RoFF17: Rheingold, recensione del nuovo film del maestro premiato a Cannes e a Berlino Fatih Akin

Rheingold - Emilio Sakraya (foto Warner Bros)
Rheingold - Emilio Sakraya (foto Warner Bros)

La nostra recensione di Rheingold, il film tratto da una storia vera e diretto dal maestro del cinema tedesco Fatih Akin, presentato oggi nella sezione Grand Public della Festa del Cinema di Roma

Cinque anni dopo Oltre la notte Fatih Akin torna al cinema, ma questa volta cambia totalmente genere, codici e registro cinematografici per raccontarci la storia (vera) di una redenzione a suon di musica. Rheingold e il suo protagonista Emilio Sakraya sono arrivati alla 17ª Festa del Cinema di Roma 

Xatar il pericoloso

Siamo nell’Iraq del 2010. Tre uomini vengono tenuti prigionieri, interrogati e poi torturati perché accusati del furto di un ingente quantitativo d’oro durante una rapina. Uno di loro è Giwar Hajabi (Emilio Sakraya), conosciuto come Xatar (il pericoloso in lingua curda) un uomo curdo nato in Iran durante il regime di Khomeyni e trasferitosi a Parigi a sette anni con il padre compositore Eghbal (Kardo Razzazi) e la madre Rasal (Mona Prizad), per poi essersi stabilito definitivamente a Bonn in Germania. Da qui in avanti la sua storia ci verrà raccontata in una sorta di lunghissimo flashback: gli inizi nella boxe, il temperamento aggressivo, il rapporto conflittuale con il padre, la “carriera” come spacciatore di cocaina, i viaggi e gli spostamenti tra Londra, Amsterdam, la Siria e la Germania e l’incontro con Shirin (Sogol Faghani), il grande amore della sua vita. Fino ad arrivare a quella, gigantesca rapina.

Rheingold - Emilio Sakraya e Meto Ege (Warner Bros)
Rheingold – Emilio Sakraya e Meto Ege (Warner Bros)

Una storia incredibile per una vita incredibile

La storia del cinema ci ha abituati al racconto di uomini ordinari alle prese con vicende straordinarie, ma quando queste vicende riguardano o hanno riguardato per davvero persone comuni con un background così variegato e pieno di vita vissuta la sensazione di meraviglia viene per forza di cose accresciuta. Il nome Giwar vuol dire “nato dal dolore” e definizione più corretta per descrivere Giwar/Xatar non potrebbe esistere. Venuto al mondo durante un bombardamento, Giwar in un certo senso ha sempre dovuto fare i conti con le bombe piovutegli addosso nel corso della sua vita; il bullismo da ragazzino, la sensazione di sentirsi ed essere un outsider poiché cresciuto fra i bianchi tedeschi occidentali, l’abbandono da parte del padre del tetto domestico. Giwar è un sopravvissuto alla vita, un guerriero che a volte sceglie la strada sbagliata ma che si rialza, combatte e mette K.O. il destino come la boxe gli ha sempre insegnato. E Akin ce le mostra tutte le  sue cadute, per poi arrivare finalmente alla meritata catarsi e alla redenzione.

Rheingold - una scena del film (Warner Bros)
Rheingold – una scena del film (Warner Bros)

Akin l’occidentale

Sin da La sposa turca il cinema di Akin ha sempre lavorato con e su certi codici di riferimento che si rifanno al cinema occidentale. Akin in fondo è tedesco di nascita, sebbene di famiglia iraniana, e queste due sensibilità hanno sempre convissuto senza mai prendere troppo il sopravvento l’una sull’altra. Con l’uscita di Oltre la notte però si è notato un cambiamento piuttosto radicale nella sua sensibilità registica e questo Rheingold conferma ancora di più questa impressione. Questo infatti è un biopic che pare uscito da un qualche regista californiano, che non è ambientato a Los Angeles e non racconta faide tra correnti musicali di coste diverse ma che segue in maniera pedissequa le regole del genere, forse fin troppo. Il problema è che però Akin rimane troppo in superficie, non scandaglia mai le profondità di Xatar uomo, Xatar criminale e Xatar musicista. La sua parabola, proprio per l’enorme quantità di eventi. di luoghi, di sliding doors attraversate e non, di errori e rinascite, avrebbe meritato qualcosa in più nella trasposizione sullo schermo. Invece Rheingold si accontenta di fare ciò che può fare, va dritto per tutti i suoi 138 minuti di durata col pilota automatico e, se escludiamo un paio di sequenze particolarmente riuscite come quella della rapina, non riesce a rendere a pieno la straordinarietà della vita di Xatar e le sue mille contraddizioni.

Rheingold - Emilio Sakraya e Meto Ege (Warner Bros)
Rheingold – Emilio Sakraya e Meto Ege (Warner Bros)

Troppe cose tutte insieme

Nel tentativo di rendere il film il più fruibile e accessibile a tutti, Akin mescola i generi continuamente: l’heist movie, il dramma sportivo, il dramma sentimentale, persino il dramma di guerra nel primo atto. Nel farlo però perde un po’ la bussola del racconto perché ovviamente ogni genere ha delle regole precise, dei tempi di respiro e delle necessità. È solo nel terzo atto che il film sembra davvero ritrovare quel focus narrativo e tematico che prima era mancato, quando vediamo Giwar finalmente riprendere in mano la sua vita e il suo sogno di produrre musica. Ecco, è in quel momento che ci accorgiamo davvero del film che Rheingold avrebbe potuto e dovuto essere. Un film su un uomo che voleva solo essere amato e fare ciò che davvero amava, che voleva una vita normale e felice, un uomo nato e plasmato dalla e nella sofferenza che voleva soltanto, almeno per un po’, smettere di soffrire.

Rheingold - Emilio Sakraya (Warner Bros)
Rheingold – Emilio Sakraya (Warner Bros)

Rhinegold. Regia di Fatih Akin con Emilio Sakraya, Kardo Razzazi, Mona Prizad e Sogol Faghani, in uscita nelle sale prossimamente distribuito da Warner Bros.

VOTO:

Due stelle e mezzo

 

 

 

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