Vita da gatto, recensione: romanzo di formazione umano e felino poco riuscito

Vita da gatto - Rroû e Capucine Sainson-Fabresse
Vita da gatto - Rroû e Capucine Sainson-Fabresse

La nostra recensione di Vita da gatto, film francese per famiglie diretto da Guillaume Maidatchevsky con Capucine Sainson-Fabresse e Lucie Laurent: un romanzo di formazione che flirta con il documentario, molto più a fuoco nel mondo felino che in quello umano

Il francese Guillaume Maidatchevsky (Kina e Yuk, Ailo) torna con Vita da gatto a raccontare l’incontro tra mondo umano e mondo animale, ispirandosi ad un popolare romanzo francese per bambini dei primi anni ’30 di Maurice Genevoix, “Rroû“. La storia d’amicizia tra una bambina e la sua gattina, Rroû, diventa un romanzo di formazione sia umano che felino ma se il racconto del mondo umano è un po’ superficiale e sa di già visto, quello del mondo felino ha un taglio quasi documentaristico, è privo di ogni didascalismo e affascina nella sua ferinità in un’accezione positiva. Peccato non aver insistito di più su quel lato, sarebbe potuto nascere qualcosa di davvero speciale.

Vita da gatto - Capucine Sainson-Fabresse
Vita da gatto – Capucine Sainson-Fabresse

Clémence e Rroû

Quando la piccola Clémence (Capucine Sainson-Fabresse) salva Rroû, un gattino orfano nato fra i tetti di Parigi, non ha idea della straordinaria avventura che la attende. La loro amicizia diventa presto un legame indissolubile, ma quando i due si trasferiscono nella casa di campagna per le vacanze, assieme ai genitori Isa (Lucie Laurent) e Fred (Nicolas Casar-Umbdenstock) e accanto alla burbera Madeleine (Corinne Masiero), il richiamo della natura si fa sempre più forte nel suo amico a quattro zampe, mettendo Clémence di fronte a un’importante e difficile scelta.

Vita da gatto - Rroû
Vita da gatto – Rroû

La componente felina

La prova che Vita da gatto sarebbe stato molto più efficace come documentario, che come racconto di finzione, sta nel titolo stesso sia italiano che originale. Se infatti la nostra distribuzione ha troncato quell’ “et moi” originale, che però era già secondo al “Mon chat” e quindi secondario, è perché in fondo a Guillaume Maidatchevsky interessavano molto più i felini dei loro amici umani. Non è un caso che il cineasta francese si stia costruendo una carriera con pellicole in cui sono gli animali i veri protagonisti, e in cui gli esseri umani quando ci sono servono più che altro da spalla, da contraltare.

Nel caso specifico di questo film c’è da dire che le parabole di Rroû e della sua padroncina Clémence sono parallele per tema e sviluppo diegetico, ma delle due l’unica davvero interessante sembra essere quella della resiliente micia. Già, torna quella bella parola che tanto ci ha accompagnato durante il lockdown, ma nel caso di Rroû e del suo arco di trasformazione non c’è espressione migliore per descriverne il carattere indomito, il temperamento tutto sommato amorevole ma mai affettuoso, la capacità di resistere all’inverno, ai predatori e alla lontananza e di crescere, di acquisire una vera e propria personalità indipendente e formata.

Senza contare che le interazioni tra felini, il poter assistere ai loro comportamenti entrando quasi nella loro intimità, la vicinanza prossemica con il mondo animale e la totale mancanza di patina nella sua rappresentazione conferiscono a tutta l’operazione un interesse quasi etologico, come se gli animali scavalcassero il campo e si facessero umani tra gli umani. In quel momento Vita da gatto è puro, onesto, mai derivativo e mai manipolativo; è cinema nella sue essenza più semplice, e per questo più bella.

Vita da gatto - Corinne Masiero
Vita da gatto – Corinne Masiero

La componente umana

I problemi cominciano quando è la dimensione umana a prendere il sopravvento su quella animale. Perché l’arco narrativo che coinvolge Clémence e la sua famiglia non ha purtroppo mordente, si attacca ai cliché di racconto e si perde in uno sguardo anestetizzato dalla prospettiva di una bambina ancora incapace di afferrare la complessità di certe dinamiche. Certo, lo sguardo dei bambini sul mondo può rivelarsi foriero di tanti motivi d’interesse, prima di tutto la componente d’incanto che trasforma la tragedia del reale, ma in Vita da gatto non si avverte mai un tentativo di abbracciare l’astratto, l’onirico, anzi resta anche troppo tangibile nonostante l’atmosfera quasi fiabesca del secondo e del terzo atto.

Purtroppo però Clémence è meno a fuoco di Rroû, la sua trasformazione verso la consapevolezza della perdita (intesa come morte ma non solo) e della fine dell’idillio dell’infanzia sarebbe stata molto più affascinante e meritevole di un film che non la spingesse ai margini. La migliore è invece Corinne Masiero, la cui Madeleine non spicca certo per originalità nella caratterizzazione ma che almeno riesce ad essere intensa senza scadere nell’enfasi, una donna burbera ma con un cuore d’oro che diventerà una seconda mamma sia per Rroû che per la stessa Clémence. Ad ogni modo Vita da gatto dovrebbe riuscire a colpire le corde emotive giuste di tutti i bambini e degli amanti degli animali, a meno che i gatti proprio non riusciate ad apprezzarli.

TITOLO Vita da gatto
REGIA Guillaume Maidatchevsky
ATTORI Capucine Sainson-Fabresse, Corinne Masiero, Lucie Laurent, Nicolas Casar-Umbdenstock
USCITA 18 aprile 2024
DISTRIBUZIONE Plaion Pictures

 

VOTO:

Due stelle e mezza

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