La Sirenetta, recensione: Halle Bailey, Melissa McCarthy e Javier Bardem alle prese con un grande classico

La Sirenetta - Halle Bailey (foto di Walt Disney Italia)
La Sirenetta - Halle Bailey (foto di Walt Disney Italia)

La recensione de La Sirenetta, nuovo live action Disney diretto da Rob Marshall e interpretato da Halle Bailey, Melissa McCarthy e Javier Bardem: la dimostrazione che la tecnologia non può sostituire il cuore e la magia

Dopo Peter Pan & Wendy uscito da poco su Disney +, la casa di Topolino cala il bis con il secondo live action dell’anno: La Sirenetta. Il film d’animazione del 1989 ha costituito una tappa fondamentale del processo di rinascita disneyano e quindi, per trasporlo al meglio sul grande schermo, si è deciso di affidarsi ad un team di tutto rispetto: Rob Marshall alla regia, John DeLuca in produzione, David Magee alla scrittura e un cast formato da nomi altisonanti come Javier Bardem e Melissa McCarthy affiancati da giovani attori come Halle Bailey e Jonah Hauer-King. Purtroppo, però, non è bastato.

In fondo al mar

Ariel (Halle Bailey) è una giovane sirena, nonché la figlia più giovane del sovrano del regno di Atlantica, Re Tritone (Javier Bardem). È tremendamente affascinata dal mondo umano, ma alle sirene come lei è proibito esplorarlo per via di un incidente occorso anni prima che ha visto la madre di Ariel morire proprio a causa degli umani. Nel frattempo il granchio Sebastian (Daveed Diggs), consigliere fidato del re, e i suoi amici Flounders (Awkwafina) e Scuttle (Jacob Tremblay) tentano in tutti i modi di tenere a freno la sua curiosità, poichè temono sia gli umani che l’ira di Tritone stesso.  Una notte Ariel assiste ad un terribile naufragio e salva il giovane principe Eric (Jonah Hauer-King) da morte per poi innamorarsene, determinata a stare con lui nel mondo sopra l’acqua. Quando però Tritone si oppone all’idea che lei diventi umana, Ariel si farà plagiare dalla subdola e perfida strega del mare Ursula (Melissa McCarthy), determinata a vendicarsi di Tritone e a conquistare il suo potere. Ursula convincerà Ariel a stringere un accordo per scambiare la sua bella voce con delle gambe umane, in modo che possa raggiungere Eric e vivere con lui per sempre. Tuttavia, Ariel finirà per mettere in pericolo la sua stessa vita e la corona di suo padre perché Ursula farà tutto ciò che è in suo potere affinché l’accordo non vada in porto.

La Sirenetta - Halle Bailey e Jonah Hauer-King (foto di Walt Disney Italia)
La Sirenetta – Halle Bailey e Jonah Hauer-King (foto di Walt Disney Italia)

Rifare un classico

Al di là dell’aspetto emotivo e personale che ognuno di noi ha nei confronti dei classici Disney, non c’è dubbio come alcuni tra questi abbiano avuto un impatto più significativo non solo sulla cultura popolare ma sull’esistenza stessa della casa del Topo. È il caso de La Sirenetta, film d’animazione liberamente ispirato alla fiaba di Hans Christian Andersen, che nel 1989 fece da apripista a quello che oggi viene comunemente chiamato Rinascimento Disney. Alla fine degli anni ’80, infatti, l’azienda di Burbank non se la passava affatto bene e fu grazie all’intuizione e al talento registico di Ron Clements, unito alle musiche di un allora semisconosciuto Alan Menken e ai testi meravigliosi di un mai troppo compianto Howard Ashman, che La Sirenetta divenne un successo di pubblico e critica clamoroso, di fatto aprendo la strada ai tanti grandi film del decennio successivo. Tutta questa premessa è fondamentale nell’inquadrare l’importanza enorme de La Sirenetta all’interno del mondo dell’animazione tutta, non solo Disney. Approcciare una simile eredità era un compito tutt’altro che facile, soprattutto perché al rispetto verso la versione dell’89 bisognava unire la sensibilità woke odierna, fatta di inclusività e celebrazione delle differenze etniche, sessuali e sociali. Rob Marshall e lo sceneggiatore David Magee hanno perciò scelto un approccio filologico, andando sul sicuro e cercando di recuperare la magia della storia che fu, ma facendo ciò sono caduti nel più classico dei tranelli: quello di una storia senza personalità, senza una propria identità e di conseguenza incapace di catturare un nuovo immaginario, e di renderlo perciò magico e immortale.

