Dal 15 al 20 maggio al Teatro Argentina è di scena Goldoni con Arlecchino servitore di due padroni, a vent’anni dalla scomparsa di Giorgio Strehler, un inarrestabile fiume in piena con le maschere della Commedia dell’Arte che continuano a incantare i palcoscenici del mondo.
Da Goldoni a Strehler
Dal 15 al 20 maggio ritorna sul palcoscenico del Teatro Argentina, in occasione dei settant’anni del Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa (1947), il celebre Arlecchino servitore di due padroni, con il quale il grande maestro della regia italiana, Giorgio Strehler, ha reinventato la Commedia dell’Arte, a vent’anni dalla sua scomparsa nella notte di Natale del 1997.
“Memoria vivente”
La storia di Arlecchino servitore di due padroni, diceva Giorgio Strehler, è “memoria vivente”. Come un inarrestabile fiume in piena, lo spettacolo fa nascere ogni sera la magia in palcoscenico. Perché “Arlecchino è sempre uguale e sempre diverso”, scriveva il maestro, ed è “libero dal tempo che passa”. Lo spettacolo si presenta nella versione curata dal suo interprete di sempre, Ferruccio Soleri, entrato nel Guinness dei Primati per aver offerto la sua arte per una intera vita alla celebre maschera goldoniana, e qui con l’avvicendamento di Enrico Bonavera, che subentra, in un gioco di staffetta, al grande interprete che a sua volta ha ereditato la maschera di Arlecchino da Marcello Moretti (a partire dal 1959).
Originalità ed energia
Fra squilli di tromba e battere di grancassa, Arlecchino, con il suo vestito a pezze multicolori e la sua maschera da gatto, trascina con la sua inarrestabile carica di energia e di emozione, riproponendo i lazzi, i duelli e le risate, ma soprattutto la poesia, il “teatro puro” della drammaturgia goldoniana, nella versione registica ideata da Strehler nel 1947. A distanza di 70 anni l’opera non ha perso la sua energia e la sua originalità, soprattutto linguistica, risultando lo spettacolo più visto nel mondo. Una grande famiglia, un vero e proprio manifesto di un modo di fare teatro, in cui trovano posto anche interpreti più giovani in un ideale passaggio del testimone con i loro predecessori. Un esempio di Commedia dell’Arte sorprendentemente agile, incastonata in un palco metateatrale, intorno e dentro al quale agiscono i vari personaggi, le varie maschere, a comporre una allegra e colorata festa con segreti, giuramenti e scambi di persona.
Il cast tecnico e artistico
Da un testo di Carlo Goldoni; regia Giorgio Strehler; messa in scena Ferruccio Soleri con la collaborazione di Stefano de Luca e Enrico Bonavera. E con (in ordine alfabetico) Giorgio Bongiovanni, Francesco Cordella, Alessandra Gigli, Stefano Guizzi, Pia Lanciotti, Sergio Leone, Lucia Marinsalta, Fabrizio Martorelli, Tommaso Minniti, Stefano Onofri, Annamaria Rossano. E i suonatori Gianni Bobbio, Francesco Mazzoleni, Matteo Fagiani, Celio Regoli, Elisabetta Pasquinelli. Scene Ezio Frigerio; costumi Franca Squarciapino; luci Gerardo Modica; musiche Fiorenzo Carpi; movimenti mimici Marise Flach; scenografa collab. Leila Fteita; maschere Amleto e Donato Sartori. Produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa