Venezia 76: A Herdade, recensione del film a metà tra storico e dramma familiare

A Herdade - Albano Jéronimo

A Herdade, di Tiago Guedes, in concorso alla 76ª Mostra del Cinema di Venezia, è a metà tra film storico, politico e drammatico – familiare. Scollegato dal punto di vista narrativo, riesce comunque a rappresentare uno spaccato sociale, politico ed economico di un Paese come il Portogallo.

Una doppia storia

Il film A Herdade, di Tiago Guedes, presentato in concorso alla 76ª Mostra del Cinema di Venezia, racconta la storia di una famiglia portoghese che possiede una delle più grandi proprietà fondiarie d’Europa sulla riva meridionale del fiume Tago. Attraverso la vita privata, i drammi e le tensioni familiari del latifondista Jão Fernandes (Albano Jerónimo) si scava nei segreti della sua proprietà, rappresentando le vicende storiche, politiche, economiche e sociali del Portogallo a partire dagli anni ’40, passando per la Rivoluzione dei garofani fino ad arrivare al giorno d’oggi. Dalla sottomissione di un Paese alla dittature fascista, fino a concetti come il progresso, la proprietà di un immenso regno governato come città indipendente e autosufficiente, si fanno strada questioni interne e sociali, per una sorta di film a metà tra storico, politico e dramma interiore.

Da protagonista a trama

Tutto, per buona metà del film, sembra ruotare attorno al carismatico, classico cowboy leader del popolo, Jão Fernandes, che si occupa non solo di tenere unita la sua famiglia, composta da sua moglie e suo figlio, ma di tutti coloro che abitano nella sua immensa tenuta. Da qui il titolo The Herdade, la tenuta. La vita del protagonista, metafora di quella sorta di piccolo mondo che governa, passa da un momento di splendore al decadimento. E con il crollo del suo impero, crolla anche la famiglia idealmente perfetta che Jão credeva di avere. O che forse ha sempre saputo essere destinata a rivelarsi per ciò che era realmente.

A Herdade - Albano Jéronimo 2
Una scena del film che rappresenta uno dei ricordi più oscuri del protagonista

Un viaggio a ritroso

Analizza gli errori e le scelte sbagliate che potrebbe aver fatto, l’affetto puro e sincero che si sforza, ma che non riesce a sentire per la sua famiglia. Come il rapporto con i suoi collaboratori. Dove una famiglia non è solo quella di sangue, ma anche coloro che lavorano giorno e notte per portare avanti qualcosa insieme. Una comunità chiusa che porta, inevitabilmente, prima o poi, ad un decadimento fisico e morale. Accanto a questo il racconto della Storia del Portogallo, della dittatura, dei cambiamenti sociali, politici ed economici, dal benessere del 1973 fino ai primi anni ’90 dove il declino era già iniziato. Delle buone interpretazioni regalano al film quella naturalezza resa difficile dal punto di vista di un progetto già di per sé ambizioso.

Una tecnica esemplare per un altro genere

Con una regia e una fotografia tipicamente da film western, con campi lunghi, panoramiche e particolare attenzione ai paesaggi, integrati con una tecnica più moderna del cinema degli ultimi dieci anni, A Herdade è a metà tra i due generi: film storico e dramma familiare. Entrambe appaiono due narrazioni del tutto slegate e lontane tra loro, con pochi elementi in comune. Il tentativo di renderle complementari porta a stereotipare personaggi e situazioni, o addirittura a renderli troppo distanti dalla realtà. Con un messaggio, che rimanda al tema del passato, alle scelte prese anni prima e a quanto ciò che è stato determina il presente, il film di Tiago Guedes, procede lentamente verso un dramma che parla del complesso rapporto tra genitori e figli, tra padre e figlio, in un’ambientazione e una struttura del tutto fuori luogo.

A Herdade

A Herdade, di Tiago Guedes, con Albano Jerónimo, Sandra Faleiro, Miguel Borges, Ana Vilela da Costa, João Vicente, João Pedro Mamede, è stato presentato in concorso alla 76ª Mostra del Cinema di Venezia.

VOTO:

 

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