La Sirenetta - Javier Bardem (foto di Walt Disney Italia)
La Sirenetta – Javier Bardem (foto di Walt Disney Italia)

Emozione, passione, sottotesto

Quando nel 2015 Kenneth Branagh si avventurò nel racconto di Cenerentola la sua scelta fu sì quella di seguire la storia originale, regalandole però un sapore del tutto shakespeariano attraverso la figura del re morente e del rapporto con suo figlio il principe, e andando soprattutto a lavorare sul personaggio della matrigna: non più semplice donna avida e senza scrupoli, ma una figura dotata di tragicità e di un’umanità nera ma ancora presente. La Sirenetta invece non aggiunge né toglie nulla ai personaggi originali, nonostante la durata sia sensibilmente superiore al film d’animazione, limitandosi invece a dilatare il tempo del racconto, ad un focus maggiore sulla storia tra Ariel ed Eric e all’aggiunta di un paio di personaggi in più francamente evitabili come la madre di Eric o il funzionario di corte. È un film terribilmente trattenuto e timido, quasi stanco in certi snodi narrativi, una pellicola che cerca di supplire ad una mancanza di sguardo con tonnellate di computer grafica necessarie solo alla ricostruzione visiva delle profondità marine. Non c’è un’idea di cinema vera ne La Sirenetta, non c’è un approfondimento tematico sull’emancipazione di Ariel che non sia stato reso implicito dall’originale e, cosa ancora più grave per chi scrive, non c’è la minima traccia di sottotesto. È tutto fastidiosamente urlato e dichiarato, come a voler imboccare il pubblico. Anche la scoperta di un legame di parentela tra Ursula e la stessa Ariel, elemento di deviazione interessante, non riceve mai un approfondimento ma rimane lì, sospesa nell’acqua come puro ornamento diegetico. A questa sirenetta la voce non manca di certo; le mancano cuore, passione identità, emozione e anima.

La Sirenetta - Melissa McCarthy (foto di Walt Disney Italia)
La Sirenetta – Melissa McCarthy (foto di Walt Disney Italia)

Attori, canzoni e verità

Se il comparto attoriale tutto sommato se la cava più che dignitosamente (ed è forse l’unico vero motivo per cui correre in sala, possibilmente optando per la lingua originale) è grazie soprattutto alle performance di Halle Bailey e Melissa McCarthy nei rispettivi panni  di Ariel e Ursula. Sganciandoci dalle pretestuose e sciocche polemiche sul colore della pelle di Ariel ,la performance della Bailey regala corpo, voce e spirito ad Ariel, con un bell’uso della mimica facciale unito ad una buona espressività soprattutto nel secondo e terzo atto, quando la trasformazione è stata completata e non può comunicare verbalmente. La McCarthy invece ci regala un’Ursula ancora più sensuale e ammaliatrice rispetto all’originale, spietata e lugubre nella sua solitudine mista al desiderio di vendetta. Come scritto in precedenza ci sarebbe piaciuto vedere il suo rapporto con Tritone sviscerato a dovere (e non è un gioco di parola), invece purtroppo il suo screen-time non differisce molto da quello del film di animazione. Se le canzoni originali colpiscono sempre nel segno, anche a fronte di alcuni cambiamenti nel testo non così necessari, le nuove faticano ad emergere perché non posseggono la stessa urgenza compositiva, la stessa forza dirompente e né riescono a trasmettere quel messaggio di emancipazione e di liberazione che nel 1989 aveva tutt’altra necessità di essere espresso. I testi di Howard Ashman (anche se con un’espressione non così diretta) erano figli del pregiudizio, della discriminazione, della voglia di affermare la propria identità. Quelli di Lin-Manuel Miranda sembrano, purtroppo, solo una pallida imitazione dell’originale, mancando di urgenza e di verità. Ecco, a tutte le cose che La Sirenetta del 2023 non ha aggiungiamoci pure la verità.

La Sirenetta. Regia di Rob Marshall con Halle Bailey, Daveed Diggs, Awkwafina, Jacob Tremblay, Jonah Hauer-King, Melissa McCarthy e Javier Bardem, in uscita mercoledì 24 maggio al cinema distribuito da Walt Disney Pictures Italia.

VOTO:

Due stelle e mezza

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