Passeggeri della notte, recensione: Charlotte Gainsbourg guida un film malinconico e di grande umanità

Passeggeri della notte - Charlotte Gainsbourg (foto Wanted Cinema)
Passeggeri della notte - Charlotte Gainsbourg (foto Wanted Cinema)

La recensione di Passeggeri della notte, il quarto lungometraggio dal regista di Amanda presentato alla Berlinale dello scorso anno: un’opera di rara sensibilità, fluviale ed eterea come le vite che racconta o la notte

Dopo aver apprezzato Charlotte Gainsbourg ne L’accusa e averla rivista in The Pale Blue Eye finalmente torna al cinema da protagonista in questo Passeggeri della notte, il quarto film del regista francese Mikhaël Hers già autore di Amanda e This Summer Feeling. Un’opera molto intima e raccolta che narra dell’incontro tra una madre appena separatasi dal marito e una giovane ragazza senza una casa nella Parigi del 1984, e di come le loro vite siano destinate ad incrociarsi di nuovo nel corso di cinque anni.

Le voci dalla radio

Parigi, 1984. Élisabeth (Charlotte Gainsbourg) vive nel quartiere Beaugrenelle con due figli adolescenti, Judith (Megan Northam) e Matthias (Quito Rayon-Richter). Dopo essere stata lasciata dal marito e avere sconfitto un tumore al seno, decide di lasciare la biblioteca dove lavorava per trovare un impiego più redditizio. Viene quindi assunta come centralinista in un programma radiofonico notturno, dove gli ascoltatori chiamano la conduttrice Vanda (Emmanuelle Béart) per parlare di sé. Una sera, fuori dalla stazione radio, appare Tallulah (Noée Abita), una diciottenne tormentata che Élisabeth decide di aiutare e accogliere in casa. La ragazza fa amicizia con Judith e Matthias e scuote le dinamiche familiari, prima di scomparire e riapparire dopo quattro anni in un periodo particolarmente complicato della propria vita. Per Élisabeth e i suoi figli l’incontro con Tallulah porterà a galla dolori, frustrazioni e rimpianti ma anche tanta speranza nel futuro e una nuova forza positiva.

Passeggeri della notte - Charlotte Gainsbourg ed Emmanuelle Béart (foto Wanted Cinema)
Passeggeri della notte – Charlotte Gainsbourg ed Emmanuelle Béart (foto Wanted Cinema)

Saper sentire

Passeggeri della notte è un film che si rifà alle atmosfere dell’ultimo Truffaut, di Jacques Rivette e soprattutto di Éric Rohmer, il cui Le notti della luna piena viene anche visto al cinema da tre dei co-protagonisti. In esso ritroviamo quella sensibilità nel saper non invadere gli spazi, nel saper raccontare stando un passo indietro ai personaggi, rappresentandone la gioia, la disperazione e i anti momenti che spezzano o formano la loro normalità, le scoperte, i dubbi, le delusioni e le sorprese. Quello di Mikhaël Hers è un cinema che si prende tutto il suo tempo, che respira assieme al respirare delle stagioni e che soprattutto in Passeggeri della notte è capace di raccontare il naturale incedere della vita di una donna e di una madre alle prese con il cambiamento, con la crescita dei figli e con l’arrivo di una scheggia impazzita pronta a modificare il corso del destino di Élisabeth, di Judith e di Matthias.

Passeggeri della notte - Noée Abita e Charlotte Gainsbourg (foto Wanted Cinema)
Passeggeri della notte – Noée Abita e Charlotte Gainsbourg (foto Wanted Cinema)

Genitori e figli

Passeggeri della notte è una di quelle pellicole che ruotano intorno alla genitorialità, alla sua complessità e alle sue difficoltà quotidiane, ma anche al suo essere uno strumento di crescita personale oltre che dei propri figli. Charlotte Gainsbourg in questo è bravissima nel non cadere nel cliché della madre nevrotica o rancorosa, anzi per tutto il film riesce a mantenere una leggerezza e un’ironia che rendono le schermaglie con Judith e Matthias non solo godibili, ma persino commoventi. In Passeggeri della notte sono i genitori che mancano e quelli presenti a fare la differenza, sono le voci che ascoltiamo nella notte senza conoscerne l’identità a guidarci nel buio, sono i piccoli momenti di quotidianità costruiti intorno alla casa e al calore della famiglia gli unici appigli con i quali affrontare un mondo esterno che spesso nemmeno ci riconosce, figuriamoci proteggerci. In questo senso Tallulah, Judith e Matthias si affidano completamente ad Élisabeth e al suo istinto materno perché in lei vedono una luce, un faro destinati a rischiarare le notti della loro vita.

Passeggeri della notte - Quito Rayon-Richter e Noée Abita (foto Wanted Cinema)
Passeggeri della notte – Quito Rayon-Richter e Noée Abita (foto Wanted Cinema) 

La Francia degli anni ’80

Passeggeri della notte inizia nel 1981 con l’elezione di François Mitterrand per poi saltare direttamente al 1984, ed è attraverso i filmati d’archivio e alcune riprese in 16 mm che Hers ci introduce nella Francia dei primi anni Ottanta. Un periodo storico indubbiamente ricco di complessità e contraddizioni ma anche affascinante e foriero di cambiamenti, in una Parigi che sente l’esplosione che sta per arrivare e ne è completamente soggiogata. Pur lontano dall’essere un film storico, e pur non volendo raccontare tanto l’epoca quanto l’atmosfera, Passeggeri della notte ha il merito di raccontare un decennio attraverso pochi e significativi momenti, come nella sequenza iniziale o nei riferimenti cinematografici e musicali in gran parte diegetici che fanno da cornice alla vicenda raccontata. Una vicenda di poche persone ma di molte anime, sparse per una città bellissima e indifferente, di passeggeri nella notte che cercano qualcuno che li ascolti, che li comprenda, che li veda. E che non li abbandoni.

Passeggeri della notte. Regia di Mikhaël Hers con Charlotte Gainsbourg, Quito Rayon Richter, Noée Abita, Megan Northam, Thibault Vinçon ed Emmanuelle Béart, uscito nelle sale giovedì 13 aprile distribuito da Wanted Cinema.

VOTO:

Tre stelle e mezzo

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