Un sacchetto di biglie, recensione: due bambini ebrei in fuga dall’orrore

Un sacchetto di biglie

Un sacchetto di biglie, secondo adattamento cinematografico del romanzo di Joseph Joffo, è un racconto fresco e accattivante, che parla di amore e speranza. Un film che, pur inciampando in qualche didascalismo di troppo, riesce comunque a coinvolgere e commuovere.

Bambini in fuga

Un sacchetto di biglie è un racconto sugli orrori della guerra, con due piccoli protagonisti in fuga. Parigi, primi anni Quaranta. Joseph e Maurice sono due bambini ebrei che vivono nella Francia occupata dai nazisti. Trascorrono la loro infanzia in serenità e leggerezza, fino a che un giorno tutto cambia. Sono costretti ad indossare, come tutti i bambini ebrei, una stella sulla giacca della loro divisa scolastica. Nulla è più come prima, persino i loro amici li guardano in modo diverso. La situazione peggiora a tal punto che una sera il padre, Roman (Patrick Bruel), parrucchiere di origine russa, comunica ai due fratellini che devono lasciare Parigi. La città è infatti considerata troppo rischiosa per gli ebrei ed è quindi necessario che partano per raggiungere Nizza, terra libera, con la promessa che lì la famiglia si sarebbe nuovamente riunita. Inizia così l’avventuroso viaggio dei due fratelli che, con astuzia e fortuna e tra mille difficoltà ed imprevisti, riusciranno ad eludere i controlli delle SS.

Le biglie: simbolo di un’infanzia perduta

Un sacchetto di biglie, titolo del film, assume un significato ben specifico. Il gioco infantile rappresenta infatti la vita serena e spensierata in famiglia che il piccolo Joseph (Dorian Le Chlech), insieme a suo fratello Maurice (Batyste Fleurial), sono costretti ad abbandonare. Da un istante all’altro, devono salutare la spensieratezza dei giorni passati insieme all’amata famiglia, per iniziare un viaggio pericoloso, con ostacoli da superare e tappe da raggiungere. Una vera e propria odissea attraverso il paese, tra fughe, prigionie e rinascite. Animato soltanto dalla speranza di poter tornare a vivere con i suoi cari e poter ristabilire una volta per tutte il suo status di bambino, il piccolo Joseph affronta ogni difficoltà con il coraggio e la forza di un giovane adulto. Portando sempre con sé il sacchetto di biglie a cui poter attingere nei momenti di sconforto, sarà in grado di ricordare, persino nei momenti più bui, che con molto coraggio si può sopravvivere. Così quelle piccole sfere colorate assumono un significato assai importante, sono le uniche testimonianze materiali di un passato gioioso e felice.

Un sacchetto di biglie, Joseph e Maurice in una scena del film
I due fratelli Joseph e Maurice in una scena del film

L’orrore a misura di bambino 

Christian Duguay, regista del film, sceglie di raccontare la storia assumendo il punto di vista dei piccoli protagonisti. L’orrore disumano della guerra è raccontato attraverso il loro occhi innocenti. Lo spettatore è posizionato accanto ai due fratelli, che affrontano il mondo che li circonda mantenendo uno sguardo puro e smaliziato. Sebbene si tratti di un film piuttosto prevedibile nel modo di approcciare alla trama e ai personaggi, l’occhio di Duguay si mantiene fresco e accattivante. C’è un sottile ma intelligente contrasto tra la spensieratezza attaccata ai preziosi ricordi dell’infanzia e l’oscurità giunta dalla perdita dell’innocenza. Costretti ad allontanarsi dai propri affetti e dalle proprie amicizie, la speranza è l’unica opzione per rimanere in vita in un mondo pieno di conflitti cresciuti.

Un film avventuroso che riesce ad intrattenere e commuovere

Il film nasce come secondo adattamento cinematografico (il primo era stato diretto da Jacque Doillon), del romanzo autobiografico di Joseph Joffo edito nel 1973, in cui l’autore raccontò la sua personale esperienza di ragazzino in fuga insieme al fratello maggiore. Per la regia di Christian Duguay, Un sacchetto di biglie, è un film dal forte valore etico che riesce però, rispetto a prodotti simili, a raccontare la tragedia sotto forma di rocambolesca avventura. Non del tutto esente da momenti eccessivamente melodrammatici, nonchè da qualche didascalismo di troppo, complici nello smorzare notevolmente la tensione drammatica ed il coinvolgimento nella vicenda, il film deve comunque buona parte della sua riuscita alle straordinarie interpretazioni degli attori. In particolare quelle dei giovani protagonisti, Dorian le Chlech e Batyste Fleurial, di cui le autentiche rappresentazioni dei fratelli Jo e Maurice sono l’anima e il cuore del film. una giusta dose di impertinenza e dolcezza. Molto convincente anche l’interpretazione di Patrick Bruel, padre di famiglia dallo sguardo profondo e carico d’emozione.

Un sacchetto di biglie, diretto da Christian Duguay, con Dorian Le Clech, Batyste Fleurial, Patrick Bruel, Elsa Zylberstein, Kev Adams e Christian Clavier, è in uscita nelle sale italiane il 18 gennaio 2018 nelle sale italiane, distribuito da Notorious Pictures.

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