Captive State, recensione: un non-thriller fantascientifico

John Goodman in Captive State

Captive State, il nuovo film di Rupert Wyatt con John Goodman, uscirà nelle sale da questa sera. Un thriller fantascientifico senza suspense ed emozioni, che non trasmette alcun messaggio al pubblico.

Alieni VS Umani

Chicago 2025. Il mondo non è più governato dagli umani: al comando ci sono gli alieni, rintanati in un microcosmo sotterraneo da cui raramente escono e da cui controllano ogni minimo spostamento degli uomini presenti sulla Terra. In un contesto totalmente rivoluzionario ed in un sistema sovvertito all’interno del quale la stessa polizia (di cui fa parte William Mulligan, interpretato da John Goodman) è succube delle decisioni aliene, una porzione non estremamente consistente della popolazione umanoide decide di ribellarsi al Potere e di intraprendere una guerra silenziosa. A capitanare il duello sono due fratelli, Gabriel (Ashton Sanders) e Rafe (Jonathan Majors) rimasti orfani nove anni prima proprio a causa di alcuni alieni. Uno scontro tanto subdolo quanto fallace, e, al contrario di quanto ci si possa aspettare, non sarà così scontato riconoscere il vincitore tra i due contendenti.

Uno scatto da Captive State con John Goodman e Ashton Sanders
Uno scatto da Captive State con John Goodman e Ashton Sanders

Un sistema disonesto votato al Bene  

Tra le varie figure presenti all’interno della pellicola quella nettamente rilevante sulle altre resta il poliziotto Mulligan (John Goodman). Un personaggio eclettico che cerca sempre di riportare ordine e sicurezza. Fin dall’inizio lo si riconosce come una persona molto chiusa e decisamente repressa: sicuro nel proprio mestiere quanto incerto e distaccato nella vita privata. Mulligan nasconde grandi segreti e non lascia trasparire alcuna emozione. È un personaggio grigio che si confonde col grigio dello sfondo: solo alla fine del film assume colori completamente differenti.

Mulligan vede il mondo che lo circonda soltanto in bianco e nero: o si sta alle regole o si viene puniti. Ma non è tutto oro ciò che luccica. Anche Mulligan non è una persona del tutto onesta e sotto il suo aspetto duro e rigido nasconde un piano preciso e ben ideato, ossia sovvertire il potere e, per farlo, dovrà fingersi alleato con gli alieni.

Ashton Sanders in Captive State
Ashton Sanders in Captive State

La sceneggiatura

Captive State è un non-thriller: nessuna emozione, nessuna suspense. Ad una pellicola che non colpisce e che non lancia alcun messaggio al pubblico, corrisponde, invece una sceneggiatura ben curata e proporzionata al genere fantascientifico. Sebbene il film non sia all’altezza delle aspettative del pubblico, l’intero montaggio ha un certo impatto sullo spettatore e rende la visione un momento piacevole.

Captive State, diretto da Rupert Wyatt, con John Goodman, Ashton Sanders, Jonathan Majors, Vera Farmiga, Kevin Dunn, James Ransone, Alan Ruck, Kevin J. O’Connor, Madeline Brewer e Ben Daniels, che uscirà nelle sale il 28 marzo 2019, distribuito da Adler Entertainment.

VOTO:

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