Le mammelle di Tiresia è un dramma di stampo surrealista in due atti realizzato dall’Hangar Duchamp; andrà in scena al Teatro Trastevere dal 12 al 17 marzo.
Dopo aver debuttato, nella scorsa stagione, con Il cuore a gas, capolavoro dadaista di Tristan Tzara, Hangar Duchamp prosegue il suo percorso all’interno delle avanguardie artistiche del Novecento proponendo un classico del teatro surrealista. Addirittura Le mammelle di Tiresia (in scena al Teatro Trastevere dal 12 al 17 marzo) può essere considerato l’atto iniziale del Surrealismo, visto che la stessa parola “surrealista” fu un neologismo coniato proprio da Apollinaire per descrivere la sua opera, caratterizzata da un testo pieno di riferimenti e sorprese linguistiche, tra mitologia e innovazione.
La regia di Andrea Martella interpreta la narrazione in modo fluido, spingendo sul pedale della comicità e della poeticità ed eleggendo a filo conduttore il mondo infantile, così ampiamente presente nel testo originale. I due atti vengono uniti in un unico tempo nel quale ogni singola scena viene trattata come una mini performance a sé stante. Ne viene fuori uno spettacolo “progressive”, per usare un termine musicale, in cui ogni idea ed ogni immagine sostituisce la precedente senza soluzione di continuità, come un quadro onirico pieno di dettagli che risulta quasi impossibile catturare con un solo sguardo.
L’artista Valerio Giacone realizza per l’occasione un’installazione scenografica “site specific” con il supporto della galleria d’arte FABER, che concede anche la possibilità di una collaborazione con la fotografa ed artista Manuela Giusto per l’immagine di locandina; un dialogo tra arte visiva e teatro che è alla base della ricerca di questa compagnia teatrale. Il sound engineer Attila Mona lavora, invece, ad alcune tracce di ambientazione sonora che, nella loro ossessiva presenza, rappresentano quasi un immaginario personaggio in costante commento all’azione scenica.
I costumi di Anthony Rosa, a cavallo tra infanzia e immaginario bohémienne, liberano i personaggi dal giogo delle azioni ripetute e coinvolgenti, portandoli in un mondo “razionalmente immaginario”. Si rinnova anche la collaborazione di hangar duchamp con Pietro Frascaro, per un disegno luci che restituisce l’idea del sogno, tra inquietudine e immaterialità.