Till – Il coraggio di una madre, recensione: una storia necessaria, dolorosa e ancora troppo attuale

Till - Il coraggio di una madre - Jalyn Hall e Danielle Deadwyler (foto Eagle Pictures)
Till - Il coraggio di una madre - Jalyn Hall e Danielle Deadwyler (foto Eagle Pictures)

La recensione di Till – Il coraggio di una madre, film che racconta la storia vera di Mamie Till, una donna nera che cerca giustizia dopo il brutale assassinio del figlio Emmett ad opera di un branco di razzisti uomini bianchi

Dopo aver prestato la voce al film d’animazione Luck, la grande Whoopi Goldberg torna al cinema come produttrice di questo Till – Il coraggio di una madre, in cui si ritaglia anche una piccola parte nel ruolo della madre della protagonista Danielle Deadwyler. Una pellicola durissima e necessaria questa, che racconta la storia vera del barbaro omicidio del quattordicenne Emmett Till avvenuto in Mississippi nel 1955, e della lotta di sua madre Mamie per far venire alla luce la verità e assicurare i colpevoli alla giustizia.

Un figlio, una madre

Mamie Till-Mobley (Danielle Deadwyler) è una madre single e vedova di guerra, l’unica donna nera che lavora per l’aeronautica di Chicago. Vive in una bella casa assieme al figlio Emmett (Jalyn Hall) e a sua madre Alma (Whoopi Goldberg), e sta per sposare in seconde nozze Gene (Sean Patrick Thomas), un barbiere diventato per Emmett un secondo padre. Nell’estate del 1955 Emmett parte per il Mississippi per due settimane, lo stato originario della famiglia Till, per andare a trovare i suoi cugini e i suoi zii e aiutarli a coltivare i campi di cotone. Un giorno, entrando in un emporio, rivolge delle parole e dei fischi di apprezzamento all’indirizzo di Carolyn Bryant (Haley Bennett), una donna bianca che lavora lì. Questo gesto apparentemente innocuo viene visto come un’onta terribile da parte del fidanzato e della famiglia di Carolyn, i quali rapiscono, torturano e uccidono Emmett a sangue freddo. Quando Mamie viene a sapere della morte atroce del figlio comincerà una lunga  pericolosa lotta all’oppressione razziale, cercando di far sì che i colpevoli venissero puniti e che giustizia fosse fatta. Il suo impegno e la sua passione instancabile, uniti all’aiuto degli attivisti Myrlie (Jayme Lawson) e Medgar Evers (Tosin Cole) saranno cruciali per l’affermazione del movimento americano per la difesa dei diritti civili.

Till - Il coraggio di una madre - Jalyn Hall (foto Eagle Pictures)
Till – Il coraggio di una madre – Jalyn Hall (foto Eagle Pictures)

Un film fin troppo attuale

La storia di Emmett Till è rimasta sconosciuta ai più per diversi anni, ma con gli eventi che stanno riguardando la comunità afroamericana negli Usa era arrivato il momento per il cinema a stelle e strisce di confrontarsi con un capitolo doloroso della sua storia (non) troppo passata. Per farlo si è scelta la strada sicura del biopic di denuncia, spostando però l’attenzione dall’Emmett figlio alla Mamie madre e puntando su una narrazione senza troppi fronzoli, dritta al punto e che vorrebbe scoperchiare il vaso di Pandora che contiene intolleranza e razzismo malcelati. Till – il coraggio di una madre è quindi una pellicola che ha una visione netta e senza compromessi del razzismo, ma che non parla esattamente di quello; questa è una storia di verità e di trasparenza, prima ancora che di intolleranza. Lo si avverte chiaramente nella scena, fortissima, in cui Mamie sceglie di tenere la bara di Emmett aperta, nonostante la brutale disfigurazione che il povero ragazzo ha subito prima di morire; un atto estremamente politico quello di Mamie, più di un discorso o di un comizio perché è legato al corpo, alla pelle, al sangue e quindi all’identità. Ecco, Till – Il coraggio di una madre è un film che vuole ricordarci come la nostra identità vada preservata e protetta ad ogni costo, che sia in vita oppure dopo.

Till - Il coraggio di una madre - Danielle Deadwyler e Whoopi Goldberg (foto Eagle Pictures)
Till – Il coraggio di una madre – Danielle Deadwyler e Whoopi Goldberg (foto Eagle Pictures)

Saper scegliere cosa mostrare

Nonostante l’ardire nel voler ricreare la scena del funerale di Emmett e nel mostrarne tutto il violentissimo valore simbolico, Till – Il coraggio di una madre è anche un film che sa calibrare il suo sguardo, spostandolo da un piano visivo ad uno puramente concettuale. Lo fa perché sia la regista Chinonye Chukwu che i suoi co-sceneggiatori Michael Reilly e Keith Beauchamp affidano molto del peso drammaturgico ai dialoghi, rendendoli delle volte portatori di un messaggio universale che vada al di là della singola vicenda e che sia in grado di parlare in maniera più ampia della questione del razzismo (“non erano solo due uomini con una pistola“). Questo approccio però rischia di rendere il film un po’ troppo didascalico in certi frangenti, perché la pellicola risente di una certa plasticità e di una certa patina che tendono ad ammorbidire troppo la scrittura e a renderla meno tagliente. Ed ecco che Till – Il coraggio di una madre subisce uno scarto eccessivamente brusco dalla metà del secondo atto, mentre sarebbe stato forse meglio incanalare quella rabbia e quella urgenza in un racconto meno dritto, meno prevedibile, meno infiocchettato.

Till - Il coraggio di una madre - la regista Chinonye Chukwu e Jalyn Hall (foto Eagle Pictures)
Till – Il coraggio di una madre – la regista Chinonye Chukwu e Jalyn Hall (foto Eagle Pictures)

Un film di donne

La peculiarità maggiore di Till – Il coraggio di una madre sta nel voler raccontare questa storia attraverso gli occhi di due donne profondamente agli antipodi: la Mamie madre nera, addolorata ma decisa e sola contro un intero sistema e la Carolyn madre bianca, impassibile e confusa che in questo sistema ha trovato rifugio e protezione. Come due aghi opposti di una stessa bilancia o le due metà di Yin e Yang, Mamie e Carolyn si guardano e si affrontano col silenzio di un dolore e di una vergogna insopportabili. È un film femminile quindi, quello di Chinonye Chukwu, che sceglie di lasciare i colpevoli materiali all’angolo come per dimenticarli ma è anche un film che parla agli uomini; ai figli, ai padri, a  coloro che si battono per l’uguaglianza e per la verità e a coloro che si oppongono ad entrambe. Una pellicola attuale, necessaria e per certi versi anche ancora dolorosa perché di Emmett Till ne esistono ancora troppi ed oggi, ancora più di ieri, sono coloro che dovrebbero proteggerli i loro primi aguzzini. Se Till – Il coraggio di una madre ha quindi un merito – puramente extra filmico – è quello di metterci davanti ad un corpo insanguinato e chiederci di non voltare lo sguardo e di non rimanere in silenzio. Non è cosa da poco.

Till – Il coraggio di una madre. Regia di Chinonye Chukwu con Danielle Deadwyler, Jalyn Hall, Sean Patrick Thomas, Haley Bennett e Whoopi Goldberg, in uscita nelle sale il 16 febbraio distribuito da Eagle Pictures.

VOTO:

Tre stelle e mezzo

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