Prigione 77, recensione: la storia vera della ribellione che cambiò per sempre le carceri spagnole

Prigione 77 - Miguel Herrán e Javier Gutiérrez (foto Movies Inspired)
Prigione 77 - Miguel Herrán e Javier Gutiérrez (foto Movies Inspired)

La recensione di Prigione 77, il nuovo film del regista spagnolo Alberto Rodríguez con protagonista il Miguel Herràn de La casa di carta: una storia vera di ribellione raccontata con piglio determinato e passionario

Dopo il dramma degli sfratti raccontato in Tutto in un giorno il cinema di denuncia spagnolo va ancora una volta a segno con questo Prigione 77, il nuovo film di Alberto Rodríguez già autore del bel thriller paludoso La isla mínima che chi scrive consiglia caldamente di recuperare. Stavolta Rodríguez racconta la vera storia del movimento di liberazione carcerario, il COPEL, che nel 1978 cambiò per sempre le condizioni dei detenuti spagnoli, e lo fa appoggiandosi ad un sorprendente Miguel Herràn reduce dai successi di Élite e de La casa di carta.

Un cambiamento è in atto

Manuel (Miguel Herrán) è un giovane contabile condannato a un’esagerata pena di 20 anni di reclusione per una mazzetta che equivale a circa 1200 euro. Con l’aiuto del suo
compagno di cella Pino (Javier Gutiérrez), Manuel diventerà il leader di un movimento
che unirà tutte le prigioni nella lotta per la libertà, e che cambierà per sempre il diritto penitenziario e la società spagnola. Siamo a Barcellona, è il 1977. All’esterno, nelle strade e piazze sovraffollate in molti celebrano la recente democrazia dopo 40 anni di dittatura franchista, ignari di un sistema legale profondamente fallace. All’interno, prigionieri incarcerati per le loro preferenze sessuali, per essere poveri, per non avere un lavoro o per il loro credo politico, privi di diritti e umanità, scontano pene eccessive in una “Prigione Modello” sovraffollata. La ribellione dei carcerati porterà però ad un rinnovamento storico, oltre che alla nascita del cosiddetto COPEL (Coordinamento dei prigionieri in lotta).

Prigione 77 - Miguel Herrán (foto Movies Inspired)
Prigione 77 – Miguel Herrán (foto Movies Inspired)

La potenza del prison movie

A Prigione 77 non interessa granché lavorare di fino o di sottotesto, cedere al simbolismo o ad una narrazione sospesa e vaporosa; no, questo qui è un film di sangue e fuoco. Il sangue che fuoriesce dalle braccia dilaniate dei prigionieri che le hanno recise per protesta, il fuoco che brucia e consuma tutto durante l’ennesima violenta ribellione. Come nella più grande tradizione del cinema di denuncia, soprattutto quello ambientato in contesti carcerari reali o fittizi, il codice della violenza e della sopraffazione è l’unico possibile, la lingua parlata è quella del sadismo e della totale mancanza di rispetto della dignità umana; Prigione 77 non lesina sulle inquadrature d’impatto, porta avanti con caparbietà uno sguardo del tutto privo di filtri che non sublima la violenza in quanto tale ma la utilizza come strumento ideologico, se non politico. Nel denunciare le condizioni di assoluta disumanità a cui i detenuti erano costretti a sottostare, Rodríguez fa sue le poche parole e i pochi dialoghi principalmente pronunciate da Pino, mentore prima e poi amico di Manuel che lo guida come una sorta di Virgilio attraverso l’inferno delle prigioni. In questa discesa infernale Prigione 77 cerca e (spesso) trova la potenza del cinema, senza però dimenticarsi di quell’umanità perduta da recuperare a ogni costo.

Prigione 77 - una scena del film (foto Movies Inspired)
Prigione 77 – una scena del film (foto Movies Inspired)

La strada per la libertà

La caratteristica più interessante però di Prigione 77 sta nella sua dualità tra interno ed esterno, tra civiltà che sta fuori le mura e civiltà che invece ci è confinata ancora dentro. Non è un caso che la storia sia ambientata proprio in seguito alla morte del generale Franco, in un periodo di transizione dalla più buia delle dittature alla luce della democrazia diretta. La Spagna che deve ancora riprendersi da oltre trent’anni di sanguinaria repressione sta ancora timidamente facendo i primi passi verso il futuro, ma non sa che le scorie tossiche del franchismo sono ancora lì, sopravvissute in qualche modo alla grande epurazione del male. Si sono insinuate tra le guardie carcerarie, tra il direttore e i responsabili, tra gli stessi detenuti del Modelo, il carcere alle porte di Barcellona che separa gli empi dai puri, la gente comune dai reietti di una società che non li vuole, non li considera e che non ha tempo per loro. Certo, non sempre il film evita il populismo e la retorica, soprattutto quando utilizza il denaro come merce di scambio valoriale, ma Prigione 77 riesce comunque ad ammantare il racconto di un’eleganza nello sguardo e nella messa in scena per sopperire a qualche mancanza di scrittura.

Prigione 77 - Javier Gutiérrez e Miguel Herrán (foto Movies Inspired)
Prigione 77 – Javier Gutiérrez e Miguel Herrán (foto Movies Inspired)

Oscurità e speranza

Se il finale di Prigione 77 è insieme amaro e dolce nell’unire tensione verso la libertà e impenitenza del destino, tutto il resto della pellicola lavora costantemente con questi due opposti, alle volte persino accomunandoli fra loro. Alberto Rodríguez trova la collaborazione di un bravo Miguel Herràn, il quale riesce a portarsi il peso dell’intero film sulle spalle lasciando intravedere una gamma espressiva assolutamente inedita fino ad ora. Nel corso delle sue due ore di durata Prigione 77 è costruito come una spirale o come un labirinto da cui è difficile uscire, un dedalo di oppressione, intolleranza e noncuranza simbolo di un Paese ancora lacerato, di una forza propulsiva verso il cambiamento ancora in fieri ma che una volta avviata è impossibile arrestare. L’ultima inquadratura ci parla in maniera fortissima di questa spinta, di questo squarcio che si apre su una Spagna diversa, imperfetta ma tutta da ricostruire.

Prigione 77. Regia di Alberto Rodríguez con Miguel Herrán, Javier Gutiérrez, Jesùs Carrozza, Alfonso Lara e Catalina Sopelana, in uscita domani 8 giugno distribuito da Movies Inspired.

VOTO:

Tre stelle e mezzo

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