Venezia 79: Casey Affleck, conferenza Dreamin’ Wild con Zooey Deschanel e Beau Bridges

Venezia 79 - conferenza Dreamin' Wild - Casey Affleck - Bill Pohlad - Walton Goggins
Venezia 79 - conferenza Dreamin' Wild - Casey Affleck - Bill Pohlad - Walton Goggins

Dalla Mostra del Cinema di Venezia 2022 ecco la conferenza stampa del film Dreamin’ Wild con il regista Bill Pohlad e i protagonisti Casey Affleck, Zooey Deschanel e Beau Bridges

È stato presentato questa mattina, nella sezione Fuori Concorso della 79ª Mostra del Cinema di Venezia, Dreamin’ Wild, diretto da Bill Pohlad. In conferenza erano presenti, oltre al regista, anche gli attori Casey Affleck, Zooey Deschanel e Beau Bridges che hanno parlato di quanto sia stato emozionante per loro essere in contatto con la famiglia Emerson, in particolare con Donnie Joe.

Bill, sei molto selettivo nei progetti che sviluppi, puoi dirci che cosa ti ha convinto a fare questo film?

Bill Pohlad: È un soggetto che ci è stato presentato da Jim Burke. Mi piacciono queste storie ed erano un po’ simili a quello che avevo già fatto. Poi ho letto gli articoli e sono stato catturato dalla musica. Quando ho avuto la possibilità di incontrare la famiglia Emerson e l’intero gruppo, sono rimasto incantato. Di solito nei film non si incontrano persone così, per questo ho deciso di accettare questo progetto.

È una storia di ritorno, di un “come back” ma insolito, direi. Per Casey, come è  stato fare il ruolo di Donnie Emerson mentre lui era presente? Dev’essere stata una sfida davvero unica.

Casey Affleck: Donnie non voleva assolutamente stare troppo sul set, è stata una cortesia nei nostri confronti. E poi aveva delle sensazioni confuse sull’intero progetto. Prima di cominciare a girare, Bill ci aveva suggerito di incontrarlo e di trascorrere del tempo con lui. Siamo stati con la sua famiglia per un po’ ed è stato un fattore che ha influenzato il modo in cui li abbiamo poi descritto questi personaggi. Sono stati davvero generosi.

Venezia 79 - conferenza Dreamin' Wild - Casey Affleck - Bill Pohlad - Walton Goggins - Noah Jupe
Venezia 79 – conferenza Dreamin’ Wild – Casey Affleck – Bill Pohlad – Walton Goggins – Noah Jupe

Mi chiedo se il resto del cast può dirci qualcosa sulla relazione con la famiglia nella preparazione dei loro ruoli.

Beau Bridges: Donnie Emerson era diventato un caro amico sul set e ho trovato la sua figura davvero ispirante, a 91 anni ancora guida il suo track senza problemi. Sono stato con lui diverse volte, mi ha insegnato come guidare i grandi camion, è stato uno dei momenti più divertenti. Sono una famiglia bellissima, abbiamo passato bei momenti  ma non l’ho visto così spesso. È venuto un paio di volte perché vive Nashville.

Noah Jupe: Ho incontrato Donnie ancora meno di Casey ma il tempo che ho trascorso con lui è stato magico, speciale, pieno di emozione, è una persona piena di passione. Estremamente rispettoso nei nostri confronti, ci ha lasciato lo spazio per interpretare a modo nostro il personaggio ma è stato sempre disponibile a rispondere alle nostre domande. Avere l’occasione di parlare con loro è stato davvero importante.

Come è stato per Noah e Jack immaginarli da giovani? È stato un compito difficile?

Noah Jupe: Quello che ci ha davvero collegato è stata la musica. La prima volta che io e Jack ci siamo incontrati avevamo affittato un teatro per fare pratica insieme, per fare le prove. La nostra relazione è diventata un’amicizia e ci siamo relazionati con la musica, abbiamo lavorato su questo per fare qualcosa di creativo.

Jack D. Grazer: Ci siamo capiti velocemente. Entrambi siamo attori “ossessionati” e abbiamo ascoltato gli album ogni giorno di preparazione. Abbiamo avuto uno o due incontri con Joe Emerson, mi ha insegnato come guidare un trattore con un atteggiamento molto paterno nei miei confronti. È una persona davvero incredibile. La musica stato un legame, un agente legante molto importante come una colla.

