Masquerade – Ladri d’amore, recensione: un noir dimenticabile che si accontenta della superficie

Masquerade - Ladri d'amore - Pierre Niney e Marine Vacth (foto Lucky Red)
Masquerade - Ladri d'amore - Pierre Niney e Marine Vacth (foto Lucky Red)

La recensione di Masquerade – Ladri d’amore, un noir francese con venature melò ambientato sotto il cielo della Costa Azzurra e interpretato da Isabelle Adjani e François Cluzet

A tre anni da La belle époque il regista Nicolas Bedos torna al cinema con Masquerade – Ladri d’amore, un noir in salsa melò presentato fuori concorso all’ultimo festival di Cannes con un cast di giovani promesse del cinema francese e un paio di veterani come Isabelle Adjani e François Cluzet: perché tra le bellissime ville della Costa Azzurra niente è come sembra.

Un piano perfetto

Adrien (Pierre Niney) è un giovane gigolò che vive con Martha (Isabelle Adjani), una famosa attrice ora in declino proprietaria di una villa spettacolare in un paesino della Costa Azzurra. Un giorno Adrien conosce per caso Margot (Marine Vacth) e se ne innamora, ma non sa ancora che la ragazza ha in mente un piano molto preciso: vuole infatti truffare un ricco immobiliarista della zona di nome Simon (François Cluzet) con l’aiuto di un’imprenditrice italiana di nome Giulia (Laura Morante). Adrien, desideroso di cambiare vita e allontanarsi per sempre dalla stretta di Martha, decide di unirsi alla truffa ma l’entrata in gioco della moglie di Simon Carole (Emmanuelle Devos) e di Bardin (Nicolas Briançon), un immobiliarista rivale di Simon, scombinerà i piani di Giulia e Margot.

Masquerade - Ladri d'amore - Pierre Niney e Isabelle Adjani (foto Lucky Red)
Masquerade – Ladri d’amore – Pierre Niney e Isabelle Adjani (foto Lucky Red)

Inganni in Provenza

La struttura di Masquerade – Ladri d’amore ricalca quelle dei più classici noir degli anni ’40 o ’50, ma anche in parte quella legata all’immaginario dei romanzi di Simenon. Se escludiamo l’omicidio troviamo infatti tutti gli elementi tipici del genere, talmente tanto ben inseriti da rappresentare quasi un esercizio di stile sul genere più che un film con una propria identità ben definita. C’è la femme fatale, il delitto senza castigo (in questo caso la truffa), i personaggi arrivisti, viscidi e senza più un barlore di umanità, ci sono gli inganni, i doppi giochi, le menzogne e persino una punta di critica sociale verso i parvenu. Se gli ingredienti del piatto sono più o meno gli stessi di sempre, è il piatto stesso a cambiare questa volta. Niente più città enormi bagnate costantemente dalla pioggia, niente più periferie poco raccomandabili, trench or bar di malaffare ma soltanto il sole della Provenza, l’azzurro del Mediterraneo, le feste esclusive dei ricchi, le cene prelibate annaffiate da vini costosissimi. Forse ancora più per rimarcare che il marcio stavolta è alla luce del sole e profuma di caviale e illusioni perdute.

Masquerade - Ladri d'amore - Marine Vacth e François Cluzet (foto Lucky Red)
Masquerade – Ladri d’amore – Marine Vacth e François Cluzet (foto Lucky Red)

Un mondo superficiale come il suo racconto

Questo cambio di ambientazione così netto avrebbe potuto rappresentare il vero punto d’interesse di questo Masquerade – Ladri d’amore, peccato però che la pellicola di Nicolas Bedos si accontenti di rimanere sulla superficie del tema e dei suoi personaggi. Sono personaggi a cui ci è concesso di vedere soltanto la maschera che indossano e quasi mai il volto che è costretto a sostenerla, e il racconto che ne deriva si snoda tra svolte di trama continue per mascherare la pochezza drammaturgica della sceneggiatura. Certo, il gioco tutto sommato resta godibile a dispetto di una durata (140 minuti) eccessiva ma la sensazione è che il film non riesca a proporre uno sguardo interessante di critica sociale perché costruito sullo stesso piano di ciò che vorrebbe criticare. quello della superficialità. Costruito come una sorta di remake non dichiarato di Hitchcock e del suo Caccia al ladro, Masquerade – Ladri d’amore è invece più simile ad una qualsiasi pellicola estiva traboccante di qualunquismo e di sensualità un tanto al chilo, mentre tenta disperatamente di squarciare il velo della sua stessa inconsistenza.

Masquerade - Ladri d'amore - Laura Morante (foto Lucky Red)
Masquerade – Ladri d’amore – Laura Morante (foto Lucky Red)

La boutade finale

C’è anche un altro aspetto di Masquerade – Ladri d’amore che lo avrebbe reso potenzialmente interessante, ma che invece contribuisce al rimpianto per un’occasione mancata. Oltre all’arena rappresentata dalle ville lussuose, dai ristoranti e dalle acque cristalline della Costa Azzurra  il film ha anche una seconda anima da opera procedurale, stretta nelle aule del tribunale di Nizza dove il processo ad Adrien e Margot è in corso. È forse quello l’unico momento in cui il film sembra finalmente aprirsi un po’, ma anche in quell’occasione l’approccio verso la materia filmica è talmente timido e incerto da risultare fuori luogo e fuori contesto; non aiuta sicuramente lo sguardo fin troppo impietoso che il film ha nei confronti delle donne, qui rappresentate come perennemente attaccate all’illusione del tempo che non passa o ad un desiderio di rivalsa in forma tossica mentre gli uomini vengono vittimizzati e spesso fin troppo compatiti.

Nel tentativo comunque apprezzabile di riunire un cast di grandi nomi (tra cui spiccano la nostra Laura Morante e l’immortale Adjani) e di costruire una narrazione multistratificata che si insinuasse tra i marci meandri di un mondo solo all’apparenza perfetto, Masquerade – Ladri d’amore è però infine soltanto un divertissement disimpegnato e troppo scarico in alcuni momenti, troppo impegnato a rimirare la sua immagine sfavillante nello specchio per guardare quello che accade veramente dietro di sé.

Masquerade – Ladri d’amore. Regia di Nicolas Bedos con Pierre Niney, Isabelle Adjani, Marine Vacth, François CLuzet e Laura Morante, in uscita nelle sale il 21 dicembre distribuito da Lucky Red.

VOTO:

Due stelle e mezzo

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