L’uomo dal cuore di ferro, recensione del film sul Macellaio di Praga

L’uomo dal cuore di ferro, film tratto dal romanzo di Laurent Binet sulla storia vera del Macellaio di Praga, interpretato da un ottimo Jason Clarke e da una superlativa Rosamunde Pike, lascia il segno, ma non convince del tutto.

Il numero 2 di Heinrich Himmler

Ispirato al romanzo, in parte storico e in parte fictionale, HHhH (acronimo di Il cervello di Himmler) di Laurent Binet, L’uomo dal cuore di ferro del francese Cédric Jimenez, narra dell’ascesa e della caduta di Reinhard Heydrich, braccio destro di Heinrich Himmler, che per crudeltà e spietatezza si guadagnò appellativi orribili come: “Il macellaio di Praga” o “La bestia bionda”. Il film si apre con l’impietoso responsabile dell’Intelligence delle SS su un veicolo nazista, che sfreccia fiero per le vie della capitale dell’allora Cecosvlovacchia, intento a portare a termine quella che battezzò “la soluzione finale alla questione ebraica”, andando, invece, inconsapevolmente incontro alla fine della sua scellerata disumanità. La storia si snoda poi in una retrospettiva sulla vita di Heydrich, che da uomo banale e mediocre, espulso dalla Marina tedesca per un presunto reato sessuale, inizia l’ascesa tra le fila del partito Nazionalsocialista pungolato dalla zelante e ambiziosa futura moglie Lina, fervente ammiratrice di Hitler.

L'uomo dal cuore di ferro - Jason Clarke è Reinhard Heydrich
L’uomo dal cuore di ferro – Jason Clarke è Reinhard Heydrich

Un biopic poco a fuoco

La prima parte de L’uomo dal cuore di ferro ci mostra l’incontro tra i due coniugi e l’evoluzione del loro rapporto. Lina, interpretata da una superba e algida Rosamunde Pike, perfetta nel ruolo della fredda manipolatrice, seduce con mente e corpo il debole e ingenuo Reinhard, un ottimo Jason Clarke perfettamente in parte, generando un mostro di truce efferatezza che inevitabilmente sfugge al suo controllo, poiché ormai in preda a sanguinarie manie di grandezza. La progressiva salita al successo di Heydrich scorre in modo coinvolgente e lineare, anche se un po’ troppo frettolosamente, non riuscendo ad approfondire appieno il profilo psicologico dei personaggi, le differenti sfaccettature del protagonista e sacrificando stoltamente la Pike, relegata in un ruolo minore pur se fondamentale per lo sviluppo della vicenda.

L’altra faccia della medaglia

La seconda parte del film stravolge completamente gli equilibri raggiunti, non senza qualche pecca, precedentemente, trasportandoci di fronte all’altro lato della medaglia: l’organizzazione segreta dell’attentato ai danni del Macellaio di Praga della resistenza cecoslovacca. La storia giunta al fatidico 27 maggio 1942, giorno fatale per Heydrich, improvvisamente “riavvolge nuovamente il nastro all’indietro” raccontandoci la pianificazione dell’assassinio e l’addestramento dei due eroi partigiani, Josef Gabcìk e Jan Kubis, interpretati rispettivamente da Jack Reynor e Jack O’Connell. Da questo esatto momento il ritmo filmico muta, dilatandosi e divenendo confusionario, a tratti lento e quasi poetico, soprattutto nelle scene d’amore e lirismo tra Jan e Anna (Mia Wasikowska), e a tratti frenetico, ricordandoci tra scontri a fuoco e rappresaglie, qualora l’avessimo dimenticato, che si tratta sempre di un lungometraggio sulla Seconda Guerra Mondiale. Nonostante tutto la regia è buona, sempre sul pezzo, pronta a focalizzare l’attenzione sui volti, sulle espressioni, sui dettagli di una storia avvenuta più di settant’anni fa, ma ancora talmente cocente e attuale da far rabbrividire.

L'uomo dal cuore di ferro - Rosamund Pike in una scena
L’uomo dal cuore di ferro – Rosamund Pike in una scena

Per non dimenticare

L’uomo dal cuore di ferro è l’ennesima funesta pagina che si aggiunge all’atroce e sconcertante libro nero della furia nazista, l’inedita descrizione di una delle personalità decisive del terzo Reich, ferino artefice dello sterminio di massa della comunità ebraica. Un uomo meccanico, robotico e dispotico, privo di alcun reale sentimento, se non per la musica e per il suo violino, passione tramandata durante l’infanzia dai genitori. Un vero e proprio cuore di ferro, ferro arrugginito dall’odio sadico del nazifascismo, un cuore capace solo di calpestare il prossimo, rendendo i diritti umani effimeri e inesistenti. Non a caso questo tragico affresco di Jimenez arriva al cinema durante la settimana della memoria, per ricordare i brutali crimini di cui si è sporcata l’umanità, nella speranza che tale barbarie non incroci mai più il nostro cammino.

L’uomo dal cuore di ferro è un film diretto da Cédric Jimenez, con Jason Clarke, Rosamunde Pike, Mia Wasikowska, Jack O’Connell, Jack Reynor, Thomas M. Wright, Enzo Cilenti, Geoff Bell e Noah Jupe, al cinema dal 24 gennaio, distribuito da Videa.

 

 

 

 

 

 

 

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