Bill Pohlad: È stato tutto girato nella fattoria in cui viveva la famiglia e in cui è ancora presente lo studio di registrazione. Forse avremmo dovuto sottolinearlo di più nel film. Tutti gli esterni sono stati girati nella loro fattoria. Alcuni interni invece nello spazio delle loro abitazioni.

Venezia 79 - conferenza Dreamin' Wild - Casey Affleck
Venezia 79 – conferenza Dreamin’ Wild – Casey Affleck

Per Casey. L’ultima volta sei stato a Venezia con Andrew Dominik, che domani presenta il suo film qui…

Casey Affleck: Credo sia straordinario e non so se potrò vedere il suo film perché devo tornare a casa. Questo è uno dei miei luoghi preferiti perché tutti i festival hanno la loro caratteristica e la personalità di Venezia è così elegante, così prestigiosa. La gente ama il cinema, c’è la sua storia qui ma è un luogo tranquillo, pieno di rispetto. Mi piace venire qui. Andrew è un ottimo amico, ho visto un paio di versioni di Blonde, è un film che ha richiesto tanto tempo ma lui è così lento in quello che fa. È un bellissimo film proprio come questo. È un onore essere qui.

In una scena finale, il personaggio di Donnie dice a Joe, riferendosi alla canzone, « tu sei la sua magia». Qual’è per voi la magia di questo progetto? 

Casey Affleck: Bill ci ha lavorato per tanti anni ed è la persona che ha avuto la visione di questo lavoro. Ci ha trascorso tanto tempo. I registi lavorano in modi tanto diversi e anche gli attori recitano in modo diverso. Non è mai la stessa cosa. Bill ha il suo modo di girare e guardando la storia prender forma ho cercato di capire cosa volesse. Lì era la magia.

Walton Goggins: Io credo che la magia di questo film sia la magia della storia. È una storia che mi è piaciuta fin dalla prima volta che l’ho letta, è stato circa un anno fa, prima di cominciare. È una sceneggiatura che suscita molte domande. Che cosa è la fama, come misuriamo il successo? Qual’è la vergogna che si prova se non si raggiunge la cima? Che cosa avevano questi fratelli? Siamo davvero orgogliosi di aver interpretato una storia così coraggiosa a proposito del successo.

Bill Pohlad: È stata per me la famiglia, l’elemento magico. Queste persone così semplici, così autentiche. Non c’è niente di falso in loro. Joe è stato accogliente, gentile e ci ha aiutato quando poteva senza cercare di intromettersi nelle scene, ha lasciato che le cose andassero da sé.

Venezia 79 - conferenza Dreamin' Wild - Bill Pohlad
Venezia 79 – conferenza Dreamin’ Wild – Bill Pohlad

Beau Bridges: Una persona che per me molto importante come mentore è stato il mio allenatore di basket che in passato era stato un campione nazionale, cosa che io non sarei mai diventato. Aveva creato quella che viene chiamata “la piramide del successo” e questo film tratta proprio di questo. L’allenatore ci diceva che il successo non dipende dalle vittorie ma significa trovare la pace nella propria mente. Se si trova la pace della mente si può lasciare un lavoro sapendo di aver fatto del proprio meglio. E i mattoni che servono per costruire il successo si basano su due pilastri ossia il duro lavoro e l’entusiasmo, la gioia. Il coach ci diceva: «tutti possono lavorare sodo ma se il loro lavoro si accompagna alla gioia, allora è lì che accadono le cose davvero importanti». La cima si divide tra fede e pazienza. Serve fede e fiducia nella spiritualità, qualsiasi sia la tua, Dio o qualsiasi altra cosa, fiducia in se stessi, fede in se stessi. Ma bisogna essere anche pazienti perché non sempre le cose si realizzano come si vorrebbe. Fare questo film è stato proprio questo. Tutti sapevamo di avere una grande responsabilità nel raccontare la storia di questa famiglia. Noi veniamo da luoghi diversi quindi è differente il modo in cui ci prepariamo, in cui lavoriamo e questo ha richiesto una grande collaborazione e fiducia uno nell’altro per fare del nostro meglio prima di andarcene. Se si fa questo non si può perdere.

Venezia 79 - conferenza Dreamin' Wild - Beau Bridges
Venezia 79 – conferenza Dreamin’ Wild – Beau Bridges

Casey Affleck, come si è collegato al suo personaggio e nella sua anima questo film ha smosso qualcosa che lei magari deve affrontare nella sua vita reale?

