Al teatro Piccolo Eliseo è in scena Ferdinando, uno dei testi più famosi di Annibale Ruccello. In questa versione la regia è di Nadia Baldi, con Gea Martire nei panni della baronessa Clotilde. L’arrivo di Ferdinado cambierà tutte le carte in tavola e nel finale si svelerà l’inganno.
La baronessa e la sua napoletaneità
Siamo nel 1870, in piena monarchia con a capo re Vittorio Emanuele II. In terra vesuviana si respira ancora aria borbonica, soprattutto in casa della baronessa Clotilde Lucanegro, una donna anziana che passa le giornate a letto, lamenta dosi della sua presunta debolezza fisica, solo per essere compatita. Gesualda, la sua governante, nonché cugina povera (come la baronessa tiene a specificare), conosce bene il carattere di Clotilde e le sue manie di protagonismo e la asseconda, nonostante le varie accuse che la sua padrona le imputa. A scaldare l’animo di Gesualda ci pensa don Catello, il sacerdote del paese, un uomo erudito che coglie qualsiasi occasione per parlare delle sue conoscenze letterarie. Un sacerdote solo di nome, perché di fatto si concede molto ai piacere della vita e alle passioni del corpo, quindi non affatto ligio al suo voto di castità e rinuncia. Questo panorama aspro muta con l’arrivo di Ferdinando, un giovane ragazzo affidato alla baronessa dopo la morte dei suoi genitori, raccomandato dal notaio Trinchera in una lettera destinata a Clotilde.
Ferdinando, un carattere misterioso
Sin da subito Ferdinando si fa apprezzare per la sua gentilezza ed educazione ed entra nelle grazie della zia, sorprendentemente entusiasta dell’arrivo di Ferdinando che gli ricorda molto il suo defunto marito. Ma è proprio l’innocenza del giovane ragazzo ad ingannare il cuore dei tre personaggi: l’obiettivo di Ferdinando è quello di abbindolare non solo Clotilde, ma anche Gesualda e don Catello, affinché si potesse impadronire delle ricchezze della baronessa Lucanegro rinchiuse in una cassetta. Le due donne, sospettando che Don Catello sapesse della cassetta nascosta, lo avvelenano. Un gesto dettato sia dalla gelosia di Clotilde dopo l’avvicinamento molto intimo di Ferdinando e il sacerdote e sia per mantenere intatto il segreto. Sul finale Ferdinando, ammette che il suo vero nome è Filiberto (richiamo alla casa Savoia, odiata dalla baronessa) e svela la malefatta: non solo non è il nipote di Clotilde, ma il figlio del notaio Trinchera che aveva tutto organizzato per derubare la cassetta di gioielli.

Gli uomini nel limbo del piacere
Ferdinando, uno dei testi di Annibale Ruccello, esprime tutta la debolezza del genere umano di fronte ai piaceri e alle tentazioni. Nella versione presentata al teatro Piccolo Eliseo, firmata dalla regia di Nadia Baldi, il cast ha dato sfogo a tutta l’energia che il testo richiede. Il protagonista, Ferdinando, è stato sapientemente interpretato da Francesco Roccasecca che ha saputo evidenziare i cambiamenti del personaggio nel passaggio dal primo atto (in veste di giovane ragazzo innocente e gentile), al secondo (in cui risveglia i piaceri negli animi degli altri personaggi con le sue provocazioni). Una perfomance coraggiosa, forte. Emblematico è il personaggio di Don Catello, interpretato da Fulvio Cauteruccio: egli racchiude il vero senso della debolezza, ovvero di un uomo che si fa trasportare dai godimenti, ma che in fin dei conti, sarà il primo a pagarne le conseguenze. Fulvio Cauteruccio grazie all’utilizzo del suo accento calabrese, in alcuni punti spezzava quel tono serioso che ricopriva e dava slancio alla sua personalità.
Il ruolo delle donne: da nemiche a complici
La baronessa Clotilde, un carattere difficile che si placa solo con l’arrivo di Ferdinando. Diventa una persona nuova, capace di amare, ma allo stesso tempo furba: fa di tutto per non farsi portare via Ferdinando, disposta ad uccidere per lui. In questa pièce, il ruolo di Clotilde Lucanegro viene interpretato da Gea Martire: un ruolo che le si addice alla perfezione, il suo sguardo furbo e penetrante dà significato alle sue parole. Un carattere deciso per un ruolo così importante è stato concretizzato sulla scena, tanto da riempire la scena anche con un solo monologo. Accanto alla baronessa è quasi sempre presente Gesualda, interpretata da Chiara Baffi. In questa veste l’attrice ha dato dimostrazione di prontezza, tanto da sovrapporsi al carattere deciso di Clotilde, con una spigliatezza che ha dato sfogo a tutta la rabbia, il disprezzo e la gelosia che solo una donna può racchiudere nel suo animo. Inizialmente si dimostra troppo paziente con la sua padrona, con comportamenti meccanici, ma nel corso delle scene cresce sempre di più, fino a coinvolgere la baronessa nell’omicidio di Don Catello. A regolare le fila della vicenda è sempre la baronessa, ma Gesualda non ha mai dato modo di farsi mettere i piedi in testa, né dalla padrona, né da Don Catello e le sue reazioni furiose lo hanno dimostrato. Chiara Baffi senza dubbio è stato il perno delle scena.

La scenografia è completa, lascia molto spazio all’immaginazione e, forse, un tocco di materialità in più non avrebbe guastato. Nella prima parte la scena è troppo statica, i personaggi escono ed entrano in scena effettuando spesso gli stessi movimenti. La scenografia ha dato un senso di lentezza a tutta la vicenda, solo nella seconda parte la scenografia cambia, ma diventa quasi vuota e l’utilizzo dei pochi aggetti a disposizione è spesso ripetitivo. Tutto sommato, gli attori, hanno dato uno ritmo più dinamico a tutto lo spettacolo.
Ferdinando sarà in scena al teatro Piccolo Eliseo di Roma, fino al 5 novembre 2017. Queste le informazioni su biglietti e orari.