The Midnight Sky, la recensione del deludente sci-fi di e con George Clooney

The Midnight Sky - Caoilinn Springall e George Clooney
The Midnight Sky - Caoilinn Springall e George Clooney

La recensione di The Midnight Sky, il film tra fantascienza e rimpianti esistenzialistici tratto dal romanzo del 2016 La distanza tra le stelle di Lily Brooks-Dalton, diretto ed interpretato da George Clooney e disponibile su Netflix

Terra, anno 2049

È il 2049 e una serie di cataclismi ha praticamente distrutto la Terra. L’aria è irrespirabile e la popolazione è costretta a trasferirsi in appositi rifugi sotterranei per sopravvivere. Augustine Lofthouse (George Clooney), oltre ad essere un astronomo che ha dedicato tutta la sua vita alla scienza, è un malato terminale bisognoso di continue trasfusioni. Più che mai deciso a finire i suoi giorni sulla Terra, vive isolato in una stazione scientifica del Polo Nord. Da lì si mette in contatto con la nave spaziale Aether, di ritorno da una missione su un satellite di Giove, dove gli astronauti (Felicity Jones, Kyle Chandler, Tiffany Boone, David Oyelowo e Demián Bichir) hanno verificato la presenza di un’atmosfera e di un clima adatti alla vita umana. Augustine scopre però di non essere solo: una bambina di nome Iris (Caoilinn Springall) si è nascosta nella sua stazione scientifica in seguito all’evacuazione e lui è disposto a fare qualsiasi cosa pur di salvarla.

La distanza tra le stelle

Tratto dal romanzo del 2016 La distanza tra le stelle di Lily Brooks-Dalton, The Midnight Sky offre un George Clooney, qui sia regista che protagonista, decisamente più intimista e meno patinato. Lo si capisce prima di tutto dal tipo di personaggio interpretato, decisamente appesantito e trasandato (Clooney ha perso dodici chili ed è stato ricoverato per una pancreatite proprio a causa dalla rapida perdita di peso). La star si mette al servizio della storia e si appoggia al buon cast a disposizione, ma questa purtroppo presenta pochi elementi innovativi. Un futuro apocalittico in cui la Terra non è più abitabile, la ricerca di forme di vita su altri pianeti, un climax emotivo destinato a raggiungere il suo apice sul finale: peccato che i risultati raggiunti da Interstellar, Gravity o The Martian non siano sfiorati nemmeno lontanamente.
The Midnight Sky - George Clooney
The Midnight Sky – George Clooney

Due anime in una stessa storia

The Midnight Sky racchiude in sé due anime differenti: quella prettamente fantascientifica e quella sentimentale-familiare. Nessuna delle due però risulta all’altezza delle aspettative. La componente fantascientifica descrive tre diversi scenari della realtà: quella degli astronauti nello spazio, quello del mediatore Augustine e quello del resto dell’umanità, confinato sottoterra per sopravvivere. Gli effetti speciali, per quanto buoni, non raggiungono tuttavia l’eccellenza. Così, il cielo menzionato dal titolo non lascia mai a bocca aperta. Lo stesso si può dire per la parte più intima, ovvero quella che racconta la vita dell’Augustine “uomo” più che “scienziato”.

L’uomo oltre lo scienziato

Sì, perché i personaggi sono troppo piatti per suscitare la giusta empatia e la sceneggiatura mostra fin troppe approssimazioni. Sul finale – che ovviamente non spoilereremo in questa sede – viene data una risposta a tutti i quesiti disseminati nella storia, compreso il ruolo della piccola Iris e il modo in cui le scelte fatte in passato dal protagonista influenzato il suo presente. Come l’uomo è destinato ad arrivare ad una importante riconciliazione con se stesso, allo stesso modo il film cerca di saziare ogni curiosità attraverso la cosiddetta quadratura del cerchio. Il che lascia ancora più rimpianti per il buon film che sarebbe potuto essere, ma non è stato.

The Midnight Sky è distribuito su Netflix a partire dal 23 dicembre 2020. Nel cast anche Sophie Rundle e Ethan Peck.

VOTO:
2 stelle e mezza

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci qui il tuo nome