Assomusica ha annunciato e criticato in conferenza stampa la normativa del governo che comporta il biglietto nominale per concerti dalla capienza superiore a 5.000 spettatori con conseguente rincaro medio di 8-10 euro e più code ai cancelli.
Gli otto milioni di italiani che lo scorso anno hanno assistito a concerti di musica dal vivo potrebbero subire a breve un aumento medio dei biglietti di 8-10 euro e un raddoppio dei tempi di attesa ai cancelli d’ingresso. E’ l’effetto dell’introduzione dal 1 luglio del biglietto nominale obbligatorio che viene denunciato da Assomusica, l’associazione degli organizzatori e produttori di spettacoli di musica dal vivo, alla quale aderiscono oltre 120 imprese che realizzano l’80% dei concerti in Italia. Nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato gli organizzatori dei più importanti spettacoli di musica dal vivo che si svolgono nel nostro Paese sono stati illustrati i disagi per il pubblico e i promoter e le contraddizioni della normativa voluta dal Governo, primo firmatario Sergio Battelli, deputato del M5S. Il biglietto nominale si applica soltanto ai concerti che si svolgono in luoghi con capienza superiore a 5000 persone.
Per fare i controlli identificativi di ogni singolo spettatore gli organizzatori dovranno aprire i cancelli molto tempo prima, impegnando più personale su più turni. Da qui l’aumento dei costi per gli spettatori che saranno costretti a code molto più lunghe, specie in occasione di grandi manifestazioni. I consumatori non potranno più regalare un biglietto a un familiare, amico o parente. Le aziende, i fan club e i grandi gruppi organizzati, in genere, non compreranno più biglietti. Non sarà semplice nemmeno emettere i biglietti omaggio. Le procedure per il cambio del nominativo passeranno attraverso l’Agenzia delle Entrate, non saranno semplici e immediate e potranno comportare ulteriori costi. In questo scenario – secondo Assomusica – si perderanno migliaia di biglietti.
«Il settore della musica live – spiega Vincenzo Spera – rappresenta una filiera di circa 1000 imprese che dà lavoro a oltre 36.000 persone, impiegate direttamente nel settore. L’anno scorso il comparto ha avvicinato al mondo degli spettacoli e della cultura popolare quasi 10 milioni di spettatori, specialmente giovani. Gli spettacoli di musica dal vivo creano valore a livello locale e costituiscono una cinghia di trasmissione per lo sviluppo del Made in Italy (turismo, enogastronomia, cultura ecc.). Da una ricerca di Cerved si evince come i concerti di musica popolare contemporanea siano uno stimolo per l’economia del territorio: la ricaduta minima sulle città è di 1,20 € aggiuntivi per ogni euro speso sul biglietto – pertanto, pur nella comprensione dell’obiettivo della proposta, riteniamo ingiustificato colpire un settore florido dell’industria culturale».