La settima giornata del Festival di Cannes non brilla di certo per novità. Presentati Le jeune Ahmed e Frankie, due film in concorso a tinte spente
Ritorno non convincente per i fratelli Dardenne
Tornano a Cannes i fratelli Dardenne per presentare il loro nuovo film in concorso Le jeune Ahmed.
Ahmed (Idin Ben Addi) è un ragazzino di 13 anni che vive in Belgio con la sua famiglia laica (la madre beve vino e la sorella veste all’occidentale) e anche lui sembra essersi adeguato alle tradizioni europee. Sarà però l’incontro con un Imam a fargli cambiare il modo di pensare e comportarsi. Innanzitutto ciò lo si noterà nel comportamento che tiene nei confronti della sua insegnante che lo ha sempre aiutato con i problemi di dislessia. È un’insegnante donna e quindi secondo la dottrina islamica non può essere toccata, nemmeno darle la mano. L’indottrinamento sarà sempre più radicale nel ragazzo fino a far emergere la storia di un cugino martire.
Un’occasione sprecata
Jean-Pierre e LucDardenne vorrebbero mettere in scena uno dei temi più attuali e cruciali di questi tempi e invece Le jeune Ahmed usa questo argomento solo in maniera strumentale, alla fine si limitano a portare sullo schermo le vicende di un ragazzino problematico, che viene ritratto senza pathos, senza profondità, quasi come fosse un ragazzino arrabbiato con il mondo e senza sentimenti. Cosa che non è assolutamente, ma la semplificazione adottata dai registi ci porta a giungere a questa conclusione.
Era lecito aspettarsi qualcosa di nuovo dai due fratelli registi, non una falsa copia di una loro opera passata (Il ragazzo con la bicicletta), anche perché un tema come questo avrebbe meritato ben altro approfondimento.
Un cast spaziale per un film che non decolla
Non convince completamente neanche l’altro film in concorso Frankie di Ira Sachs.
Frankie è una donna malata di tumore terminale, le restano pochi mesi di vita e quindi convoca tutta la sua famiglia per un’ ultima riunione in una cornice da favola (Sintra in Portogallo).
La protagonista è interpretata dall’altera ed elegantissima Isabelle Huppert, ma l’intero cast è degno di nota: Marisa Tomei che interpreta l’amica Irene, Jérémie Renier, ovvero il primo figlio Paul e l’attuale compagno Brendan Gleeson.
Solo il cast però sembra riscattare un film piatto e prevedibile.
Ira Sachs resta in superficie
Non è chiaro cosa voglia ottenere la protagonista da questa vacanza in famiglia, se fare un annuncio, far incontrare il figlio con l’amica parrucchiera o semplicemente avere vicino le persone a lei più care nei suoi ultimi momenti di vita. Ma non è altrettanto chiaro cosa voglia mostrarci il regista con questa pellicola.
Un dramma borghese, che a tratti vuole imitare le commedie di Woody Allen e Noah Baumbach, che si limita a raccontare una storia di amore e morte (e anche vita, inevitabilmente) senza però scendere in profondità, permettendo così di cogliere solo la superficie delle cose.
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