The Performance, recensione RoFF18: un gruppo di ballerini di tip-tap è costretto a danzare di fronte a Hitler

The Performance - Maimie McCoy e Jeremy Piven
The Performance - Maimie McCoy e Jeremy Piven

Dalla Festa del Cinema di Roma la nostra recensione di The Performance, film tratto da un racconto di Arthur Miller e diretto da Shira Piven con protagonisti il figlio Jeremy Piven, Robert Carlyle e Maimie McCoy: a cosa si è disposti per avere il successo che si brama?

C’è un momento in cui ogni artista deve confrontarsi con l’idea del male, ma è moto più raro che il male in questione abbia una forma, una voce ,un volto e che davanti con esso si debba mostrare la propria arte. È quello che succede in The Performance, film tratto da un racconto breve di Arthur Miller e che attraversa generi diversi, diretto da Shira Piven e interpretato tra gli altri dal figlio Jeremy Piven, Robert Carlyle e Maimie McCoy. La pellicola verrà presentata ufficialmente qui alla Festa del Cinema di Roma in anteprima mondiale stasera nella sezione Grand Public.

Lo spettatore d’eccezione

Harold May (Jeremy Piven) è un ebreo americano e un talentuoso ballerino di tip tap. Durante una tournée in Europa Harold e il resto della sua compagnia composta da Carol (Maimie McCoy), Benny (Adam Garcia), Paul (Isaac Gryn) e Sira (Lara Wolf) vengono notati da un funzionario tedesco di nome Fugler (Robert Carlyle) che li conduce a un’esibizione esclusiva per uno spettatore di eccezione: il Führer, Adolf Hitler.

The Performance - Jeremy Piven
The Performance – Jeremy Piven

Il potere dell’arte

C’è un grande costrutto che in The Performance viene affrontato piuttosto di petto, sebbene lasciato (volutamente?) irrealizzato, ed è il costrutto per il quale il potere distruttivo del regime nazista (qui non ancora al proprio apice) fosse fondamentalmente fondato su un’apparenza d’identità, su un fattore genetico artefatto che però attraverso l’arte può essere dissimulato.  In fondo i protagonista Harold è ebreo e quindi inviso agli ufficiali della Wehrmacht, come il suo collaboratore e amico Paul è omosessuale, ma a nessuno sembra importare (almeno all’inizio) finché sono su quel palco e continuano ad esibirsi.

Sembra quasi che lo spirito dei panem et circenses romani venga rovesciato, non più quindi dai potenti verso il popolo ma dagli artisti verso i potenti, in un cortocircuito che stabilisce quanto in realtà l’arte possa diventare un elemento dissimulatorio fortissimo dell’oppressione, della guerra, perfino della morte. The Performance lavora proprio su questo idillio apparente, almeno finché l”incantesimo si spezza e la realtà del mostro della macchina nazista non si manifesta in tutta la sua ferocia. Quello però di Shira Piven è anche un discreto pamphlet su ciò che accade quando gli artisti si fanno sedurre da un certo tipo di male, poiché resi avidi dalla smania di denaro, successo o potere. Di nuovo.

The Performance - Robert Carlyle
The Performance – Robert Carlyle

Una commedia che fa paura

La volontà della Piven di scombinare i piani del racconto si fa ancora più evidente nel momento in cui si mette a “giocare” coi diversi generi, in un collage che parte come una commedia musicale dai toni brillanti per finire nel thriller puro in cui persino i colori della fotografia di Leal Utnik si incupiscono, diventando mano a mano più freddi e spenti. Una vera e propria discesa in un abisso di tensione, in cui la posta in gioco si fa sempre più alta e il palcoscenico sempre più lontano perché non è più lo spettacolo da portare a termine l’obiettivo finale di Harold e dei suoi co-ballerini.

In tutto questo The Performance compie un bel lavoro sui personaggi, almeno su quelli in primo piano come Harold stesso o Fugler, perché li tridimensionalizza anche grazie ai bravi Jeremy Piven e Robert Carlyle: del primo scopre l’oscurità, l’avidità sempre meno celata, l’incapacità di osservare il pericolo finché non è quasi troppo tardi, del secondo invece evidenzia un barlume di umanità e di amore vero per l’arte e la bellezza, nonché una certa lealtà nei confronti di Harold anche quando ultimo gli mente per ovvi motivi. È il modo in cui il loro rapporto viene costruito e sviscerato a rappresentare uno dei maggiori punti di forza e interesse di un film che, altrimenti, non avrebbe funzionato granché.

Poi, ovviamente, c’è il lato puramente musicale e di show in cui The Performance dimostra un approccio molto più basico e conservatore di quanto ci saremmo aspettati, preferendo inquadrature fisse ad una macchina da presa più selvaggia e avvolgente e scegliendo di dare fluidità al tutto attraverso il montaggio. Quello in cui Shira Piven pecca un po’ troppo è la risoluzione del climax del terzo atto, meno coraggioso del resto e desideroso di fornire una chiusura fin troppo rotonda e scontata alla vicenda. Rimane comunque una storia estremamente interessante, piena di scarti, di sottotesti e di bellezza che si tramuta in orrore. Il tipo di storia che solo uno come Arthur Miller poteva concepire.

The Performance - Robert Carlyle e Jeremy Piven
The Performance – Robert Carlyle e Jeremy Piven
TITOLO The Performance
REGIA Shiva Piven
ATTORI Jeremy Piven, Maimie McCoy, Adam Garcia, Isaac Gryn, Lara Wolf, Robert Carlyle
USCITA prossimamente
DISTRIBUZIONE n.d.

 

VOTO:

Tre stelle e mezza

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