La nostra recensione de Il capo perfetto, commedia caustica di Fernando León de Aranoa, candidata spagnola per gli Oscar, con un incredibile Javier Bardem nelle vesti di un imprenditore magnanimo e spregiudicato
Perfettamente bilanciato, come tutto dovrebbe essere. Non solo il mantra di un Titano pazzo che cancella metà della popolazione dell’universo, ma anche la filosofia dell’imprenditore magnanimo, ma spregiudicato interpretato da un magistrale Javier Bardem nell’amara commedia Il capo perfetto di Fernando León de Aranoa. Mattatore delle nomination ai premi Goya (gli Oscar spagnoli) di quest’anno con venti candidature, questa tragicommedia al vetriolo ha fatto piazza pulita degli avversari e, con buona pace di Pedro Almodóvar e del suo Madres Paralelas, è il candidato spagnolo per la corsa agli Oscar 2022 nella categoria Miglior Film Internazionale.

Basculas Blanco
Julio Blanco (Javier Bardem) è il proprietario e direttore di una storica e fiorente azienda produttrice di bilance industriali. Datore di lavoro onesto e rispettoso, Blanco è stimato da tutti i suoi dipendenti. Quando la sua azienda viene scelta per concorrere ad un prestigioso premio, l’imprenditore viene risucchiato dalla brama della vittoria e tenta di risolvere tutti i problemi interni alla sua fabbrica. Le spassose dinamiche fra i dipendenti scatenano una serie di imprevisti e piccoli disastri che metteranno a dura prova la magnanimità di Julio.

Essere un buon capo
Esiste la ricetta per un capo perfetto? Se anche si potesse stilare in maniera teorica una serie di regole da seguire per eccellere nella leadership, l’esperienza contingente cambierebbe tutte le carte in tavola. Julio Blanco è la dimostrazione concreta che non bastano generosità e gentilezza per far funzionare un’azienda e che anche il più apparentemente irreprensibile tra gli esseri umani può cadere preda della propria ambizione e dei propri istinti. Lungi dal giustificare o stigmatizzare le scelte che Blanco prende per il bene presunto della sua azienda o per puro egoismo narcisistico, il film fotografa la fallacia di un’umanità che sguazza nell’imperfezione. E ride di gusto, riuscendo a strappare più di un sorriso, di fronte all’atavica e ineluttabile necessità dell’uomo di ambire alla perfezione.

Un attore da un altro pianeta
Che Javier Bardem fosse un interprete di grande livello è cosa nota da tempo. Questa volta, però, l’attore si è immerso nel ruolo con una naturalezza tale da infrangere ogni diaframma tra sé e il personaggio. Bardem è Julio, con tutti i suoi tic, il suo fare paterno, ma mai paternalistico, la sua pacatezza ribollente e il suo fascino attempato. Un imprenditore coscienzioso, ma capace di travalicare ogni remora etica e interessarsi direttamente degli affari dei suoi dipendenti con una nonchalance che dovrebbe renderlo un personaggio respingente, ma che si trasforma quasi in un tratto seducente. Merito del carisma di un Bardem in stato di grazia, mai così convincente.

Un mix di generi vincente
L’efficacia de Il capo perfetto sta nel dosare una satira caustica e pungente sul mondo del lavoro, viziato da ambizione sfrenata, giochi di potere, concorrenza sleale e gelosie, a un’ironia esilarante che rivela tutto il lato buffo e ridicolo di queste macchinazioni proletarie, senza rinunciare a spunti di riflessione sociale decisamente attuali. Se a questo uniamo anche un pizzico di tradimenti da mèlo, una buona dose di drammaticità e un finale capace di prendere tutti questi ingredienti e farli esplodere con un equilibrio inatteso, il gioco è fatto. Perfettamente bilanciato, come tutto dovrebbe essere.
Il capo perfetto. Regia di Fernando León de Aranoa. Con Javier Bardem, Almudena Amor, Manolo Solo, María de Nati, Mara Guil, Óscar de la Fuente, Sonia Almarcha, Celso Bugallo, Fernando Albizu, Tarik Rmili, Rafa Castejón, Daniel Chamorro, Martín Páez, Yaël Belicha, Dalit Streett Tejeda. Uscita al cinema 23 dicembre 2021, distribuzione Bim Distribuzione.