La vita davanti a sé, Silvio Orlando in scena all’Ambra Jovinelli con il capolavoro di Romain Gary

Silvio Orlando - La vita davanti a sé (foto Gianni Biccari)
Silvio Orlando - La vita davanti a sé (foto Gianni Biccari)

La vita davanti a sé, Silvio Orlando in scena al Teatro Ambra Jovinelli con il grande romanzo di Romain Gary: un capolavoro “per tutti”, dove commozione e divertimento si inseguono senza respiro

Al Teatro Ambra Jovinelli, dal 22 novembre al 3 dicembre, dopo lo strepitoso successo di pubblico e di critica raccolto su tutti i palcoscenici di Italia, Silvio Orlando torna a indossare i panni di Momò e ci conduce con leggerezza ed ironia attraverso le pagine del grande romanzo di Romain Gary, La vita davanti a . Un capolavoro “per tutti”, dove commozione e divertimento si inseguono senza respiro.

Silvio Orlando, attore, tra i più amati dal pubblico, ci regalerà una interpretazione memorabile ridando vita a un romanzo intenso e ancora attuale, che racconta di vite sgangherate ma anche di un’improbabile storia d’amore toccata dalla grazia.

Silvio Orlando - La vita davanti a sé (foto Salvatore Pastore)
Silvio Orlando – La vita davanti a sé (foto Salvatore Pastore)

Le parole del regista

Pubblicato nel 1975 e adattato per il cinema nel 1977, al centro di un discusso Premio Goncourt, La vita davanti a sé di Romain Gary è la storia di Momò, bimbo arabo di dieci anni che vive nel quartiere multietnico di Belleville nella pensione di Madame Rosa, anziana ex prostituta ebrea che ora sbarca il lunario prendendosi cura degli “incidenti sul lavoro” delle colleghe più giovani.

Un romanzo commovente e ancora attualissimo, che racconta di vite sgangherate che vanno alla rovescia, ma anche di un’improbabile storia d’amore toccata dalla grazia. Silvio Orlando ci conduce dentro le pagine del libro con la leggerezza e l’ironia di Momò diventando, con naturalezza, quel bambino nel suo dramma. Un autentico capolavoro “per tutti” dove la commozione e il divertimento si inseguono senza respiro.

Inutile dire che il genio di Gary ha anticipato senza facili ideologie e sbrigative soluzioni il tema dei temi contemporaneo la convivenza tra culture religioni e stili di vita diversi. Il mondo ci appare improvvisamente piccolo claustrofobico in deficit di ossigeno. I flussi migratori si innestano su una crisi economica che soprattutto in Europa sembra diventata strutturale creando nuove e antiche paure soprattutto nei ceti popolari, i meno garantiti. Se questo è il quadro quale funzione può e deve avere il teatro.

Non certo indicare vie e soluzioni che ad oggi nessuno è in grado di fornire, ma una volta di più raccontare storie emozionanti commoventi divertenti, chiamare per nome individui che ci appaiono massa indistinta e angosciante. Raccontare la storia di Momò e Madame Rosa nel loro disperato abbraccio contro tutto e tutti è necessario e utile. Le ultime parole del romanzo di Gary dovrebbero essere uno slogan e una bussola in questi anni dove la compassione rischia di diventare un lusso per pochi: BISOGNA VOLER BENE.

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