La recensione di Creed III, terzo capitolo della saga spin-off di Rocky dedicata al figlio di Apollo Creed, Adonis: il passato torna a presentare un conto salato al nostro protagonista e l’unico posto dove affrontarlo è un ring
A quattro anni di distanza dall’incontro/scontro con Viktor Drago, l’Adonis Creed di Michael B. Jordan (che con questo film debutta alla regia) deve rimettersi i guantoni e tornare – forse per l’ultima volta- sul ring. Ad aspettarlo però non ci sarà un anniversario qualunque ma qualcuno che viene dal suo passato, e che ha tutte le intenzioni di fargli pagare un vecchio debito. In Creed III, molto più che nei capitoli precedenti, la posta in gioco non è la semplice vittoria o sconfitta ma una vera e propria redenzione.
Un vecchio amico
Adonis Creed (Michael B. Jordan) si è ormai ritirato dalla carriera professionistica per vivere in un’enorme e lussuosissima villa sulle colline di Los Angeles, assieme alla moglie Bianca (Tessa Thompson) e alla figlia Amara (Mila Davis-Kent). Nonostante non combatta più è comunque rimasto nel mondo del pugilato, poiché socio di una palestra di grande prestigio che sforna in continuazione nuovi campioni in erba togliendoli dalla strada; Bianca invece ha continuato la propria carriera musicale e ora produce dischi di grande successo per artisti internazionali, mentre la madre di Adonis, Mary Anne (Phylicia Rashad), va spesso a trovarli per fare da babysitter alla nipotina. Tutto cambia con il ritorno in città di Damian “Dame” Anderson (Jonathan Majors), un vecchio amico di Adonis appena uscito di galera, il quale vorrebbe una chance nel mondo del professionismo. Sebbene titubante Adonis decide di lasciarlo allenare nella propria palestra, consapevole che le possibilità di Damian di arrivare al circuito professionistico sono molto limitate, ma quello che non ha considerato è che Dame ha fame di rivincita, ed è disposto a tutto pur di riscuotere un vecchio credito del passato che ha proprio nei confronti di Adonis.

Il passato come avversario
Creed III fa dannatamente sul serio e lo dimostra fin da subito, a partire da un cold opening ambientato nel passato di Adonis e Damian. Sarà solo il primo di una serie di rimbalzi tra passato e presente che scandiranno ritmo e materia narrativa di questo terzo capitolo, perché prima che col resto e forse in maniera maggiore che nei primi due film Creed III è legato a doppio filo col passato. Col passato di Adonis, in primis, ma anche di tutto l’universo cinematografico legato al personaggio reso immortale da Sylvester Stallone. Un personaggio che in questo terzo film non torna, per fortuna, ma il cui spirito è sempre lì ed è inevitabile che ci sia. Ad Adonis il passato sferra un bel cazzotto sul viso, perché se c’è una cosa che fa più male dei pugni sono i rimorsi e se c’è una cosa che fa più male dei rimorsi sono i rimpianti. E allora quello di reinfilarsi i guantoni, di tornare a sudare sotto il sole trascinando camion, di saltare su una corda a velocità frenetica o di fare shadow-boxing davanti ad uno specchio diventa molto più di un gesto, molto più di una preparazione. È una dichiarazione di intenti, un modo visivo e non retorico di affermare come scappare dai propri rimpianti non abbia nessun senso. Nella vita come al cinema.

Conti in sospeso
Appena sopra si è parlato di passato e di rimpianti, ma in Creed III sono i legami affettivi ad avere un peso specifico ancora maggiore. Adonis combatte per la propria famiglia, per la propria casa, ma soprattutto per sé stesso. È un conto in sospeso quello che ha nei confronti di Damian, un conto che va pagato e che può essere pagato solo su un ring, su quel ring. In fondo Creed III parla soprattutto di errori commessi, di sbandate, di corse nel cuore della notte per fuggire dalle nostre colpe e dalle colpe altrui. Damian (che l’astro sempre più nascente Jonathan Majors interpreta con un dolore trattenutissimo e sottile) è il cuore della pellicola, la sua incognita, la sua necessaria scheggia impazzita che irrompe nella normalità per ribadire che quella normalità è stata ottenuta anche col sangue e il sacrificio altrui. Non è tanto un discorso politico, perché Creed III non è e non vuole essere un film politico, quanto piuttosto un discorso umano. E allora è la sceneggiatura di questo terzo capitolo, alla quale ha collaborato anche Ryan Coogler, a farsi carico di dover gestire questo scontro antitetico, questa fame di rivalsa che diventa tossica perchè nata da un tradimento o da ciò che è stato percepito come tale.

Pioggia di pugni
In tutto questo Creed III non dimentica di essere un film in cui la boxe è presente e, come ogni film che si rispetti in cui la boxe entra a far parte della storia, trova la sua visceralità. Sangue, denti che si spezzano, nasi e guance divelti dalla furia dei colpi, ancora sangue ma stavolta mischiato al sudore, corpi che sembrano quasi abbracciarsi in una danza violenta e primordiale. C’è tutto quello che ci dovrebbe essere, ma Michael B. Jordan entra dentro con la macchina da presa, resta attaccato ai corpi e ai volti, fino ad immergere i due nemici/amici in un combattimento finale dai contorni onirici e sospesi nel vuoto. Vediamo la paura in chi guarda, il dolore in chi combatte, sentiamo le grida del pubblico, siamo inondati dalle luci. Poi, certo, il copione rimane piuttosto prevedibile soprattutto dalla metà del secondo atto in poi, alcuni dialoghi sono un po’ artificiosi pur evitando la retorica spicciola e in generale non è mai presente la sensazione di stare assistendo a qualcosa di innovativo. Però rimane un film che sa lavorare anche i personaggi secondari (Tessa Thompson è sempre più a suo agio nel ruolo di Bianca) e che possiede un rigore e un’asciuttezza tali da impedirgli di scadere nel pietoso o nel melenso.
Ci sono i fantasmi del passato, c’è il dolore, c’è la responsabilità dei padri nei confronti dei figli e dei figli nei confronti delle madri, c’è il sacrificio e c’è la morte. Non è Shakespeare, il Bardo non vive a Los Angeles e non sa sferrare un gancio destro, ma la sua eredità di uomini che si rifiutano di rimanere impotenti davanti al tempo e al destino rimane. E anche se i montanti di Creed III non sempre vanno a segno, fanno davvero male quando succede.
Creed III. Regia di Michael B. Jordan con Michael B. Jordan, Tessa Thompson, Jonathan Majors, Wood Harris, Phylicia Rashad e Mila Davis-Kent, in uscita nelle sale il 2 marzo distribuito da Warner Bros Italia.
Quattro stelle