Ninjababy, recensione di una commedia brillante che stravolge il concetto di famiglia tradizionale

Ninjababy - Kristine Thorp
Ninjababy - Kristine Thorp

La nostra recensione di Ninjababy, il nuovo film di Yngvild Sve Flikke con Kristine Thorp, Arthur Berning, Nader Khademi: una commedia irriverente che ragiona sul ruolo del maschile e femminile nella famiglia tradizionale attraverso l’animazione di un bambino che sta per nascere 

È al cinema Ninjababy, il nuovo film di Yngvild Sve Flikke che si è aggiudicato il premio Best Film al Giffoni Film Festival 2021. La regista attraverso una commedia audace e divertente si pone delle domande sulla maternità.  È qualcosa che viene naturale a tutti o è differente per ognuno di noi?

Ninjababy

Rakel (Kristine Thorp) è una ragazza di 22 anni che vive all’insegna del divertimento e dello sballo. Ha la passione per i fumetti e infatti si diletta a disegnarne ispirandosi a ciò che vive durante le sue giornate. Insieme alla sua amica e coinquilina, Ingrid (Tora Christine Dietrichson), decide di partecipare ad una lezione di Aikido e vedendo il maestro (Nader Khademi), un giovane ragazzo tenero e buffo, si ricorda di esserci andata a letto di recente. Nei giorni successivi Rakel decide di fare un test di gravidanza e inaspettatamente scopre di essere incinta. L’ipotesi su quale possa essere il padre ricade subito sul maestro ma all’appuntamento per l’aborto scopre di essere incinta da ben sette mesi per cui viene subito scartato. Tra i tanti amanti di una sera c’è Minchia Santa (Arthur Berning), uno scopatore inarrestabile, totalmente privo di qualsiasi istinto paterno. Il tempo passa, la pancia cresce, e questo ninjababy rischia di venire al mondo con due genitori che rifiutano l’idea di diventare tali…o almeno così sembra.

Ninjababy - Tora Christine Dietrichson, Kristine Thorp e Nader Khademi
Ninjababy – Tora Christine Dietrichson, Kristine Thorp e Nader Khademi

Il diritto di non vergognarsi 

Ninjababy è una commedia irriverente che senza veli stravolge l’idea diffusa della famiglia tradizionale e rappresenta una donna che non vuole essere madre e un uomo che invece scopre di avere un profondo e istintivo desiderio di diventare padre. Niente di provocatorio o per lo meno non dovrebbe esserlo. La regista Yngvild Sve Flikke ha affrontato il tema con naturalezza raccontando senza giudizio il rifiuto di una maternità non voluta e inaspettata con la volontà di mostrare l’aspetto più umano dietro questa scelta. Confusione, ripensamenti, rabbia e non accettazione sono i cardini del vortice emotivo che la protagonista vive per tutta la durata del film. Rakel sente di non essere abbastanza brava per diventare madre ma non si vergogna di come vive, porta avanti la sua scelta ignorando le pressioni da parte della società. 

La conquista di se stessi

Il personaggio di Rakel alla fine del film non sarà più lo stesso dell’inizio, proprio come accade in un romanzo di formazione il protagonista subisce un forte cambiamento. Nella protagonista è radicale. Molto spesso si dice che un figlio cambia la vita ma questa frase è sempre legata all’idea di tenerlo. La regista ha voluto stravolgere anche questo principio dimostrando come la maternità abbia mille sfaccettature e conseguenze diverse. Nel film ricorre molto l’Aikido, i personaggi ne parlano ma forse non è un caso. La finalità di questa disciplina è la conquista della padronanza di se stessi e questo è ciò che accade a Rakel.

Ninjababy - Kristine Thorp
Ninjababy – Kristine Thorp

Una sceneggiatura volutamente scorretta

Lo spettatore viene coinvolto direttamente nel turbinio della protagonista grazie anche ad una sceneggiatura caratterizzata da un linguaggio scorretto e realistico, concreto e senza fronzoli. Questa realtà così dirompente viene alleggerita dalla scelta di animare, attraverso un simpatico fumetto, il bambino nella pancia della protagonista. Rakel lo definisce “ninjababy” perché si è nascosto per sette mesi senza dare cenni della sua presenza. Inga Saetr, che si è occupata di dare forma a questo “esserino”, lo rappresenta proprio come un piccolo ninja con una benda sull’occhio che saltella da un lato all’altro dell’inquadratura. Si tratta di un’animazione semplice in linea con l’estetica del film, è la trasposizione fedele di ciò che Rakel disegna su carta. A lei accade una cosa da adulta che lei affronta con goffaggine e ingenuità e questo regala allo spettatore dei momenti molto comici. Il fatto che inizi a parlare con un fumetto enfatizza la sua giusta infantilità e rende evidente questa contrapposizione tra adulto-bambino che è radicato in lei ma anche nel ninjababy che ha un linguaggio altrettanto schietto.

Ninjababy - Kristine Thorp e Tora Christine Dietrichson
Ninjababy – Kristine Thorp e Tora Christine Dietrichson

Ninjababy fa sorridere ma non mancano dei momenti drammatici che caratterizzano soprattutto l’ultima parte del lungometraggio. Il climax di eventi che si susseguono prima della conclusione commovente interrompe una narrazione lenta e conferiscono al film una vena drammatica. Quel fumetto divertente che ha sempre accompagnato la protagonista sparisce e viene sostituito da tratti di matita che coprono i volti delle persone che la circondano…questo è simbolo di un avvenimento che turba il precario equilibrio raggiunto e che avrà delle conseguenze sulla vita di Rakel e di Michia Santa costretti ad iniziare una nuova vita. Che strada prenderanno?

Ninjababy. Regia di Yngvild Sve Flikke, con Kristine Thorp, Arthur Berning, Nader Khademi, Tora Christine Dietrichson e Silya Nymoen. Uscita al cinema il 13 ottobre, distribuzione Tucker Film

VOTO:

4 stelle

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