Falling – Storia di un padre: la recensione dell’esordio alla regia di Viggo Mortensen

Falling - Storia di un padre: Viggo Mortensen e Lance Henriksen
Falling - Storia di un padre: Viggo Mortensen e Lance Henriksen

La nostra recensione di Falling – Storia di un padre, un film sensibile che si sviluppa abilmente su due diverse linee temporali e in cui Viggo Mortensen è sceneggiatore, regista, protagonista, autore ed esecutore delle musiche

Storia di un padre

L’anziano Willis (Lance Henriksen), affetto da demenza senile, è costretto a lasciare la fattoria in cui ha passato la maggior parte della sua vita per trasferirsi in California a casa di suo figlio John (Viggo Mortensen), che vive insieme al compagno Eric (Terry Chen) e alla figlia Monica (Gabby Velis). Il brusco carattere di Willis comincia ben presto a scontrarsi con la quotidianità di John, anche perché tra i due non è mai corso buon sangue. In un continuo alternarsi di flashback del loro passato burrascoso e scene del presente, i due hanno finalmente un’occasione per confrontarsi e cercare di risolvere le incomprensioni di tutta una vita.

Un progetto maturo

Viggo Mortensen, come aveva già dimostrato in Green Book, è ormai un interprete maturo che ha saputo distaccarsi dai ruoli del bello e dell’eroe. Insomma, l’irresistibile Aragorn de Il Signore degli Anelli è ormai lontano anni luce. Falling – Storia di un padre segna il suo debutto alla regia, ma non solo. La star ha pensato al progetto a 360 gradi, curandone anche la sceneggiatura e le musiche (da lui scritte e suonate al piano). Suo anche il ruolo da protagonista, visto che Mortensen presta il volto a John da adulto. Impossibile non notare una profonda umanità in ciascuno di questi aspetti: il suo personaggio è fortemente umano ma riesce nell’ardua impresa di non cadere mai nel pietismo.

Falling - Storia di un padre, recensione
Falling – Storia di un padre. Willis e John in un flashback

Sapore di verità

Intenso e credibile anche il rapporto col padre, egregiamente interpretato da Lance Henriksen. Il confronto tra i due uomini, che avviene in due diversi momenti – quello dell’adolescenza di John e, in seguito della vecchiaia di Willis – non esagera mai e non ricorre alla classica scena madre portata ad un passo dall’esasperazione. Non ne ha bisogno. I toni pacati riescono ad essere vibranti grazie all’efficacia dei dialoghi, conditi da quel pizzico di ironia che non guasta mai. L’impressione, per lo spettatore, è quella di assistere a scene di vita vera. E il successo del film si gioca proprio sugli equilibri che non vengono mai presi alla leggera né trascurati per un solo istante.

Non solo due uomini a confronto

Il primo aspetto che salta agli occhi è il particolare rapporto tra padre e figlio. Il primo è continuamente all’attacco, nonostante l’età che avanzata e una senilità che non fa sconti, mentre il secondo è determinato a non perdere mai il controllo. Se il significato più profondo di questa dicotomia è destinata ad essere rivelata nell’ultima mezz’ora di film, bisogna ammettere che la pellicola ha molto altro da offrire. I temi affrontati spaziano dall’omosessualità alla violenza domestica, poggiandosi sì sulla demenza senile e sui valori familiari ma non peccando di superficialità quando si parla di razzismo o omofobia. Mortensen ha le idee chiare e riesce a raccontare una storia commovente e profonda, a tratti persino dolorosa, destinata a dare risalto a questa nuova fase della sua carriera.ù

Falling – Storia di un padre arriva nelle sale il 26 agosto distribuito da Bim Distribuzione. Nel cast, accanto a Viggo Mortensen e Lance Henriksen, anche Terry Chen, Sverrir Gudnason, Laura Linney e Hannah Gross.

VOTO:
4 stelle

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