La nostra recensione di Ritratto di un amore, film d’apertura del Rendez-Vous 2024 di Martin Provost con Cécile De France e Vincent Macaigne: un rapporto di più di 50 anni tra il pittore Pierre Bonnard e la sua musa Marthe, raccontato con grazia e la giusta temperatura
Ha avuto l’onore di aprire il Rendez-Vous 2024 Ritratto di un amore, il nuovo film del regista francese Martin Provost (Séraphine, Quello che so di lei) che racconta la grande storia d’amore tra il pittore Pierre Bonnard e la sua amata musa (affatto convenzionale) e poi moglie Marthe de Méligny, già presentato anche allo scorso Festival di Cannes nella sezione Première. A prestare loro il volto, i gesti e le parole la coppia formata da Vincent Macaigne e Cécile De France, che ribollono letteralmente sullo schermo grazie ad una chimica speciale e all’evolversi di una storia calorosa, piena di grazia e dall’alta temperatura emotiva: love is in the air, anzi, l’amour est dans l’air.
L’artista, Marthe e l’amore
Una passione travolgente, un’unione indissolubile, un amore fuori da ogni schema. Quando il pittore francese Pierre Bonnard (Vincent Macaigne)- post-impressionista nel giro di Degas e Renoir – incontra Marthe de Méligny (Cécile De France), cerca solo una modella disposta a posare per lui. Quello che trova è molto più di una musa: Marthe si rivela un’anima affine, una compagna d’arte e di vita, una donna dallo spirito moderno e indipendente.
L’importanza del calore
Che Ritratto di un amore fosse un film dal temperamento incandescente lo si era già un po’ intuito dal trailer. Martin Provost non perde tempo e si lancia “all’inseguimento” di questo amore straordinario già dal primo incontro tra Pierre e Marthe, quando galeotto fu uno schizzo abbozzato su una strada parigina nel 1893. Dal colpo di fulmine si passa rapidamente al primo bacio, poi al primo rapporto sessuale e infine al matrimonio, alla creazione di un legame più stabile e duraturo. Solo sulla carta però, perché la relazione tra Pierre e Marthe verrà continuamente messa alla prova da gelosie, rapporti di potere, mecenatismo e da un mondo spietato, quello della cultura e degli alti salotti della capitale francese.
Nel tratteggiare questo sentimento così focoso, questa connessione fisica, intellettuale ed emotiva così trascinante, il film si appoggia all’arco di trasformazione di Marthe, da ingenua venditrice di fiori a musa prima e consigliera poi di Pierre, costretta a districarsi tra le spire di un’esistenza diversa da come l’aveva immaginata. Anche l’atto sessuale si fa matrice di un malessere sempre più diffuso (non solo a causa dell’asma di cui Marthe soffre), di una lenta ma inesorabile discesa negli abissi del pudore che trasforma gli orgasmi iniziali in una finzione sempre più marcata. Tutto sembra remare loro contro, ma loro restano assieme, la separazione non avverrà mai.
Provost ci mette quindi tutto il calore possibile, ergendo a musa fuori dagli schemi una donna che è costretta a restare nell’ombra pur essendo sempre e completamente esposta dall’arte del marito. Resta ancorato alla commedia, al tableau vivant senza quasi mai scivolare nella gravosità del dramma, anche aiutato dalla grande chimica che Vincent Macaigne e Cécile De France sprigionano in ogni fotogramma che condividono.
Una relazione a mille facce
L’aspetto comunque più interessante di Ritratto di un amore resta la rappresentazione di questa relazione a mille facce, a metà tra istanza borghese ed esistenza bohémienne. Un ossimoro che però ben esprime i due mondi opposti da cui Pierre e Marthe provengono e ai quali sono, in qualche modo, forse destinati. Perché Marthe non è certamente ben vista dall’ambiente artistico del marito, che la giudica folle e pericolosa per la reputazione e la carriera di Pierre; Provost qui si gioca forse le sue carte migliori soprattutto quando entrano in scena personaggi di peso come Monet, protagonista di una bella scena dialogica con i due protagonisti.
Dove il film manca invece il bersaglio è sia nella capacità sintetica, che si riflette in un terzo atto troppo diluito e tirato per le lunghe con tanto di triplo finale francamente non necessario, che nella scelta di relegare gli altri personaggi sullo sfondo come l’amante (?) di Pierre, Renée, che qui viene utilizzata soltanto come fonte di conflitto diegetico. Ed è un peccato, perché limita le possibilità drammaturgiche e restringe il campo tematico di una storia in cui è proprio l’opposizione tra felicità e aspettativa a rappresentare l’anima dell’intera narrazione, e forse anche del matrimonio stesso dei due protagonisti.
TITOLO | Ritratto di un amore |
REGIA | Martin Provost |
ATTORI | Cécile De France, Vincent Macaigne, Stacy Martin, Anouk Grinberg, Grégoire Leprince-Ringuet, André Marcon, Philippe Richardin, Jean-Christophe Brétigniere |
USCITA | 16 maggio 2024 |
DISTRIBUZIONE | I Wonder Pictures |
Tre stelle