
La conferenza stampa di Primadonna, il film d’esordio della regista Marta Savina già presentato ad Alice nella Città allo scorsa Festa del Cinema di Roma, e poi al BFI di Londra, e ispirato alla vera storia di Franca Viola
Dopo essere già passato per Alice nella Città durante la scorsa Festa del Cinema di Roma dove ha vinto il premio Panorama Italia, è stato presentato a Roma Primadonna, il primo film della regista Marta Savina. Una storia di emancipazione femminile e lotta al pregiudizio nella Sicilia della metà degli anni ’60, liberamente ispirata alla vera vicenda di Franca Viola e che uscirà proprio l’8 marzo nelle sale in occasione della Festa della Donna. A presentare il film, oltre alla regista e ai due interpreti principali Claudia Gusmano nel ruolo di Lia e Fabrizio Ferracane nel ruolo di suo padre Pietro, anche i produttori del film Virginia Valsecchi, Malcolm Pagani e Samanta Antonnicola.
Questo film prende spunto da una storia vera ma diventa modello di qualcosa di divers, dell’autodeterminazione di una donna. È iniziata così?
Savina: Sì assolutamente, è il motivo per cui volevo raccontare questa storia e per il quale l’ho già raccontata nel mio corto precedente (Viola, Franca). Qui ho avuto più spazio e sono potuta entrare nel tema più nel profondo e mi sono resa conto che questa possa essere la storia di tante donne che lottano ogni giorno per autodeterminarsi.
Come siete stati coinvolti in questo film e che hanno rappresentato per voi questo film e questi personaggi?
Gusmano: Avevo già lavorato con Marta e quando ti rendi conto che puoi dare un senso al personaggio allora la parte negativa del lavoro viene annullata. Diventa un po’ una sorta di missione quella di portare la storia di Primadonna davanti al pubblico, nella maniera più onesta e limpida senza possibile per far emergere la verità che questi personaggi hanno dentro.
Ferracane: C’è una storia bella e intensa che appartiene anche alla realtà, è un film che mi ha saputo coinvolgere perché parla di questo padre con tanto amore e dell’amore che questo padre ha nei confronti dei figli. Difatti è un film che consiglio a tutti i padri di guardare, perché secondo me dice molto anche di cosa voglia dire essere un padre disposto a tutto pur di proteggere i propri figli, anche mettersi contro persone pericolose. Si respirava un’aria bella sul set e ho avuto la fortuna di condividerlo con un cast meraviglioso, è un film – ripeto- proprio bello.
Questa è una storia di coraggio ma è anche una storia in cui i confini tra buoni e cattivi sono piuttosto labili. Come mai questa scelta interessante?
Valsecchi: Come produttrice devi trovare una connessione con le storie che leggi, ma anche capire come il pubblico potrebbe approcciarsi ad una storia. Da donna ho trovato questa storia coraggiosa perché parla di un tema scomodo, perché è una storia universale che funziona ovunque. Noi abbiamo presentato il film a Londra e il pubblico è rimasto rapito dalla visione, si appassionava alla storia di Lia, faceva domande ed esprimeva opinioni, non era affatto spaventato dalla distanza geografica e culturale. Primadonna è un film che parla a tutti, uomini e donne, perché parla di volontà di emanciparsi, di uscire da un mondo fatto di regole rigide dove non è concessa alcuna libertà e dove la tua identità in quanto donna, ma non solo, non esiste.
Savina: Quando ho iniziato a scrivere Primadonna volevo che i personaggi femminili e quelli maschili non fossero agli antipodi, in una sorta di rappresentazione manichea del mondo. Nel film ci sono personaggi maschili positivi e negativi, ma anche personaggi femminili positivi e negativi. Volevo lasciare uno sguardo su un antagonista che poi antagonista non è perché anche lui vittima di un sistema arcaico e profondamente sbagliato. Per me tutti gli esseri umani sbagliano, poi ce ne sono alcuni più empatici e meno empatici. Non dipende dal sesso, ma da come siamo fatti, da come siamo cresciuti.

Tant’è che forse il vero unico villain è il prete, no?
Savina: Quello è sicuramente un personaggio oscuro, ma anche lo stesso Pietro ha dei momenti di oscurità pur essendo un padre meraviglioso. Lo stesso personaggio di Lorenzo come già detto non è completamente colpevole, ma è anche vittima e lo si vede nella scena del processo quando dopo la sentenza sembra chiedersi in cosa possa aver sbagliato. Primadonna racconta una storia di esseri umani e purtroppo gli esseri umani sono capaci di grandi nefandezze ma anche di cose bellissime. Il prete dovrebbe rappresentare ben altro rispetto a ciò che rappresenta nel film, ma è umano anche lui.
Nel film non c’è quella fase tipica di tanti processi degli anni ’60 ma anche successivi. Come mai questa scelta?
Savina: È stata una scelta di campo, nel senso che per me non c’era bisogno di mettere in campo nessun tipo di violenza (incluso lo stupro di Lia). Non volevo rischiare di cadere nel pietismo, sarebbe stato troppo facile provare per lei pietà in senso negativo. Volevo invece che Lia mettesse alla prova lo spettatore perché alle volte Lia è incomprensibile, antipatica, persino fastidiosa. C’è però la scena in cui il giudice le chiede se avesse provato piacere durante lo stupro, e quello era tutto il linciaggio di cui avevo bisogno.
Quanto è stata catartica invece la scena in cui Lia picchia il rete durante il processo?
Gusmano: È stata una delle mie scene preferite in verità, nel senso che già la mattina prima di girare avevo provo voglia di menare il personaggio interpretato da Paolo (Pierobon ndr.). Più che catartica direi che è stata liberatoria, soprattutto perché come dicevamo prima il prete è forse l’unico antagonista vero di Primadonna. Ho sentito che una scena simile potesse rompere lo schema, Lia è un personaggio arrabbiato che in quel momento sfoga la sua rabbia e la sua frustrazione.
Primadonna uscirà domani 8 marzo nelle sale distribuito da Europictures per la regia di Marta Savina con Claudia Gusmano, Fabrizio Ferracane, Francesco Colella, Manuela Ventura, Paolo Pierobon e Thony.