Listen, recensione: un racconto che ha la forza di un pugno in faccia

Listen - Maisie Sly e Lúcia Moniz (2)
Listen - Maisie Sly e Lúcia Moniz (2)

La nostra recensione di Listen, il primo lungometraggio di Ana Rocha de Sousa presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2020 nella sezione Orizzonti: un racconto che arriva diretto come un pugno in faccia

Quale destino per Lu

Bela (Lúcia Moniz) e Jota (Ruben Garcia) sono una coppia portoghese che vive nella periferia di Londra. Genitori di tre bambini – tra cui la piccola Lu sordomuta (Maisie Sly) – fanno fatica ad arrivare a fine mese. Il loro tenore di vita ovviamente non li rende dei cattivi genitori, eppure un equivoco con la scuola di Lu accende i riflettori dei servizi sociali verso la famiglia. Bela e Jota vengono ritenuti non idonei a sostenere i loro figli, accusati di crescerli in condizioni misere e di ricorrere talvolta alla violenza. Ai genitori vengono sottratti i bambini, così si ritrovano costretti ad intraprendere una battaglia legale per riaverli indietro prima che venga ordinata un’irrevocabile adozione forzata.

Un invito all’azione

Lúcia Moniz e Ruben Garcia danno voce agli ultimi, interpretando due personaggi umili e ai limiti dell’indigenza. L’attore è il più convincente, perfettamente calato nel ruolo del padre pronto a tutto pur di riunire la sua famiglia. In pericolo c’è la figlia che ama più della sua stessa vita e la situazione in cui si trova ha dell’incredibile. L’uomo, insieme alla moglie, deve dimostrare al mondo ciò che per lui è praticamente scontato: che è un buon capofamiglia e un padre premuroso, capace di prendersi cura dei suoi bambini. Soprattutto, viene accusato di una violenza della quale non sarebbe mai capace. Eppure i servizi sociali non gli danno il beneficio del dubbio né lo reputano innocente fino a prova contraria.

Listen - Ruben Garcia e Maisie Sly
Listen – Ruben Garcia e Maisie Sly

Contro le adozioni forzate

Ana Rocha de Sousa riesce a sferrare un attacco diretto al sistema delle adozioni forzate. Lúcia e Ruben rischiano di perdere Lu e ingaggiano una lotta contro il tempo per dimostrare la loro innocenza: quando i bambini vengono dati in affidamento la decisione non può essere revocata, il che pone la più pesante delle spade di Damocle sulla testa di questa coppia disperata. La regista esordisce nei lungometraggi proprio con Listen e lo fa dimostrando di avere le idee ben chiare. Il suo linguaggio è diretto, con un ritmo che accelera nella seconda metà della pellicola. Anche il punto di vista cambia col procedere del minutaggio: all’inizio ci si appoggia alla tenera Lu, capace di offrire una visione più dolce ed ottimistica del mondo, mentre più avanti si invita all’azione attraverso i suoi genitori.

Un film schietto

Impossibile non citare Maisie Sly, che interpreta a cuore aperto la piccola Lu. L’attrice, realmente non udente, ha già recitato nel cortometraggio premiato con l’Oscar The Silent Child. La sua sensibilità non passa inosservata ed è in piacevole contrasto con il linguaggio crudo scelto da Ana Rocha de Sousa. La cineasta non fa sconti al sistema, del quale condanna l’importanza data alla componente economica. La capacità genitoriale si misura in base al suo portafoglio? Certamente no, eppure la realtà dei fatti sembrerebbe dimostrare il contrario. L’assenza di inibizione va certamente apprezzata, anche se a volte si sente la mancanza di un pizzico di ironia o di qualche sfumatura. Ma la parola d’ordine di Listen è una sola: schiettezza. E la pellicola va apprezzata anche – e soprattutto – per questo.

Listen, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2020 nella sezione Orizzonti (dove ha ricevuto il Premio Speciale della Giuria), è disponibile in esclusiva su Miocinema dal 7 maggio 2021.

VOTO:
3 stelle e mezza

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci qui il tuo nome