Niccolò Fabi pubblica il nuovo album Tradizione e tradimento in cui si percepisce un cambiamento di sound con arrangiamenti molto curati e la stessa sensibilità nel descrivere l’uomo e l’esistenza invitandoci a prendere consapevolezza del suo non essere statica ma soggetta a continui mutamenti.
Niccolò Fabi pubblica il nuovo album Tradizione e tradimento. Titolo azzeccato perché al suo interno troviamo un cambiamento di sound rispetto all’ultimo minimalista Una somma di piccole cose. Lo stesso cantautore romano ha spiegato la necessità di fare qualcosa di diverso dopo l’apice raggiunto con il precedente lavoro discografico. Il tradimento è solo in parte e non drastico con uno sperimentalismo che spiazza e affascina al tempo stesso frutto di una cura negli arrangiamenti. La penna continua ad essere profonda e dotata di una sensibilità non riscontrabile in nessun altro cantautore in circolazione. Il leight motiv tematico del disco è il riconoscere che la vita sia in divenire, soggetta a mutamenti continui che vanno accettati.
L’album si apre con la title track che riprende pienamente il sound del precedente disco con la chitarra e la voce a fare la parte dei padroni insieme ad alcuni abbellimenti nell’arrangiamento. Niccolò non vuole subito provocare un sussulto e il cambiamento sarà progressivo all’interno del disco. Il testo parla sia della scelta stilistica del nuovo progetto che della vita in generale che ci costringe ad alternare certezze del quotidiano con ineluttabili novità che dobbiamo accettare in quanto la staticità non appartiene all’esistenza:«Dopo ogni scelta arriva il conto, guardo fisso avanti fino a che non sono in bilico tra le insidie del cambiamento».
Nel blu è il primo tuffo al cuore del disco. La presenza della batteria fa ritornare alla memoria i dischi degli anni ’00 del cantautore romano. Sullo sfondo di un lungomare l’incontro di una coppia che dopo sofferenze sentimentali si fanno coraggio e si danno il primo bacio. Un brano commovente con una melodia che mette i brividi. Niccolò ci vuole ricordare che l’uomo non sa volare ma può elevarsi e raggiungere cieli infiniti grazie all’amore. Gli archi danno il colpo di grazia a livello emotivo con l’ultimo minuto strumentale che ci fa chiudere gli occhi e immaginare la scena e il contesto marittimo.
Io sono l’altro è stato il primo singolo estratto da Tradizione e tradimento. L’empatia non solo come dovere etico ma come mezzo di sopravvivenza da inculcare nei figli fin dalla nascita in quanto conoscere e comprendere il punto di vista altrui viene definito da Niccolò come una grammatica esistenziale, come riuscire ad indossare i loro vestiti. Una verità scomoda ma necessaria che solo una persona dall’animo sensibile come Fabi poteva realizzare in un modo simile:« Io sono l’altro, puoi trovarmi nello specchio, la tua immagine riflessa, il contrario di te stesso».
A prescindere da me ci ricorda quanto la vita vada cercata di vivere fino all’ultimo nonostante le circostanze esterne e interne del proprio fisico e della propria psiche:« L’itinerario umano non prevede alcun ritorno ma un andata, un anno come un giorno, solo sabbia colorata dell’ampolla sottostante della mia clessidra, il tempo non si sfida». Una memoria e una prospettiva per continuare a vivere, un legame inossidabile tra passato e futuro per fare del presente lo spazio cronologico del costruire e del non rimanere fermi.
Amori con le ali è il brano che più di tutti rientra nella sezione del “tradimento musicale” con l’utilizzo dell’elettronica, un climax musicale, la chitarra come sottofondo dei sinth e gli archi nella parte strumentale. Classico e moderno si fondono in un arrangiamento che fa emozionare. Nel testo un elenco di mezzi di trasporto per poi concludere con un ringraziamento per chi li ha regalato movimento avvicinandolo a qualcuno o qualcosa e allontanandolo da qualcun altro. C’è sofferenza e consapevolezza che niente rimane uguale a se stesso, che i rapporti e le condizioni di vita cambiano e non si può fare altro che accettarlo.
Scotta merita innanzitutto una menzione per l’arrangimento sublime che ricorda molto la musica islandese, in particolare i Sigur Ros, oltre a un testo che mette al centro il quotidiano, ciò che provoca movimento quindi calore dando senso alla nostra esistenza. Una melodia che infonde speranza e serenità. Una di quelle canzoni che fanno bene a chi l’ascolta. Prima della tempesta racconta in tre anni e mezzo la storia dell’umanità con la nascita di un messia, le truffe dei mercanti, lo scherzo del destino che fa accomunare miliardari e mendicanti una volta morti che porta Niccolò a invitare all’insegnamento della gentilezza nelle scuole prima di dare una stoccata nel ritornello:« Così sia disse l’uomo alla finestra guardando il cielo prima della tempesta». Anche qui molto sperimentalismo nella parte strumentale unito a una penna profondissima.
Il disco si conclude con I giorni dello smarrimento. Sound che ricorda molto Motta con un ritmo incalzante con chitarra acustica e tamburi e il subentrare di chitarra elettrica e piano nella seconda strofa. Qui Fabi si chiede dove sia la stella da seguire, l’indicazione che ci consenta di uscire da giorni complicati per ritrovare la serenità arrivando alla conclusione che la risposta è solo in noi stessi. Un disco coraggioso perchè dopo aver trovato la dimensione artistica congeniale con l’album intimista e minimal del 2016, Niccolò non si è seduto sugli allori ma ha deciso di rinnovarsi pur rimanendo fedele a se stesso. Un lavoro eccellente sotto tutti gli aspetti.
