Qualcosa di meraviglioso, recensione: una realtà cruda si trasforma in favola

Qualcosa di meraviglioso, recensione

Qualcosa di meraviglioso racconta una storia vera che parte dalla povertà del Bangladesh per arrivare alla favola: con un toccante giovane protagonista e un solido Gérard Depardieu, il film è commovente ma al tempo stesso ironico.

La vera storia di Fahim

Qualcosa di meraviglioso racconta la vera storia di Fahim Mohammad (interpretato da Ahmed Assad), un ragazzino giunto clandestinamente in Francia insieme al padre Nura (Mizanur Rahaman). Quest’ultimo è costretto a lasciare moglie e figli proprio per il bene di Fahim ma le difficoltà si rivelano insormontabili sin dall’inizio. Privo di soldi e di un permesso di soggiorno, i due sono costretti a dormire in strada prima di essere alloggiati in un centro di soccorso francese. A quel punto il bambino può iscriversi a scuola, imparare il francese e soprattutto seguire la sua più grande passione: gli scacchi. Inserito a Créteil nel corso del burbero Sylvain (Gérard Depardieu), papà e figlio ricevono l’aiuto della direttrice Mathilde (Isabelle Nanty), degli altri ragazzi e persino del Primo Ministro francese. Nura infatti rischia l’espulsione e solo l’innato talento di Fahim per gli scacchi potrebbe regalare alla loro famiglia il lieto fine per il quale hanno sudato tanto.

Soggetto non innovativo ma di qualità

Non è certamente la prima volta che il cinema fa incontrare un giovane talento con un insegnante inizialmente cinico e burbero, come non sorprende che quest’ultimo alla fine riesca a dimostrarsi un valido maestro oltre che un cuore sensibile. Si potrebbero citare Scoprendo Forrester o anche il più recente Quasi nemici – L’importante è avere ragione con Daniel Auteuil, ma la lista potrebbe rivelarsi lunghissima. Non è nuovo nemmeno che un ragazzo appartenente ad una minoranza si dimostri un diamante allo stato grezzo. Eppure tutto questo ‘già visto, già girato’ non impedisce a Qualcosa di meraviglioso di rappresentare un buon prodotto cinematografico. Al contrario, il film riesce ad aggiungere qualcosa ai suoi predecessori così ben conosciuti dal pubblico.

Qualcosa di meraviglioso: Ahmed Assad, Gérard Depardieu e Sarah Touffic Othman-Schmitt in una scena del film
Ahmed Assad, Gérard Depardieu e Sarah Touffic Othman-Schmitt in una scena del film

Regia sensibile e a tratti documentaristica

Prima di tutto il film scritto e diretto da Pierre François Martin-Laval è ben fatto dal punto di vista stilistico. L’occhio indagatore e quasi documentaristico della macchina da presa descrive la vita di uno sperduto villaggio del Bangladesh dimostrandosi sensibile e diretto: riprende una realtà cruda con spontaneità, mostrando la semplicità di una vita piena di contraddizioni ma anche di ricchezze. I bambini giocano e ridono senza affidarsi al lusso e alle nuove tecnologie, le famiglie creano legami solidi e si godono un pasto insieme pur non avendo a disposizione nemmeno le posate. Accanto a tutto questo, resta la durezza di alcune immagini che mostrano dei senza tetto sdraiati in vicoli maleodoranti, la corruzione delle forze dell’ordine e la disperazione di chi è costretto a lasciare il proprio paese semplicemente per sopravvivere. Martin-Laval mette tutto questo come premessa al suo racconto, tratto da una storia vera e da un libro scritto dal suo stesso protagonista (in collaborazione con il suo maestro di scacchi Xavier Parmentier).

Il sogno di un sans papiers

Fahim e suo padre Nura rappresentano dei personaggi commoventi, capaci di suscitare tenerezza ma anche ammirazione. Inizialmente il ragazzino pensa di dover andare in Francia per conoscere il miglior maestro di scacchi del mondo (anziché per sfuggire dal rischio di un rapimento). La sua illusione, creata dal padre, ricorda a tratti quella del piccolo Giosuè – figlio di Roberto Benigni ne La vita è bella. Nura e Fahim dovranno fare i conti con l’ostilità di un Paese nuovo nel quale arrivano sans papiers (senza documenti) e del quale non conosco né la lingua né le usanze. Integrarsi sarà più facile per Fahim, un personaggio così ben disegnato e interpretato in modo vibrante da Ahmed Assad da arrivare direttamente al cuore dello spettatore. Di Nura, invece, colpisce la purezza: pur non avendo più nulla rifiuta con rispetto l’elemosina, è disposto a fare qualsiasi lavoro (nonostante nel suo Paese fosse un rispettabile vigile del fuoco) e vive per suo figlio. La scena in cui apprende che verrà espulso mentre suo figlio sarà dato in affidamento arriva come un pugno nello stomaco che non potrà lasciare indifferenti.

Qualcosa di meraviglioso (considerando l’essenziale titolo originale Fahim, la traduzione risulta tra l’altro piuttosto banale nella versione italiana) arriva nelle sale il 5 dicembre distribuito da Bim Distribuzione. La pellicola racconta davvero l’avverarsi di un sogno: Fahim, nel 2013, è diventato campione del mondo di scacchi.

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