Il mio amico robot, recensione: una storia sul senso dell’amicizia potente e commovente

Il mio amico robot - una scena del film
Il mio amico robot - una scena del film

La nostra recensione de Il mio amico robot, film d’animazione completamente privo di dialoghi diretto da Pablo Berger e candidato agli Oscar 2024: opera poetica, profonda e toccante sul senso dell’amicizia e sull’imparare a lasciare andare, con un finale devastante

Se deciderete di dare una chance a Il mio amico robot, assicuratevi di farlo andando al cinema con una persona che amate molto (amico o dolce metà che sia). Non perché quella che lo spagnolo Pablo Berger racconta sia una storia romantica, anche se a suo modo forse lo è, ma perché alla fine di tutto abbraccia il senso ultimo dell’amore e della perdita di quell’amore, soprattutto quando è inevitabile e necessaria. Candidato come miglior film d’animazione agli Oscar 2024, quello di un cane solitario e del suo migliore amico robot è un viaggio incredibilmente tenero che sfiora persino il musical, ma anche profondo, commovente e dolceamaro. Come la vita, come l’amore, come l’amicizia.

Il mio amico robot - una scena del film
Il mio amico robot – una scena del film

Mai far bagnare un robot

DOG è un cane solitario che vive a Manhattan. Un giorno, dopo aver visto una réclame alla TV, decide di ordinare un robot facendoselo spedire a casa e assemblandolo. La loro amicizia cresce giorno dopo giorno fino a diventare inseparabili, al ritmo della New York di inizio anni ’80. Un giorno di fine estate DOG va con ROBOT in spiaggia, a Coney Island, per svagarsi con lui e fargli conoscere l’oceano. Dopo un’intera giornata passata tra bagni e giochi ROBOT smette improvvisamente di funzionare e DOG, con grande dolore, è costretto ad abbandonarlo sulla spiaggia. Comincia così una lunga odissea in cui DOG cercherà di recuperare l’amico, ma il tempo passa e ROBOT si sente sempre più abbandonato.

Il mio amico robot - una scena del film
Il mio amico robot – una scena del film

Chi trova un amico…

Lungi dall’essere l’unico o il primo esperimento di cinema d’animazione privo di dialoghi nominato agli Oscar (solo negli ultimi anni abbiamo avuto un capolavoro come The Red Turtle), Il mio amico robot cerca di andare oltre la funzione dialogica per raccontare una solitudine profondissima e straziante, destinata ad essere spezzata dall’incontro con un amico fuori dall’ordinario. Perché in Robot Dog vede una possibilità di felicità che fino ad allora gli era stata preclusa, chiuso com’era nel suo mondo di lavoratore tutto ufficio e casa all’interno di una New York dagli animali antropomorfi non per fattezze ma per abitudini.

Ed è un film coraggiosissimo quello di Pablo Berger nell’approcciarsi a questa solitudine tentando di scardinarla, per poi trovare una chiave diegetica molto più rischiosa che non preveda necessariamente un lieto fine così come ce lo aspetteremmo. Forse perché ne Il mio amico robot lo sguardo di Dog e quello dello spettatore coincidono e immedesimarsi nel suo arco di trasformazione emotiva e personale diviene quindi incredibilmente facile. Però Berger ha anche il merito di non caricare troppo sul versante del melodramma, riuscendo in più di un’occasione a spezzare il peso dell’abbandono con alcune soluzioni oniriche e alcuni frammenti che vengono direttamente dal musical.

Il mio amico robot - una scena del film
Il mio amico robot – una scena del film

…trova un tesoro

E non è solo l’umanità nei suoi personaggi quella che Il mio amico robot cerca costantemente, ma anche il fervore dell’ambiente circostante. La New York che racconta sembra uscita da un pianeta lontanissimo ma è reale perché è quella dei primi anni ’80 resa immortale da tanto cinema e filtrata attraverso i ricordi del regista spagnolo, che la abitò proprio in quegli anni. Ci sono ancora le torri gemelle, c’è il fermento di un decennio che già allora sembrava così speciale, ma non c’è spazio per l’oscurità di quegli anni perché è una storia di speranza che sopravvive all’oscurità (in questo caso il trauma di una perdita, di un distacco così profondo).

Soprattutto però Il mio cane robot è la bellissima, commovente storia di un’amicizia che si trasforma in qualcos’altro, qualcosa di ancora più profondo e toccante. Perché l’arco di Dog e Robot è destinato a concludersi in maniera più sorprendente del previsto, abbracciando il senso dell’amicizia stessa e l’elaborazione dell’abbandono ma anche ricordandoci che alle volte lasciare andare qualcuno è il più grande gesto d’amore che si possa fare nei confronti di chicchessia. Mentre risuonano le note di September degli Earth, Wind and Fire la vita non può che andare avanti e noi con essa, magari immaginando ben altri risvolti del destino con la consapevolezza che, comunque, alla fine va bene anche così. Love was changing the minds of pretenders / While chasing the clouds away… .

TITOLO Il mio amico robot
REGIA Pablo Berger
ATTORI
USCITA 4 aprile 2024
DISTRIBUZIONE I Wonder Pictures

 

VOTO:

Quattro stelle

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci qui il tuo nome