RoFF17: Mahmood, conferenza stampa del documentario con il regista Giorgio Testi e Mahmood

RoFF17 - conferenza stampa Mahmood - Mahmood e Giorgio Testi
RoFF17 - conferenza stampa Mahmood - Mahmood e Giorgio Testi

Dalla Festa del Cinema di Roma 2022, ecco la conferenza stampa del documentario Mahmood con Alessandro Mahmood e il regista Giorgio Testi: un docu-film sulla vita dell’artista tra successi e difficoltà

Direttamente dalla Festa del Cinema di Roma 2022, ecco la conferenza stampa di Mahmood. Il docu-film sulla vita dell’artista, per la regia di Giorgio Testi, sarà presente in sala per tre giorni il 17-18-19 ottobre con Nexo Digital e poi sarà disponibile su Amazon Prime Video.

Negli ultimi tempi hai sperimentato molto. Oltre alla musica ti sei cimentato anche nella graphic novel e adesso nel cinema. Cosa è successo? La musica non basta più a contenere la tua creatività? Oppure è la musica che ti ha fatto sciogliere e ti ha aiutato ad aprirti?

Mahmood: Credo che ormai stia diventando sempre più riduttivo parlare dell’arte dividendola in compartimenti poiché credo che tutto sia collegabile. Grazie al documentario ho potuto spiegare lati del mio percorso e del mio carattere che a volte con la musica non sono così facilmente esprimibili. Mi è servito per raccontare. In questo film siamo riusciti a creare un percorso lineare e pensavo non fosse possibile perché sono successe molte cose e trasmettere la semplicità con cui tutto è stato vissuto non è facile.

In questo film c’è un grande equilibrio poiché da un lato ci sono i bagni di folla e dall’altro ci sono anche momenti intimi e di sconforto… Questo equilibrio è stato difficile da raggiungere? Come è stato lavorare con lui?

Giorgio Testi: All’inizio non è stato facile. Nel momento in cui si mette in piedi il meccanismo produttivo del film intorno ad un artista, si invade il suo territorio. Siamo stati intelligenti perché abbiamo deciso di partire lentamente seguendolo in tour. All’inizio Alessandro era talmente non abituato ad averci intorno che sembrava un emergente ma contemporaneamente dovevamo confrontarci con chi sapeva bene cosa volesse. Mahmood è l’estensione in immagini di quello che lui racconta nelle canzoni. Alessandro è stato bravo a portare tutti dentro, non è solo un documentario per i fans poiché non abbiamo celebrato solo i suoi traguardi ma la sua vita di cui il successo fa parte.

I “filmini” da dove vengono? 

Mahmood: Mia madre mantiene tutto ma grazie al cielo non è stato utilizzato interamente. Molti filmati li ho rivisti anche io per la prima volta nel film ed è stato sorprendente rivedere nel me bambino atteggiamenti che ho tutt’ora.

Nel film c’è un momento in cui ti apri francamente sul tuo papà. Perché hai deciso di mettere anche questo?

Mahmood: Quando decidi di fare un film sul tuo percorso bisogna essere sinceri e raccontare anche cose scomode o che non si vorrebbero raccontare. Tutto quello che ho vissuto mi è servito. L’apice della mia carriera è partito con Soldi quindi era inevitabile parlare di lui, visto che è il protagonista principale della canzone. Serve anche a me raccontare quello che ho vissuto e rivederlo, io spesso mi rifugio nel lavoro per non pensare ai problemi e offuscare i ricordi. In tal senso questo documentario è stato terapeutico perché mi aiuta a mettere dei punti e renderli visibili.

RoFF17 - conferenza stampa Mahmood - Mahmood e Giorgio Testi
RoFF17 – conferenza stampa Mahmood – Mahmood e Giorgio Testi

Una domanda alla produttrice. Cosa significa investire su questo personaggio?

Monika Bacardi: Siamo stati molto orgogliosi di aver realizzato questo docu-film perché Mahmood è un grande talento e rappresenta la speranza che possono farcela tutti con talento e perseveranza. Tutti i miei complimenti per quello che hai fatto, siamo fieri.

Quanto è stato importante il tuo privato per arrivare dove sei? I tuoi fan apprezzano quello che tu metti dentro le tue canzoni e non solo la tua musica, vogliono sapere di te. Cosa pensi di questo? Di solito un docu-film dedicato arriva come un premio alla carriera a te è arrivato molto presto, che effetto ti fa?

Mahmood: Questo docu-film è l’antitesi del premio alla carriera perché non è il ritratto della superstar. Quello che volevo far vedere è un lato umano, che abbiamo tutti, ed è quello che sono io. Non volevo fare una cosa pomposa anche perché io mi sento all’inizio della mia carriera. Questo film serve a me per spiegare come sono fatto e tutto per me è un presento per raccontarmi soprattuto alle persone che mi seguono da tanto, che non smetterò mai di ringraziare.

Se dovessi sintetizzare, quale messaggio vorresti che fosse trasmesso?

Mahmood: Pensare che non esistono sempre scappatoie per arrivare ad un obiettivo. Questa cosa l’ho pensata anche io nei momenti di difficoltà e nelle sconfitte però alla fine credo che sia necessario semplicemente impegnarsi per raggiungere un traguardo importante.

Quanto è importante lo studio?

Mahmood: È essenziale. Ho iniziato a prendere lezioni a 12 anni e all’inizio cantavo molto male e lo studio mi ha indirizzato, mi dato modo di capire quale fosse il modo giusto di cantare. Ho preso anche lezioni di pianoforte per iniziare a scrivere senza beat ma con accordi e questo mi ha aiutato a capire come creare la struttura di una canzone

 

 

 

 

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