Tutti a bordo, recensione: Fresi, Storti, Buccirosso, i bambini e un viaggio in treno metafora della crescita

Tutti a bordo - Giovanni Storti, Giulia Michelini e Stefano Fresi (Medusa Film)
Tutti a bordo - Giovanni Storti, Giulia Michelini e Stefano Fresi (Medusa Film)

La nostra recensione di Tutti a bordo, il nuovo film di Luca Miniero con Stefano Fresi, Carlo Buccirosso e Giovanni Storti: un gruppo di bambini scalmanati in viaggio da soli su un treno, inseguiti da adulti scapestrati

In Tutti a bordo, rifacimento del francese Attention au départ! Luca Miniero, coadiuvato in sceneggiatura da Michele Abatantuono e Lara Prando, porta in scena il viaggio folle (ma non troppo) in giro per l’Italia, le paure e i desideri per il futuro di tre uomini in un forte momento di crisi personale e otto bambini alla ricerca dell’estate perfetta.

Il treno è in partenza

Dopo la fine del lockdown Bruno (Stefano Fresi) viene incaricato dalla moglie Ludovica (Giulia Michelini) di accompagnare otto bambini in gita al mare da Torino a Palermo. Quando però il suocero Claudio (Giovanni Storti) arriva in stazione appena prima della partenza, i due hanno una discussione molto accesa che impedisce a Bruno di risalire sul treno in tempo, lasciando totalmente i piccoli da soli in balìa di un lungo viaggio e di un mefistofelico controllore di nome Mario (Carlo Buccirosso). Bruno e Claudio dovranno allora escogitare diversi modi per tornare a bordo del treno mentre i bambini, tutt’altro che spaventati, ne combineranno di cotte e di crude tra una carrozza e l’altra.

Tutti a bordo - Giovanni Storti e Stefano Fresi (Medusa Film)
Tutti a bordo – Giovanni Storti e Stefano Fresi (Medusa Film)

Una commedia all’insegna della leggerezza

Quello di Tutti a bordo è un tono che flirta in continuazione con la commedia degli equivoci all’italiana con un tocco di adventure movie e di slapstick, pensato per rendere il film accessibile a tutta la famiglia. Nel tentativo, neanche troppo convinto, che il film fa di svecchiare una formula ormai ben rodata la storia si dipana in due trame parallele che, proprio come  i binari di un treno, andranno poi a confluire nel medesimo scioglimento finale. Da un lato abbiamo i tre grandi, interpretati da tre attori che conoscono alla perfezione i tempi comici del grande schermo, che rappresentano tre figure piuttosto disadattate. Sono contenitori vuoti pieni di rimpianti e fallimenti, tre uomini cresciuti forse troppo in fretta che hanno dimenticato cosa voglia dire sentirsi bambini, il cui riscatto dovrà passare per forza di cosa dai bambini stessi. Dall’altro lato della barricata troviamo i bambini, ancora un po’ confusi e spaventati dalla pandemia, ma con tutta la voglia del mondo riprendersi la loro estate, la loro infanzia, quegli attimi di felicità forse effimeri ma fondamentali. Il film scorre quindi leggero e senza grossi scossoni, anche se alle volte appesantito da alcune debolezze di scrittura.

Tutti a bordo - Carlo Buccirosso (Medusa Film)
Tutti a bordo – Carlo Buccirosso (Medusa Film)

Alla fine la spuntano i piccoli

Nonostante un trio di attori consumati, il film decolla davvero quando sono i bambini ad entrare in scena. Le lotte con le polpette, gli scontri a colpi di mocio e le fughe dal cattivissimo controllore Mario e dalla sua sottoposta Agata sono irresistibili e donano al film quel ritmo e quello sprint in più che gli permettono di soprassedere a degli evidenti cali dal punto di vista narrativo, oltre che da una debole costruzione di alcuni suoi personaggi. Se tutto sommato i tre personaggi maschili di riferimento sembrano essere abbastanza a fuoco, le loro controparti femminili ricevono un trattamento molto meno felice. Bruno, Claudio e Mario sono tre facce di un’Italia che tratta i suoi futuri adulti in maniera molto diversa, ma altrettanto fallimentare: irresponsabile come nel caso di Bruno, superficiale come per Claudio ed addirittura insofferente come per Mario. Siamo un popolo che sembra aver dimenticato che i bambini sono una risorsa preziosa per il nostro domani e non un peso, e che come fa notare una giovanissima protagonista “è difficile avere dei buoni genitori“. E sono proprio i bambini che, nel finale, dovranno in qualche modo rimettere a posto le cose che i grandi hanno rovinato, i cocci che hanno distrutto.

Tutti a bordo - il giovane cast del film (Medusa film)
Tutti a bordo – il giovane cast del film (Medusa film)

C’è un po’ di amarezza in questa favola a lieto fine

Tutti a bordo non disdegna incursioni nella dark comedy (come nella scena in cui i bambini dovranno occultare il cadavere di una povera anziana) e neanche rinuncia ad un po’ di introspezione nel terzo atto. Se a livello di tono e riferimenti siamo dalle parti de I Goonies e di Mamma ho perso l’aereo, il suo essere così ancorato al presente lo costringe a diventare anche qualcos’altro.  Una favola un po’ amara ma con il sorriso ben stampato sulle labbra, che ragiona di opportunità perse, di treni non presi e di ritornare nei posti e dalle persone che abbiamo amato davvero. In fondo, sembra dirci il film, sentirsi bambini è questa cosa qui. Saper godere del presente e saper trasformare il passato non in un peso ma in un’opportunità per fare meglio, senza dimenticarsi di divertirsi lungo il percorso. E sì, è vero che il film avrebbe potuto e dovuto abbracciare molto di più questa spensieratezza, questa follia primordiale priva di autocensure e di filtri, essere ancora più “immaturo” per ricercare quella profondità di sguardo che solo i bambini sanno regalare. Perché come diceva Keith Haring «i bambini sanno cose che noi grandi abbiamo dimenticato» e diamine se aveva ragione.

Tutti a bordo. Regia di Luca Miniero con Stefano Fresi, Carlo Buccirosso, Giovanni Storti, Giulia Michelini e Gigio Alberti, è nelle sale dal 29 Settembre distribuito da Medusa Film.

VOTO:

Tre stelle

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