Casey Affleck: Il film riguarda il fallimento e il rimettersi in gioco dandosi una seconda possibilità. Io ne ho avuti abbastanza di fallimenti, storie di cadute. Sono stato in tanti film che sembravano dei successi e così non è stato. Poi ci sono stati fallimenti nella mia vita ma quando interpretavo il personaggio di Donnie, ho provato a pensare a quello che avrebbe provato, all’idea di perdere i rapporti con la sua famiglia e la volontà di continuare a suonare, a fare musica in modo piccolo, limitato, in uno studio. Lui sapeva che la sua musica era bella e nonostante nessuno lo ascoltasse, lui continuava a farla lo stesso. Alla fine aveva ragione lui. È stato bello inserire nel mio lavoro quello che provo come uomo. Essere un attore ti permette di comunicare sentimenti e questa è la parte migliore del mio lavoro secondo me.

Venezia 79 - conferenza Dreamin' Wild - Jack Dylan Grazer
Venezia 79 – conferenza Dreamin’ Wild – Jack Dylan Grazer

Chi aveva ispirato Donnie e Joe come musicisti. Voi lo sapete?

Bill Pohlad: Hanno parlato parecchio della loro ispirazione musicale. Come abbiamo detto nel film non avevano avuto tanti input. Nella parte iniziale, la loro musica era musica pura, quello che Donnie sentiva dentro e poi alla fine gli è arrivata l’ispirazione dalla radio. Ha iniziato ad ascoltare Marvin Gale e ha ricevuto altre influenze da piccole stazioni che suonavano qualsiasi genere musicale. Ed è questo che lo ha davvero influenzato, una miscela di elementi diversi.

Walton Goggins: Non ero mai stato a casa di Donnie se non quando abbiamo iniziato a girare il film invece Bill c’è stato tanto tempo. Non ho incontrato Joe fino a quando non sono andato lì ma mi ha immediatamente dato la sua amicizia, abbiamo cercato fin da subito di entrare dentro alla persona, al dolore e alla sofferenza. Donnie è il personaggio, è lui che ha il dono mi diceva. Joe voleva soltanto stargli vicino ma la cosa che mi ha sorpreso è che non ascolta la musica. C’è questo chitarrista che gli piace ma ricordo che non aveva musica nella sua casa. È molto austera, vive da solo. L’ho guardato suonare ed è stata quasi un’esperienza religiosa. Era nel suo corpo, sudava, era quasi una celebrazione tribale, qualcosa che sentiva fisicamente. Zooey è una musicista e probabilmente ha capito meglio di tutti noi quali fossero le loro influenze.

Zooey Deschanel: Non ho parlato con loro di questo. So che hanno tantissimo talento in quella famiglia. Nancy era una musicista di grande talento. Quello che come gruppo volevamo mostrare era quanto loro siano dei musicisti straordinari.

Venezia 79 - conferenza Dreamin' Wild - Zoey Deschanel
Venezia 79 – conferenza Dreamin’ Wild – Zooey Deschanel

Il regista ha nutrito i personaggi che avete sviluppato, la musica stessa…che effetto ha avuto su di lei quando l’ha sentita per la prima volta?

Zooey Deschanel: È un disco bellissimo. Il talento di Donnie si mescola alla sua incapacità di usare il materiale per la registrazione. A quell’età era un ragazzo e aveva questo suono così caldo. Il microfono sembra esplodere. È molto differente dal modo in cui ascoltiamo le registrazioni oggi. È questo che cattura il tuo udito. Utilizzano le voci come cantanti, musicisti e anche come ingegneri del suono allo stesso tempo.

Beau Bridges: Quando ho ascoltato la canzone per la prima volta è stata quasi una meditazione rilassante, ripetitiva. La musica è una parte così importante di quello che facciamo ma la nostra storia ci rivela anche che quando cerchi di guadagnarti da vivere, attraverso questa arte, bisogna anche conoscere qualcosa di marketing e far sì che la gente ti ascolti.È un aspetto importante tanto quanto la musica. Queste due persone erano dei musicisti ma l’aspetto commerciale è arrivato 30-40 anni dopo.

Noah Jupe: Ho amato quell’album, conosco a memoria tutte le canzoni. La cosa strana è che leggendo la sceneggiatura, la prima volta quando me l’hanno mandata, mi ero reso conto di non aver mai sentito nominare queste due persone. Poi ho ascoltato l’album e mi sono accorto di conoscere qualcuna delle loro canzoni. Le avevo già sentite in qualche modo, erano state parte della mia crescita quindi avevano già una certa familiarità per me.

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