma più che affermato mi definirei in costruzione, perché in tutti i lavori creativi credo che non ci sia mai un punto d’arrivo. Posso comunque ritenermi soddisfatto di portare “il pane a casa” da ormai più di 10 anni e aver lavorato con blasonati marchi, fotografi e designer.
Da dove nasce l’idea di creare una collezione tutta tua dedicata agli animali? Ad un certo punto hai sentito che la carriera da modello non ti “bastava” più?
No, la carriera da modello ancora non mi sta stretta. Anzi, è proprio da questo mondo colorato che ho avuto l’opportunità di creare e vedere nuove prospettive. La collezione di cucce di design Stellini Collection è nata non solo dallo stimolo derivato dal mio ambiente lavorativo, ma anche da una mia necessità personale di vivere e vedere il bello laddove ancora l’attenzione dei designer non si era soffermata.
Nutrivi già una passione per gli animali?
Sì, ho tre gatti in casa: Frankie, Maya e Poldo.
Pensando ad una carriera nel design, è stato naturale pensare subito agli “amici a 4 zampe”?
Può sembrare strano, ma rispondo di sì! Era l’unica cosa che mancava nell’infinita lista degli oggetti di design nelle nostre case.
In futuro pensi di espanderti ad altri settori del design? C’è qualcosa in particolare che solletica la tua creatività e che non hai ancora fatto?
Al momento non credo di espandermi ad altri settori del design, ma sono affascinato dall’arte contemporanea. Al momento sto lavorando alla creazione di una mostra fotografica che ha come tema principale la sottomissione dell’anima all’arte.
Hai esposto alcuni dei tuoi lavori in mostre d’arte e riviste: che idea desideri far passare attraverso il tuo stile, il tuo gusto estetico?
Tutto il mio lavoro si basa sulla ricerca estrema dell’essenzialità che non è sinonimo di impoverimento. Tutt’altro. Faccio un esempio per spiegarmi meglio: quanti millenni di evoluzione ci sono voluti ad un fiore per essere quello che è ora? Tuttavia, nonostante la sua incomparabile complessità è la cosa più essenziale che esista, non ha niente di superfluo, e cosi rivela il segreto della sua bellezza.
Che rapporto hai oggi con la moda?
Non sono un tipo alla moda, il mio abbigliamento è pressoché sempre uguale! Anche perché nell’armadio non ho nulla o quasi… sono un minimalista anche in questo. Prediligo il total black o il total white.
Prossimi progetti?
Poco prima dell’inizio della quarantena sarei dovuto partire per il Sud Africa per collaborare con un importante agenzia del territorio, la Twenty Management, ma non sono potuto partire per ovvi motivi che tutti noi conosciamo. Spero proprio di ricominciare da lì.
Sei abituato a viaggiare, a conoscere molte persone: come hai vissuto questo periodo di quarantena?
Posso passare da impopolare, ma credo che la quarantena abbia dato i suoi benefici. Questo perché ha messo a “tacere il tempo”, con cui tutti siamo obbligati a relazionarci. Io, ad esempio, scoprendo di averne molto di più a disposizione di quanto ne avevo prima, ho tolto dal cassetto tutti i miei progetti creativi e li ho portati a compimento. Tutti tranne uno, che non posso dire perché esageratamente borderline…
Pensi che questi stati d’animo si rifletteranno nel tuo lavoro? Che messaggio vuoi dare a chi ti leggerà e che, come chiunque d’altronde, ha dovuto mettere in pausa tanti aspetti della propria vita?
Assolutamente sì, credo che si rifletteranno sul mio lavoro. Vorrei però rispondere con un pensiero che ho scritto una mattina di questa quarantena, sperando di non essere troppo ermetico:
“Sguardi
di uomini sconosciuti oltre la strada,
i bambini alla finestra,
ridono in silenzio,
stormi d’uccelli sordi che nuotano nel buio,
ma non si perde la bellezza
per chilometri di pagine”
(Intervista di Raffaella Mazzei, foto di Azzurra Piccardi)