Da Venezia 81, fuori concorso, la nostra recensione di Broken Rage del maestro Takeshi Kitano: 62 minuti di cinema folle, autoironico, decostruttivo dei generi, divertente come pochi e incredibilmente lucido
77 primavere e non sentirle, 77 primavere e uscirsene fuori con Broken Rage. A Venezia 81 mancava come l’aria una voce come quella di Takeshi Kitano, maestro del cinema giapponese tornato in sala a poco più di un anno dall’epos storico di Kubi con un film completamente opposto per tono, intenzioni e spirito sovversivo. Una storia, la stessa, raccontata prima come un thriller di gangster e poi come una commedia al limite del demenziale che diventa una riflessione sul cinema stesso, sulle sue possibilità e sul suo linguaggio. Semplicemente unico e imperdibile.
Il sicario
La prima metà è un violento film d’azione che si svolge negli oscuri bassifondi della malavita e ruota attorno a un sicario e alla sua lotta per la sopravvivenza, quando si ritrova incastrato tra la polizia e la yakuza. La seconda segue la stessa storia ma trasformata in commedia, una parodia completa, scena per scena, della prima parte.
Un potente, ironico ed esilarante sguardo sull’arte del racconto
Bastano 62 minuti a Broken Rage, cioè la metà della durata media di un qualsiasi film passato in concorso qui a Venezia, per dimostrare come il cinema delle idee, quello che rischia con una certa strafottenza e con intelligenza non ha bisogno di durate fluviali o racconti di dimensioni bibliche per essere potente. Perché qui Kitano ha il coraggio e la lungimiranza di giocare con i generi, non separandoli totalmente né miscelandoli come è consuetudine al giorno d’oggi, bensì raccontando la stessa identica storia (o quasi) attraverso il filtro di due generi diametralmente opposti.
Uno sguardo sull’arte del racconto e del raccontare che il piglio dissacrante della seconda parte, esilarante e grottesca al limite del demenziale, che ci ricorda come la stessa storia con gli stessi personaggi e gli stessi sviluppi diegetici possa avere un linguaggio, un respiro e un’anima differenti semplicemente cambiando il genere con cui la si racconta. Nato come comico manzai Kitano torna alle proprie origini, spazza via quasi 4 decenni di filmografia con il gioco dell’autoironia e rinasce sotto un’immagine depauperata da ogni possibile velleità puramente autoriale.
A Kitano infatti sembra interessare molto di più la dimensione ludica, quella gigionesca perfino, che non si prende affatto sul serio eppure è serissima nelle intenzioni e che, alla fine di 62 minuti travolgenti, ci riconsegna un cinema purissimo nello sguardo e nella poetica. Saper ridere di tutto, anche di sé stessi, è in fondo prerogativa dei grandi e con Broken Rage il maestro giapponese si conferma un autore maestoso, visionario, folle e lucidissimo assieme, capace di far convivere assieme la violenza di uno sparo e lo sberleffo di una maschera da topo nella stessa inquadratura. L’unico motivo per cui non ha potuto ambire al concorso, a questo punto, può essere solo la sua durata esigua.
TITOLO | Broken Rage |
REGIA | Takeshi Kitano |
ATTORI | Takeshi Kitano, Tadanobu Asano, Nao Ômori, Shido Nakamura, Kakuruyû, So Kaku |
USCITA | 2025 |
DISTRIBUZIONE | Prime Video |
Quattro stelle