Stranizza d’amuri, recensione: il debutto registico di Beppe Fiorello tratto da una tragica storia vera

Stranizza d'amuri - Gabriele Pizzurro e Samuele Segreto (foto Bim Film)
Stranizza d'amuri - Gabriele Pizzurro e Samuele Segreto (foto Bim Film)

La recensione di Stranizza d’amuri, il debutto alla regia di Beppe Fiorello che racconta l’amore impossibile tra due ragazzi omosessuali nella Sicilia del 1982: un film doloroso ma necessario, ispirato ad una storia vera

Il peso del pregiudizio, l’omofobia imperante e, quel che peggio, la più totale omertà: non era facile essere apertamente omosessuali nella Sicilia degli anni ’80 (e non solo in Sicilia), ma poche storie sono finite in tragedia come quella di Antonio e Giorgio, i ragazzi massacrati a Giarre. Beppe Fiorello ha deciso perciò di riaprire un vecchio cassetto pieno ancora di ferite e di verità mai uscite fuori, e con Stranizza d’amuri ci porta nella Sicilia del 1982 per raccontare una storia d’amore ispirata a quella reale, ma con la stessa urgenza di libertà e felicità.

Gianni e Nino contro il mondo

Gianni (Samuele Segreto) e Nino (Gabriele Pizzurro) si scontrano letteralmente in un pomeriggio d’estate del 1982, dopo un incidente in motorino. Da quel momento decidono di non lasciarsi mai più, prima attratti l’uno dall’altro in una forma di pura amicizia e poi, quando l’amicizia si trasforma, in un amore passionale e selvaggio come quello dei 16 anni. Gianni e Nino sono però consapevoli che la loro storia d’amore non potrà avvenire alla luce del sole perché le loro madri Carmela (Fabrizia Sacchi) e Lina (Simona Malato) e i loro padri Alfredo (Antonio De Matteo) e Franco (Enrico Roccaforte), insieme a tutti gli altri familiari, sono disposti a tutto pur di separarli e far sì che l’onta del disonore non cada sulle loro famiglie. Anche, forse, ad uccidere.

Stranizza d'amuri - Gabriele Pizzurro, Raffaele Cordiano e Antonio De Matteo (foto Bim Film)
Stranizza d’amuri – Gabriele Pizzurro, Raffaele Cordiano e Antonio De Matteo (foto Bim Film)

Il coraggio del realismo

Una delle cose più lusinghiere che si possano dire del debuto alla regia di Beppe Fiorello è che Stranizza d’amuri non ha paura del realismo. Realismo inteso, cioè, come una visione non edulcorata e non politicamente corretta di una certa epoca, di un certo territorio in un determinato periodo storico, di una certa mentalità ai nostri occhi magari incomprensibile ma figlia di una cultura patriarcale e mascolina, aggrappata alle tradizioni e ferina allo stesso tempo. Ed è un realismo totale quello portato in scena da Stranizza d’amuri, a partire dalla scelta del dialetto che non lascia neanche la concessione ai sottotitoli per gli spettatori non siciliani, forse per non portarci via da quella lingua, da quell’atmosfera e da quel mondo che ci pare ancora più estraneo e incomprensibile. Fiorello si fa quindi, più che un narratore, quasi un osservatore in Stranizza d’amuri e fa sì che sia la storia stessa a parlare rinunciando, per senso del pudore e della misura, ad uno sguardo troppo indagatore e moralista che avrebbe avuto soltanto l’effetto contrario di depotenziare i vari conflitti disseminati nel racconto.

Stranizza d'amuri - Fabrizia Sacchi (foto Bim Film)
Stranizza d’amuri – Fabrizia Sacchi (foto Bim Film)

Lo scotto della prima volta

Rimane però, durante tutta la visione di Stranizza d’amuri, la sensazione addosso di eccessiva scolasticità nella messa in scena. Sicuramente, da questo punto di vista, l’inesperienza dell’attore siciliano dietro la macchina da presa è un fattore da non sottovalutare, perché non rimangono impressi molti momenti, dettagli, inquadrature  o fotogrammi nella memoria che sappiano raccontare un bacio mancato o uno sguardo sfuggevole. E allora Stranizza d’amuri decide di lavorare sulla bellezza delle scenografie (Pachino, Noto e tutta la provincia siracusana che fa da cornice al film), sulle musiche (tra cui il brano bellissimo di Battiato che dà il titolo al film) sulla ricostruzione storica accurata, sulla fotografia sempre calda e accogliente che contrasta con ciò che vediamo sullo schermo e su di una scrittura che evita le trappole della retorica e che non giudica, limitandosi a raccontare. Non tutto funziona in questo Stranizza d’amuri, complice una durata fin troppo generosa e qualche lungaggine di troppo, però questa storia andava portata in scena. Qualcuno lo avrebbe fatto meglio, qualcun altro peggio; Fiorello lo ha fatto comunque a modo suo e non è poco.

Stranizza d'amuri - Samuele Segreto e Gabriele Pizzurro (foto Bim Film)
Stranizza d’amuri – Samuele Segreto e Gabriele Pizzurro (foto Bim Film)

È solo amore

Mentre la nazionale italiana continua la sua cavalcata ai mondiali di Spagna ’82 e un’intera nazione si abbraccia per condividere le speranze, le paure e poi la gioia liberatoria, due ragazzi della provincia siciliana vorrebbero abbracciarsi ma non possono. Al di là quindi dei giudizi tecnici tagliati con l’accetta, delle imprecisioni o delle imperfezioni, Stranizza d’amuri rimane un film a suo modo coraggioso, dolentissimo e necessario. In fondo le cose rispetto a quarant’anni fa sono cambiate, ma non sempre e non per tutti. Nino e Gianni vengono da due famiglie molto diverse all’inizio, quella di Nino è accogliente e calorosa e si guadagna da vivere regalando brevi attimi di felicità e meraviglia grazie ai fuochi d’artificio che produce, quella di Gianni è invece violenta e funerea, fatta di sopraffazione, di violenza e di vergogna. Entrambe però si riveleranno essere molto più simili che all’apparenza, perché immerse in una cultura che non è in grado di tollerare, di comprendere e quindi di accettare la diversità non possedendone gli strumenti. Un male che incomincia quindi dal luogo in cui dovremmo sentirci più protetti e amati e che ristagna ovunque, fino ad infettare tutto il resto; intolleranza, vergogna, disgusto e persino odio saranno semplicemente i frutti raccolti da una terra marcia. Una terra bagnata dal sole e dal mare, bellissima e incontaminata, selvaggia e fiera, in cui è fin troppo facile morire per l’unica imperdonabile colpa di un semplice amore.

Stranizza d’amuri. Regia di Giuseppe Fiorello con Samuele Segreto, Gabriele Pizzurro, Fabrizia Sacchi, Simona Malato, Antonio De Matteo ed Enrico Roccaforte, in uscita nelle sale oggi 23 marzo distribuito da Bim Film.

VOTO:

Tre stelle

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