Addio all’attore Franco Garofalo, folle Zantoro in Virus e scienziato in Ciao nì con Renato Zero

Franco Garofalo patchwork

E’ morto l’attore Franco Garofalo, caratterista in oltre 30 film di genere. E’ stato l’iconico sterminatore di zombi Zantoro in Virus e lo scienziato pazzo nel Ciao nì di Renato Zero.

In questa torrida estate se n’è andato un altro iconico caratterista del cinema italiano di genere, Franco Garofalo (aka Frank Garfield), celebre Zantoro nello zombesco Virus e scienziato pazzo nello zeresco Ciao nì. L’attore napoletano si è spento all’età di 73 anni lo scorso 22 agosto a Roma, dove era ricoverato per un tumore ai polmoni, mentre i funerali sono stati celebrati a Tivoli il 28 agosto. Solo ieri sera, 3 settembre, la figlia Vanessa che vive all’estero ne ha dato notizia su Facebook.

Nato a Napoli il 18 aprile 1946, si è diplomato all’Accademia d’arte drammatica partenopea. A teatro ha recitato tra gli altri nel Macbeth, per poi passare al cinema, dove ha partecipato ad oltre 30 film. Ha spesso interpretato personaggi disturbati o folli, tanto da essere soprannominato “il Klaus Kinski italiano”, anche grazie alla somiglianza con l’attore polacco. Federico Fellini lo scritturò per il suo Casanova, ma dopo alcuni giorni trascorsi sul set, Garofalo fu costretto a lasciare per i ritardi del maestro riminese, avendo già firmato il contratto per un’altra pellicola.

Uno dei suoi ruoli più iconici è indubbiamente quello di Zantoro (o Santoro), l’isterico e totalmente folle sterminatore di zombi in Virus (1980) di Bruno Mattei. Nel film interpretava un militare in missione in Nuova Guinea assieme alla sua squadra, con il compito di raggiungere una centrale chimica in cui è avvenuto un incidente che ha trasformato tutti in zombi. Totalmente fuori di testa, celebre resta la battuta di Santoro che chiede ad un morto vivente cosa preferisse mordergli «Coscia o ala?».

L’altro ruolo per il quale sarà sempre ricordato è quello dello scienziato nero nel film di Renato Zero Ciao nì, diretto da Paolo Poeti. Creduto da Zero il fantomatico assassino che vuole farlo fuori firmandosi “ciao nì“, in realtà lo scienziato lo considera un essere perfetto nella sua presunta androginia, dopo i suoi tanti suoi esperimenti falliti di unione tra uomo e donna. Renato Zero chiamò poi Garofalo per partecipare all’omonimo musical, ma il progetto non andò in porto.

Tra i suoi film ci sono quello d’esordio Il sesso della strega (1973) e Un urlo dalle tenebre (1975) di Angelo Pannacciò, Eroi all’inferno (1974) di Joe D’Amato, La rivolta delle gladiatrici (1974) di Steve Carver, Quelli della calibro 38 (1976) di Massimo Dallamano, La bravata (1977) di Roberto Bianchi Montero, Squadra antiscippo (1977) di Bruno Corbucci con Tomas Milian, La banda Vallanzasca (1977) di Mario Bianchi, Il commissario di ferro (1978) di Stelvio Massi, Occhi dalle stelle (1978) di Mario Gariazzo, La vera storia della monaca di Monza (1980) e L’altro inferno (1981) di Bruno Mattei, Assassinio al cimitero etrusco (1982) di Sergio Martino, Ercole (1983) di Luigi Cozzi, Razza violenta (1984) di Fernando Di Leo, La visione del sabba (1988) di Marco Bellocchio.

Costretto a lasciare il cinema per motivi di salute psichica negli anni ’80, nell’ultimo decennio Franco Garofalo ha partecipato ad alcuni corti e tenuto corsi di recitazione online, mentre interessante è la sua intervista nel programma Stracult di Marco Giusti nel 2011.

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